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Airbus A320, Germanwings. Piloti e depressione: un mix pericoloso?

Quasi una settimana è trascorsa dal drammatico schianto in Francia dell’Airbus A320 della Germanwings, con ogni probabilità provocato da una folle scelta suicida del copilota.

Tiene ancora banco il dibattito su come una persona già affetta da fenomeni depressivi potesse essere ai comandi di un aeroplano di linea e se gli standard richiesti in tale campo dalle compagnie ai loro piloti siano sufficienti a garantire la sicurezza dei passeggeri.

Voci autorevoli fra gli psichiatri britannici, riferite dal Guardian, mettono però in guardia dal cedere ad allarmismi sulla scia della recente tragedia ed evidenziano il particolare profilo del copilota Lubitz, le cui anomalie potrebbero non limitarsi ai periodi di depressione, non così infrequenti anche fra i piloti di aerei. Il professor Simon Wessely, presidente del Royal College of Psychiatrists, afferma che patologie depressive non danno di per sé luogo a forme di suicidio aggressivo, né impediscono in alcun modo un ritorno alla normalità – e quindi anche a un valido reinserimento professionale – del soggetto.

Come riportato dal New York Times, un ruolo importante nella vicenda patologica del copilota potrebbero averlo avuto problemi di vista, la cui origine psicosomatica non può escludersi, che avrebbero potuto comprometterne la capacità di continuare a volare. Una precisa ricostruzione dei problemi psichiatrici del soggetto potrà aiutare a prevenire simili episodi futuri, adeguando le regole di ingaggio e di funzionamento delle compagnie.

Foto: Wikimedia

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