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Afghanistan: via libera alle bombe. Ecco cosa c’è dietro

Il ministro della difesa ha proposto la possibilità di bombardare anche per i nostri caccia, mentre la strategia della Nato va in senso completamente opposto. Cosa c'è dietro? Probabilmente una mossa per tranquillizzare le lobby militari sull'acquisto degli ormai celebri F-35.

Si ostinano a chiamarla Missione di Pace. Continuano a mitizzare i "ragazzi italiani", presunti eroi che nell'inferno afgano consegnano (a favor di telecamere) caramelle e giocattoli agli sfortunati bambini. Dicono che la colpa è dei talebani, tribù di tagliagole che rifiutano il progresso e la democrazia, minacciando la nostra sicurezza. Ci hanno anche spiegato per anni che quella democrazia gliel'avremmo portata noi, con le buone o con le cattive, seduti nei veicoli blindati o a bordo degli elicotteri Mangusta. 

Non c'è stato Ministro della Difesa che sulla questione dell'Afghanistan abbia detto le cose come stanno. "Siamo in guerra". Non l'ha fatto neppure l'ultimo, Giampaolo De Paola (già capo di stato maggiore della difesa e presidente del comitato militare della Nato) che anzi appena insediato aveva dichiarato: "L’essenza della nostra missione è quella di aiutare gli afgani a prendere la responsabilità del loro Paese ed il bilancio è veramente positivo”.

Non si comprende su quali basi abbia detto che il bilancio è positivo: i morti in seno all'Isaf aumentano di giorno i giorno, i talebani continuano a controllare ampie zone del Paese e le condizioni dei civili si fanno sempre peggiori. Dall’inizio della guerra, la situazione in Afghanistan anziché migliorare è peggiorata: il Paese è al 172esimo posto (su 178) nella classifica Human Development Reports. Oltre la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà. L’aspettativa di vita, secondo la CIA World Factbook, è scesa da 46,6 anni del 2002 a 44,4 del 2009, mentre il Pil pro capite è diminuito del 25 per cento dal 2004 al 2009. Questi sono i dati ufficiali. Dove vede, il ministro De Paola, un bilancio positivo?

E come faremo ad aiutare gli afgani a prendere questa benedetta responsabilità? Facile: rimuovendo completamente quei "caveat", mantenuti perfino dal guerrafondaio La Russa, che finora hanno impedito ai nostri aerei di bombardare. "Useremo ogni possibilità degli assetti presenti in teatro, senza limitazione, consentendo anche ai nostri aerei di condurre bombardamenti se sarà necessario”. Per la cronaca: nella base italiana di Herat sono schierati quattro aerei Amx Ghinli che finora, come i precedenti Tornado Ids, hanno svolto esclusivamente missioni di ricognizione. In caso di necessiità di supporto aereo i nostri militari hanno potuto contare sugli elicotteri Mangusta A-129, con i loro missili Tow e i loro cannoni rotanti da 500 colpi al minuto.

Eppure sull'utilizzo di bombe si era già espresso poco più di un anno fa il generale della Nato Mini. In quell'occasione, infatti, La Russa paventò la possibilità di bombardare l'Afghanistan. "Le parole del ministro La Russa – dichiarò Mini – non rassicurano i nostri soldati né l’opinione pubblica italiana. Quelle parole non spaventano i talebani, ma servono a tranquillizzare le lobby militari-industriali, che stanno spingendo da anni per avere nuovi aerei”.

Detto da un generale Nato ci sarebbe da crederci: “Agli americani - continuò Mini - non mancano certo bombe e aerei ma non è che così hanno rafforzato la sicurezza dei propri soldati. Quello evocato dal ministro La Russa è un falso scopo. Il vero scopo è quello di evitare che i programmi di acquisizione degli F-35 e di altri aerei da combattimento, che sono a rischio perché non abbiamo i soldi e perché la loro utilità è dubbia, vengano accantonati definitivamente. Insisto su questo punto: il messaggio che viene lanciato da La Russa non rassicura né i nostri soldati né gli italiani. Dal punto di vista strategico non è che ci sia molta differenza tra mitragliare e bombardare. Adesso i nostri soldati possono mitragliare per scopi di autodifesa attiva. Bombardare significa andare in un posto che non ti sta offendendo ed eliminare dei presunti obiettivi”. Presunti, non reali, ed il rischio di fare stragi di civili è estremamente elevato. C'è da scommettere che le dichiarazioni di De Paolo abbiano lo stesso scopo di quelle di La Russa di allora: tranquillizzare le lobby militari-industriali.

Ma non solo: un'inchiesta di Wired dello scorso 16 gennaio ha rivelato anche altro. Sarebbero infatti iniziati dei colloqui di pace con i talebani. Nel frattempo la Nato avrebbe deciso di cambiare strategia riducendo sensibilmente gli attacchi aerei verso i villaggi afgani. "Il presidente Hemid Karzai - rivela l'inchiesta - ha chiesto per anni alla coalizione di limitare i bombardamenti, sostenendo che gli attacchi aumentano il malumore della popolazione nei confronti del governo". Meno bombardamenti, dunque, ma più ricognizioni aeree. Questa è la nuova strategia della Nato. Perché, dunque, l'Italia ha deciso di andare in controtendenza e iniziare ora, dopo quasi 11 anni, ad utilizzare le bombe?

Forse sarebbero ancora valide le dichiarazioni del generale Fabio Mini: l'obiettivo del governo italiano potrebbe essere lanciare un messaggio alle lobby militari. Magari per ricordargli che il programma sull'acquisto dei caccia F-35 non subirà variazioni.


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