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 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Ad Arezzo il diritto di IVG di fatto non è rispettato

Ad Arezzo il diritto di IVG di fatto non è rispettato

Ultimo medico ginecologo NON obiettore lascia l'ospedale cittadino. Da oggi impossibile applicare la legge 194 nell'ospedale di Arezzo.

Siamo nel 2011, a soli due mesi dalle ultime elezioni amministrative, in Toscana, regione considerata dal punto di vista sanitario una "eccellenza". Sarà forse per questo motivo che da oggi nell'ospedale cittadino sarà quasi impossibile per una donna in stato "interessante" decidere di avvalersi della legge 194/78 e abortire.

L'ultimo (e l'unico) medico ginecologo NON obiettore, infatti, se ne va proprio oggi, lasciando di fatto il reparto di ginecologia completamente in mano ai colleghi obiettori.

Di fatto questo impedirà a qualsiasi donna di poter praticare una IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) presso l'Ospedale San Leonardo e si vedrà costretta ad andare altrove. Assurdi i commenti per i quali la legge 194 sarebbe un "abominio contro l'umanità", come affermato sul sito di un quotidiano locale. Per quanto si possa essere in disaccordo con tale legge, la 194 resta una legge dello Stato e sancisce un diritto preciso e inalienabile che va tutelato e rispettato. La scelta di arrivare ad usufruire dell'interruzione volontaria della gravidanza non è un percorso facile e senza fatica e la lotta interna della donna, che si vede divista tra l'impossibilità di portare a termine una gravidanza e il quasi immancabile istinto materno, non si esaurisce dopo l'operazione. Sarebbe almeno auspicabile che il tutto possa essere effettuato con tranquillità, in un ospedale conosciuto, vicino casa e con i parenti vicini dove possibile. Ad Arezzo questo non sarà possibile se qualcuno non provvederà quanto prima a sostituire il medico uscente con un altro equivalente, permettendo così che un diritto venga rispettato, nel pieno senso di quanto la nostra Costituzione, tanto richiamata alla memoria in questo anno del 150° dell'Unità d'Italia, sancisce per tutti i cittadini della Repubblica.

Commenti all'articolo

  • Di Sofia Riccaboni (---.---.---.16) 30 giugno 2011 12:58
    Sofia Riccaboni

    L’ospedale si chiama San Donato e non come erroneamente scritto San Leonardo ... SR

  • Di (---.---.---.209) 21 luglio 2011 13:50

    Sono una donna che ha conosciuto diverse altre donne nel momento in cui si trovavano difronte al dilemma: questo figlio può nascere o no?
    Solo alle più arrabbiate contro una storia, una vicenda, uno status sociale che difatto impediva loro di fare la scelta che avrebbero voluto, parlavano di "diritto" ad abortire.
    Le altre donne parlavano di osfferenza, di solitudine, di povertà, di diritti calpestati: questa è la realtà dell’aborto, in Italia come nel resto del mondo!
    Di tutte le cose che questo articolo riporta (non-esattezze comprese!!) definire l’aborto "un diritto" è la cosa che mette più tristezza.
    Diritto è disporre di una casa sufficentemente accogliente, di un lavoro dignitoso necessario a sostenere la propria famiglia, avere una rete relazionale con cui condividere le gioie ma anche le fatiche organizzative ed emotive che comporta allevare un figlio.
    SI potrebbero usare le pagine dei giornali per coagulare risorse e non per accrescere la cultura della menzogna travestita da compassione: in assoluto la peggiore!

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