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Al via in Iowa il 2012 elettorale in USA

Mancano poche ore alle primarie repubblicane nell’Iowa, forse lo stato più importante e decisivo per la corsa alla nomination presidenziale: domani, 3 gennaio, sarà il primo dei vari “electoral tuesday” di avvicinamento che culmineranno nelle elezioni Presidenziali di novembre.

Sono passati esattamente quattro anni da quando un giovane senatore afroamericano dello stato dell’Illinois vinse le primarie nell’Iowa. Fino al giorno prima, veniva dato sconfitto nei sondaggi, a trenta punti di distanza dall’allora frontrunner Hillary Clinton – attuale Segretario di Stato. Quella notte le cose cambiarono. Oggi, Barack Obama è il Presidente degli Stati Uniti.

Quattro anni prima, fu sempre il voto in Iowa a rivelare un nuovo frontrunner alle primarie democratiche, John Kerry. Proprio lì cominciò il rapido crollo nelle intenzioni di voto verso Howard Dean. Kerry vinse la nomination, e perse una campagna elettorale durissima contro il Presidente uscente George W. Bush.

La vittoria in Iowa non è tanto rilevante per il numero dei delegati che vengono eletti nello stato, quanto per il “momentum” che conferisce al vincitore, ovvero una fase della campagna elettorale dove il candidato avanza quasi per inerzia nelle intenzioni di voto, dove tutto sembra andar bene, una sorta di “stato di grazia” che lancia la campagna verso la vittoria negli stati successivi (in questo caso, New Hampshire e South Carolina). Quel momentum che trasformò il giovane senatore dell’Illinois in Barack Obama. Quel momentum che oggi molti sfidanti repubblicani stanno cercando di catturare.

Gli ultimi sondaggi mostrano uno scenario apertissimo, senza un vero e proprio favorito: Ron Paul, il candidato libertario antitasse e per lo “Stato minimo” è testa a testa con Mitt Romney, ex Governatore del Massachusetts, il favorito dall’elettorato moderato del Grand Old Party. Romney nelle ultime ricerche pubblicate sarebbe davanti nei voti degli elettori registrati come repubblicani, mentre Paul recupererebbe sensibilmente tra gli elettori indipendenti e democratici, che la notte del 3 gennaio potranno cambiare registrazione e diventare repubblicani, votando quindi alle primarie. Newt Gingrich, ex speaker del Congresso, segue a distanza ravvicinata, ma il suo trend sembra essere discendente.

Chi invece sta salendo a grande velocità nelle intenzioni di voto è l’ultraconservatore Rick Santorum, che sembra in grado di concentrare su di sé i voti della destra evangelica. Se continuerà così, l’ex senatore della Pennsylvania il 3 gennaio potrebbe costituire una grande sorpresa e diventare uno dei principali contendenti alla nomination repubblicana.

La sfida sembra essere un “too close to call”, una battaglia nella quale incertezza e indecisione regnano sovrane. La posta in palio è alta e gli ultimi giorni saranno decisivi.

di Giovanni Diamanti

Questo articolo è stato pubblicato qui

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