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Agenzia di rating: il mio regno per un capro espiatorio

Agenzia di rating: il mio regno per un capro espiatorio

L’economista libertario americano Jeffrey Miron segnala l’ultimo teatrino degli eurocrati: a morte le agenzie di rating, ree non solo di aver fatto precipitare la crisi greca, ma anche di ostacolarne la soluzione, con i ripetuti downgrade che aumentano il costo del debito, in una infernale tela di Penelope che disfa di notte i salvataggi allestiti di giorno. La critica, oggi, viene dal francese Michel Barnier, commissario europeo ai servizi finanziari, ed è condita dalle tradizionali recriminazioni sulle agenzie di rating, che sono troppo poche, troppo colluse, troppo americane, troppo di tutto.



Certo, ci vorrebbe una bella agenzia europea, magari con sede a Parigi, con ori, velluti ed arazzi d’ordinanza. Magari controllata dai governi europei, in modo che il processo di rating possa politicizzarsi, chissà. E’ singolare, come fa notare Miron, che le agenzie di rating siano oggi colpevoli per eccesso di pessimismo, allo stesso modo in cui ieri lo erano per eccesso di ottimismo, quando attribuivano rating massimo agli strutturati che poi sono esplosi in faccia agli investitori. Ma il problema, contrariamente a quanto pensano le Merkel ed i Sarkozy, non sono gli hedge funds, né le agenzie di rating, ma sono i conti ammalorati, delle banche e degli stati.

Alla fine, conviene ascoltare la saggezza di Bill Gross, boss di Pimco, il maggior asset manager obbligazionario mondiale. Freghiamocene delle agenzie di rating “ufficiali”. Ce ne sono alcuni milioni in giro per il mondo: sono gli investitori, costretti a fare i compiti a casa. Alcuni, come Pimco, i compiti a casa li fanno talmente bene che spesso finiscono con l’”indirizzare” legislatori e regolatori verso determinati esiti. Non è detto che ciò produca esiti migliori rispetto all’attività delle agenzie di rating, ma notoriamente non viviamo nel migliore dei mondi possibili.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.241) 7 maggio 2010 12:55
    Damiano Mazzotti

    L’idea dell’Agenzia Europea non è da buttare via...

    E forse i cinesi e gli indiani la faranno prima di noi...

  • Di sergio faglia (---.---.---.37) 8 maggio 2010 15:51

    Le Agenzie di Rating svolgono il ruolo primario di avvisare i detentori di capitali, gestori, conto terzi(siano essi europei, US, cinesi o arabi) dello stato patrimoniale dei creditori. I gestori usano dei parametri di valutazione, chi gli ha dato dei soldi da gestire lo ha fatto nell’ottica che si attengano a tali parametri ( che in ultima analisi riflettono il grado di rischio a cui vuole esporsi il detentore di capitale), e le Agenzie di Rating riducono a numero o lettera tale giudizio in modo da renderlo oggettivamente fruibile dai gestori. E’ certo utile avere un’Agenzia Europea ma rimane comunque il fatto che per convincere ad acquistare (e non a vendere i titoli) principalmente non si devono truccare i conti e si deve avere un PIL Nordamericano (nn dico cinese) per ottenere giudizi positivi e quindi convincenti . Con i conti truccati o un PIL asfittico poco potra’ un 10 e lode rilasciato da un’ Agenzia fossanche Europea . I capitali andranno cmq altrove!

  • Di sergio faglia (---.---.---.124) 9 maggio 2010 08:09

    I capitali mondiali stanno scommettendo contro una asfittica crescita europea nei prossimi anni che portera’ a poche entrate finanziarie e alla sempre maggiore difficolta’ al rimborso dei debiti sia degli stati sovrani che dei gruppi privati europei. Il vero problema e’ che ha ragione! Poco centrano le societa’ di rating.

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