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Addio a Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh

Il mondo dello spettacolo non fa in tempo a riprendersi dall'improvvisa e sentita scomparsa dell'indimenticabile Gigi Proietti che, a distanza di qualche giorno, deve fare i conti con quella di Stefano D'Orazio.

A dare la notizia della scomparsa, l’amico Bobo Craxi su Twitter, confermata da Roby Facchinetti su Facebook. Ieri sera, nel pieno di “Tale e Quale Show”, alla comunicazione di questa notizia, rivelata da Loretta Goggi, visibilmente emozionata, ci ha fatto ritornare indietro di qualche giorno quando venne resa nota la morte di Gigi Proietti.

Affetto da tempo da patologie pregresse, è venuto a mancare per il coronavirus. Ricoverato all’ospedale in terapia intensiva, le sue gravi condizioni lo hanno condotto alla morte. Aveva settantadue anni. Storico ed eccellente batterista dei Pooh che, insieme a questo gruppo leggendario della nostra storia musicale italiana di tutti i tempi, ha emozionato e vibrato le corde più intime nei cuori di chi ha amato questa band. Era una star, una di quelle amate dal pubblico italiano, per la sua solidissima militanza nei Pooh, ma anche un uomo simpatico, vitale, amante della compagnia e carico di creatività.

D’Orazio, con la sua “romanità”, lo portava ad assumere un atteggiamento teatrale naturale. Abile narratore, al di là del ruolo di musicista, lo aveva portato a prendere parte ad alcuni film. È la musica la sua valvola di sfogo. L’incontro con i Pooh avvenne alla fine degli anni Sessanta, ma è, nel 1971, l’anno cruciale, quando Valerio Negrini decide di dedicarsi alla scrittura delle canzoni, che D’Orazio entra a far parte della band, dove suona la batteria e canta. Il noto batterista romano si integra alla perfezione negli ingranaggi di una band che ha sperimentato sonorità e testi di grande avanguardia, al fianco di Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Riccardo Fogli.

Diventa la parte essenziale di questa band, dove, oltre a suonare e ad incantare con quelle bacchette magiche, D’Orazio sfrutta, al massimo delle sue capacità, le sue doti d’autore. A partire dal 1976, inizia anche a cantare dei brani da solo, occupando uno spazio rilevante nelle performance. D’Orazio non è solo un abile musicista. È un attento osservatore anche agli affari del gruppo. Gestisce molte delle faccende dei Pooh, compresa la storica fanzine della band, e avvierà, con la First, un buon lavoro come produttore discografico.

Nel 2009, dopo trentotto anni di militanza nella band, D’Orazio lascia i Pooh che, tanto, gli hanno regalato in termini di emozioni e notorietà. Il musicista romano approfitterà di questo “divorzio” artistico per dedicarsi principalmente alla sua attività di autore, nel campo dei musical, ottenendo numerosi successi, soprattutto con la versione italiana di “Mamma Mia”.

L’amore con i Pooh lo riporta un’altra volta su quel palco. Nel 2015, avviene la storica reunion, al completo, suggellata dal suo ritorno e da quello di Riccardo Fogli. Concerti sold-out. Il tutto esaurito, a testimonianza di come la storia di questa longeva band abbia incantato e stregato molte generazioni.

Nel frattempo, concilia la sua attività di musicista a quella di conduttore televisivo, scrittore di romanzi, di una divertente autobiografia intitolata “Confesso che ho stonato”, produttore teatrale, e autore di canzoni, come l’ultimo successo suggellato a marzo insieme al suo collega, Roby Facchinetti, con il brano "Rinascerò Rinascerai", volto alla raccolta fondi di Bergamo, nel drammatico periodo della pandemia.

Tanti i messaggi di cordoglio, a partire da suo “fratello” artistico, Roby Facchinetti che l’ha voluto salutare con questo toccante messaggio pubblicato sui social: “STEFANO CI HA LASCIATO! Due ore fa. Era ricoverato da una settimana e, per rispetto, non ne avevamo mai parlato. Oggi pomeriggio, dopo giorni di paura, sembrava che la situazione stesse migliorando. Poi, stasera, la terribile notizia. Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita, il testimone di tanti momenti importanti, ma soprattutto, tutti noi, abbiamo perso una persona per bene, onesta prima di tutto con se stessa. Preghiamo per lui. Ciao, Stefano. Roby, Dodi, Red, Riccardo”.

A questo, se ne aggiungono altri, come quello di Enrico Ruggeri: “Una persona perbene, sempre sorridente, piena di energia positiva. Una preghiera per lui e un abbraccio ai suoi fratelli di sempre”.

Le parole per descrivere la sua arte di batterista innato sono sprecate. Parla la sua carriera, i suoi successi, le emozioni condivise al fianco dei suoi colleghi che, oggi, si avvolgono in una stretta di cordoglio per la sua scomparsa. Non è la scomparsa di un collega, con cui hanno condiviso 50 anni di carriera. È l'addio ad un amico e ad un fratello. Tutti i fan gli sono debitori per le bellissime emozioni che ha saputo dispensare con quelle bacchette che, congiunte alla sapiente arte della maestria e del ritmo avvolgente, hanno fatto innamorare molte generazioni.

Stefano, i tuoi brani saranno “amici per sempre”.

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