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After Love o Later Love

 Quante navi con passeggeri estasiati o bastimenti commerciali passano nel Canale della Manica, familiarmente Channel, chissà dove vanno, che spettacolo eterno ma forse fragile ed esposto alle erosioni sono le famose “bianche scogliere di Dover”. La nostra protagonista Mary (Joanna Scanlan), che guardava spesso il canale dall'orlo della scogliera, prenderà finalmente anche lei una nave per attraversarlo e arrivare a Calais.
 

Avviene dopo che il suo amato marito pachistano improvvisamente e in modo tranquillo, seduto nella sua poltrona, muore. Lei inglesissima si era convertita all'Islam per amore di lui. E' l'unica che non piange nella cerimonia funebre, ha solo gli occhi lucidi ma ha maggior contegno rispetto alle “prefiche”: chiamiamole così per “sfoggiare” cultura, erano nell'antica Grecia le donne che piangevano dietro compenso la morte della figlia di un uomo ricco, alla presenza dei parenti, si strappavano i capelli e le vesti a mostrar dolore, si graffiavano le guance. In qualche posto ancora si usa, un'esteriorità.


After Love visto due volte mesi fa lo intitolerei piuttosto un Later Love, un amore dopo. Mary ha scoperto tra le carte e il telefonino del marito defunto le tracce di un'altra donna, il numero di telefono e la foto, una vita laterale che il marito aveva, proprio a Calais. Lì vive Genéviève e il figlio adolescente di lei. Offrendosi come donna delle pulizie e come aiuto nel trasloco la conosce, ne frequenta la casa, ha curiosità di scoprire chi fosse colei che condivideva le attenzioni del marito: madre e figlio francesi stavano per trasferirsi in un'altra abitazione, in attesa che l'amante e padre andasse a vivere con loro. L'attesa vana ha unito le due donne, il ragazzo ha le sembianze del papà, ama il cibo pachistano che Mary prepara, pur essendo figlio del “vedovo” e della francese. Si crea complicità, l'amore delle due per quell'uomo le ha unite, commemorano o compartiscono lo stesso dolore: ecco l'idea del tutto personale di chiamarlo Later Love.

Magnifica ed emozionante opera prima del regista Aleem Khan. Indimenticabile la gita che la “nuova” famigliola fa per visitare la tomba del defunto, la parte francese capisce perché Mary non ha alcun figlio, una bambina le morì lo stesso giorno della nascita. Indimenticabile anche l'immagine delle due donne che si stendono assieme nel letto coniugale della coppia che per convenzione chiamiamo regolare, anche se l'amore è il più irregolare dei fenomeni (un esempio recentissimo: il film Il signore delle formiche di Gianni Amelio).

N.B. Una considerazione a latere personale: nel film Come pietra paziente veniva detto che chi non sa far l'amore fa la guerra (e si nobilita come eroe): così chi non sempre vive emozioni, scrive ricordando quelle avute. Scrivere di film – come di ogni altra cosa - è qualcosa che ci resta, lo scritto ce lo rimiriamo dopo tempo, riviviamo per qualche momento le sensazioni che ci colsero, o ci avvinsero (? per usare un linguaggio più poetico...), quel che ce ne rimane. Fanno quasi invidia, ma non più di tanto, certi politici o declamatori vari che dai loro scranni o dalla loro bocca fanno sgorgare fiumi di parole fluenti, e meraviglia come il loro cervello e la loro bocca siano così direttamente collegati, la prontezza della trasmissione. Invece ... c'è chi scrive perché non ha quella velocità tra mente e voce, però vive emozioni.

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