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AgoraVox non solo sito di giornalismo partecipativo

Ormai è più di un mese che scrivo articoli di taglio scientifico e tecnologico per AgoraVox Italia, a questo sito ho collegato da pochi giorni un mio blog dal titolo “Dieci alla meno nove” dove tratto argomenti che riguardano l’innovazione tecnologica in generale e le nanotecnologie in particolare.

Si parla tanto del dualismo grassroot e mainstream, di citizen journalism, della possibilità di avere la massima libertà, nei limiti del buon gusto, nelle tematiche da affrontare nel sito, di dare una larga apertura agli utenti che possono, iscrivendosi al sito, diventare reporter dal basso.

Tutto questo è vero, com’è vero che AgoraVox permette attraverso le sue pagine di creare i presupposti per una diffusione d’informazione complementare a quella tradizionale della carta stampata o dei telegiornali RAI e Mediaset.

Ma AgoraVox è di più, infatti, ho potuto costatare per esperienza diretta che pubblicando articoli di divulgazione scientifica si sono create occasioni di confronto con realtà aziendali, sindacali, consortili, tutti enti che hanno a cuore, per la loro mission, la divulgazione di news di tecnologia atte ad innalzare il livello di conoscenza del territorio in cui operano.

Alcuni siti come Veneto Nanotech, BNR Energia, Impresa Appennino Centrale hanno riportato, citando la fonte delle news, gli articoli di nanotecnologia pubblicati su AgoraVox amplificando il messaggio divulgativo.

Quindi posso affermare, senza smentita di sorta, che la mission di AgoraVox Italia è ancora più incisiva della semplice informazione alternativa dal basso, perché crea le condizioni di nuovi ed interessanti rapporti culturali tra persone, aziende, consorzi di ricerca.

In un momento di grave crisi economica finanziaria come questo che stiamo vivendo, iniziative lodevoli come AgoraVox non solo rinsaldano le colonne di una democratica partecipazione di idee e contenuti culturali, ma aggregano unità di intenti per individuare quelle sinergie necessarie a superare l’attuale fase di stagnazione sociale.

Considero AgoraVox quel valore aggiunto indispensabile per riprenderci un futuro dignitoso che oggi vediamo vacillare.

Commenti all'articolo

  • Di maurizio carena (---.---.---.230) 28 febbraio 2009 08:51
    maurizio carena

     l’articolo si occupa di un tema, a mio avviso, molto importante. Percio’ forse e’ utile fermare subito un punto fondamentale: il giornalismo partecipativo ovvero i social network dell’informazione, non sono complementari ai mainstream, bensi’ sono l’unica, ripeto l’unica vera informazione oggi esistente in Italia e anche, con le debite differenze, nel resto del mondo.

     I "media tradizionali" sono stati sempre, specie nei Paesi di tradizione cattolica, veicoli del pensiero del potere. In quelli protestanti la cosa e’ un po’ diversa.

     I media in Italia aquivalgono, a parte rarissime eccezioni individuali, a pura propaganda nord coreana. negli usa la professione giornalistica e’ libera, qui ti sbattono davanti a un tribunale per un blog.
     siamo un puro stato fascista, sempre piu’ razzista e illiberale, che non ha nulla di democratico e la causa di tutti i mali risiede principalmente nel deficit informativo, mai stato grave come oggi, nemmeno sotto il duce.
     le moderne redazioni sono associazioni a delinquere legalizzate. Product placement, infotainment, agenda setting, news managwemente, filtri, inserzionisti, fonti; fanno in completo e minuzioso lavaggio del cervello senza che la maggiorparte della popolazione sappia minimamente come sia manipolata.

    la raccolta pubblicitaria monopolistica sipra mediaset e’ degna del regime birmano.
    Roc e registrazioni blog, per non dire della legge Pisanu, troverebbero d’accordissimo i dittatori cinesi.
    per non parlare della proprieta’ dei media.

     non c’e’ nulla di democratico nei media italiani. e non c’e’, meno che mai, informazione. al massimo un affastellarsi di notizie prive di contesto, per non far capire un cazzo a nessuno, e non e’ casuale.
     solo la nostras profonda ignoranza e disabitudine al metodo democratico ci consentono di avere in casa una tv e persino di accenderla per abbeverarsi al su veleno.

     Purtroppo ci nasciamo in questa gabbia, per questo e’ difficile accorgersi delle sbarre. ma ci sono.
     ma penso che dovro’ forse, se si aprira’ un dibattito, scriverci un pezzo, per chiarire meglio il mio pensiero.
     
     Comunque l’argomento e’ interessante. spero lo sia per molti.
     saluti.
     m.c.

  • Di mabo (---.---.---.5) 28 febbraio 2009 11:51

    Il giornalismo partecipativo, di cui Agoravox è un esempio importante, rompe gli schemi consolidati dell’informazione ufficiale, non solo perché parte, come avete sottolineato, dal basso (il che valorizza anche il dilettantismo di alto livello, troppo spesso relegato ai dialoghi estemporanei), ma soprattutto perché consente una critica istantanea che a sua volta genera un dibattito sul quale posizioni, inizialmente poco chiare, possono essere sviluppate in un ottica più ampia ed esaustiva.
    Se il dilettantismo è un limite, viene quindi compensato dai lettori che con il loro contributo (a volte molto intelligente come nel caso di Maurizio, al quale vorrei, umilmente, chiedere di rispondere ai complimenti ed ignorare gli insulti) elevano l’argomento ancor più di quanto non sappiano fare alcuni redattori, per i quali nutro comunque una certa stima, anche solo per il coraggio di mettersi in discussione.
    Mi scuso se sono andato fuori tema, vorrei solo chiedere, ma forse non è il caso di Aldo, di semplificare il linguaggio, soprattutto in riferimento agli articoli specialistici che a mio avviso finiscono col creare dei piccoli salotti chiusi ai più, e che non depongono a favore del redattore, che in questo caso evidenzia grossi limiti di capacità divulgativa.
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso

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