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Agendina digitale italiana

No, non è una Moleskine, al massimo un’agendina. L’agendina digitale italiana. Non per fare a tutti i costi il bastian contrario, ma meritavamo di più. Potevamo sfruttare a nostro vantaggio l’essere latecomer, gli ultimi della classe che imparano dai più bravi, intercettare il meglio dell’Agenda digitale europea. E invece no. C’è un elenco di buoni proponimenti, alcuni con scadenze dilatate negli anni, altri senza alcun termine prefissato. Un esempio? La Carta di Identità Elettronica, una roba che i governi ci propinano da tredici anni, come questo blog ha più volte documentato e denunciato. Finora è stata un fallimento, pochi l’hanno in tasca, ma c’è costata già sessanta milioni di euro.

E’ vero, la CIE targata Monti/Passera sarà differente, integrerà anche la Carta Sanitaria, sarà aperta ai servizi che enti locali e banche potranno introdurre. Già, ma quale sarà l’interfaccia che permetterà ai cittadini di rapportarsi alle varie pubbliche amministrazioni? Dovremo dotarci di lettori di smart card da collegare al computer? Il modello sarà la Carta sanitaria lombarda che – leggo sul  Fatto Quotidiano del 25 settembre scorso – i cittadini non sanno usare? D’altronde pure il compassato Sole 24 Ore  – due giorni prima – ha scritto che soltanto per la nuova CIE/CS ci vorrà un miliardo di euro! Vorrei sbagliarmi, ma bastano i costi della doppia card a far saltare il banco di tutta l’Agenda digitale italiana.

La nuova CIE/CS – mancano ancora i dettagli tecnici – dovrebbe contenere due microchip e un codice a barre simile a quello posto sul retro dell’attuale tessera sanitaria. Sarà invece priva della banda a memoria ottica, standard di sicurezza adottato per l’inviolabile Green Card statunitense. Inoltre, la distribuzione sarà centralizzata, a cura del Poligrafico dello Stato, mentre oggi i duecento comuni che rilasciano la “vecchia” CIE hanno anche le stampanti per produrre il documento plastificato. Cioè il cittadino andrà a richiedere la carta all’ufficio anagrafe del suo comune ma poi dovrà tornare a ritirarla. Domanda: la tessera sanitaria inserita nella nuova CIE avrà validità in tutta l’Unione Europea? Non è scontato. Dipenderà dal rispetto degli standard UE per la Tessera europea assicurazione malattia.

Quanto alla scuola digitale, ben vengano il Fascicolo elettronico dello studente, a partire dal prossimo anno scolastico e l’adozione progressiva di testi scolastici in versione digitale, ma come la mettiamo con l’IVA? In Italia – si sa – l’IVA sugli eBook è al 21 per cento, mentre sui testi cartacei è al 4 per cento. È per questo che gli eBook costano quasi come i libri tradizionali. Non ha senso proporre il digitale e poi non intervenire sull’IVA!

Per fortuna possiamo consolarci con il Fascicolo sanitario elettronico e le ricette digitali, ma dovremo aspettare il 2015, sperare che le lobby di burocrati/medici/farmacisti non si mettano ancora di traverso e che il provvedimento non si stemperi nell’attesa.

• Istituzione del fascicolo sanitario elettronico (FSE) inteso come documento digitale unico dei dati socio sanitari del paziente

• Accelerare il processo di prescrizioni mediche digitali definendo tempi certi e uguali su tutto il territorio nazionale

• Possibilità di conservare le cartelle cliniche solo in forma digitale

• Estensione della spendibilità delle prescrizioni di farmaceutica a tutto il territorio nazionale.

Mi lasciano perplesso frasi come “possibilità di conservare le cartelle cliniche solo in forma digitale”. Che significa? Che la carta resterà comunque nei corridoi/scantinati di ospedali e Asl? Così il “doppio canale” rischia di aumentare i costi anziché diminuirli. Già oggi la Pubblica amministrazione spedisce documenti con la Posta elettronica certificata e poi raddoppia con le raccomandate tradizionali.

La Giustizia Digitale era cosa nota e già avviata. C’è un’accelerazione, ma quali sono i tempi di attuazione? Quando vedremo gli effetti sulla durata dei processi?

• Snellire modi e tempi in materia di comunicazioni e notifiche, introducendo processi per via telematica. Nei procedimenti civili le comunicazioni delle cancellerie dovranno essere effettuate solamente per via telematica.

Nei procedimenti penali è prevista comunicazione online per tutte le notifiche alle persone diverse dall’imputato

• Semplificazione delle notifiche per la legge fallimentare introducendo le comunicazioni online nei momenti essenziali della procedura.

Spezzo una lancia per la decisione sugli Open Data, cioè la trasparenza degli atti della Pubblica amministrazione, che dovranno obbligatoriamente resi disponibili in formato aperto per favorirne il riutilizzo. Ecco, l’avverbio obbligatoriamente ci sta tutto, ma sono previste sanzioni per chi farà il furbetto?

Infine il domicilio digitale.

Dal 1 gennaio 2013, ogni cittadino potrà scegliere di comunicare con la pubblica amministrazione esclusivamente tramite un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).

Ecco finalmente una data, ma sulla PEC ho molte perplessità. Chi pagherà i costi della PEC? A meno che non vogliano continuare a rifilarci quell’attrezzo malandato inventato da Brunetta, la CEC PAC che è gratuita ma anche un bidone, come racconto in questo vecchio post.

E poi la PEC è ancora una chimera. E’ un obbligo, per tutta la Pubblica Amministrazione, ma se provate a usarla vi capiterà spesso di trovare la casella postale PEC del destinatario inaccessibile. Sapete cosa fanno i burocrati per non avere rogne? Non scaricano la posta PEC. La lasciano lì a marcire, così la casella si riempie e lo strumento si blocca.

Qui il comunicato ufficiale del Governo sul Decreto Legge Crescita 2.0

Qui le considerazioni e le perplessità di Fabrizio Forquet, oggi sul Sole 24 Ore.

PS. Non è un giudizio complessivo ed esaustivo. Il provvedimento è corposo e complesso e poi dipenderà tutto dal ruolino di marcia, dalle proroghe e dai rinvii. Resta l’impressione iniziale: un’agendina, più che un’agenda.

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