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Abusi sui minori e violenze sulle donne: tornano i criminali nazionali

Dopo aver passato mesi nell’ansia dello stupratore romeno o nigeriano, dopo le cronache battenti sulle aggressioni alle donne indifese vittime dello straniero, dopo il decreto sicurezza e le polemiche conseguenti, la violenza torna a parlare la nostra lingua. Torna lo stupratore. Ma questa volta parla italiano.

Le “campagne di sensibilizzazione” operate sull’opinione pubblica, hanno sortito le reazioni desiderate, più che sperate. La popolazione costretta a dichiararsi attaccata dalle etnie dell’Est piuttosto che da quelle africane, hanno gettato la spugna e reso il servizio voluto al Paese: il razzismo incondizionato. Quel razzismo che urla vendetta e ha fretta di decreti creati allo scopo di far sentire tutti, più “sicuri”.

Ottenuto il risultato, le cronache nazionali tornano ora a volgere l’attenzione a criminali nostrani, serial stupratori ed anche qualche –seppur rara– denuncia di abuso sessuale sui minori. Misteri dell’informazione, che quando serve a far volgere l’attenzione della cittadinanza ora verso una riva ora verso l’altra, percorre tutte le strade possibili ed impossibili per convincere che il diktat del momento è quello proposto fino ad essere esasperato negli stessi contenuti.

Scomparsi quindi da un giorno all’altro i rudi assaltatori esteri di virtù nazionali, ecco tutta l’attenzione rivolta a chi si macchia dello stesso indegno crimine. Ma questa volta colore della pelle e nazionalità sono uguali alla nostra.

Il dente batte ancora sul tema della sicurezza. Ma spremuto il contenitore estero non si poteva che deviare sulla criminalità nazionale. Altrimenti, se si fosse premuto ancora l’acceleratore sulla stessa tipologia di azioni criminose, pian piano la popolazione avrebbe scoperto il “trucco”.

Peccato che mentre gli italiani e molta stampa internazionale seguivano il percorso stabilito, contemporaneamente stupri ed abusi di altra entità, passavano inosservati e senza alcun tipo di comunicazione a tappeto.

Scoprire che, nello stesso periodo di “propaganda” dell’aggressore straniero –fine 2008, primo quadrimestre 2009– gli abusi su minori sono aumentati così come gli stupri a donne spesso violentate fra le quattro mura domestiche.

Lo stesso Viminale, in un convegno tenutosi il 24 Febbraio 2009 sul tema “violenza sulle donne”, ha dichiarato un dato sconcertante ed in netta controtendenza rispetto alle informazioni date attraverso i media. Il 60% dei casi di stupro in Italia, sono ad opera di italiani. Ma il dato non è stato comunicato a gran voce. E’ rimasto nell’ambito di coloro che hanno partecipato al Convegno.

E che dire degli abusi sui bambini? Tanti fatti. Poche informazioni trapelate. Ci sono i casi a Napoli di tre minori abusati a fine Febbraio da adulti campani. Quello a Milano di uno stupratore italiano di minori ritenuto “seriale” che ad inizio di Febbraio è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale su diversi bambini (l’uomo si travestiva da sacerdote per avvicinare i minori più facilmente). Il caso di violenza di gruppo su una minorenne della provincia di Messina all’inizio dello scorso Giugno, ancora una volta perpetrato da un connazionale. Ed ancora: ad Olbia. Lo scorso Marzo un quarantenne sardo approfitta sessualmente di una ragazzina di quattordici anni, figlia di un amico.

E poi ancora i tanti, troppi casi di abuso su minori e casi di violenza sulle donne che, come solitamente accade, non vengono denunciati e non rientrano così nei dati statistici che poi, dovrebbero essere presi a fondamento delle relative comunicazioni da dare –eventualmente– alle cronache.

Anche in questo caso l’attenzione, più che essere rivolta alla criticità in sé, punta il fascio di luce su quegli episodi che, a seconda dei casi e dei momenti sociopolitici contingenti, conviene utilizzare in maniera tale che, l’opinione pubblica volga l’attenzione esattamente dalla parte in cui il sistema decide di destinarsi.

In questo modo però, non solo non si fanno reali campagne di sensibilizzazione su un tipo di crimine che sconvolge e trascende la stessa umanità intesa come condizione di accettabili e condivisibili azioni all’interno di una stessa comunità, bensì si realizzano veri e propri progetti di comunicazione tutti rivolti a far sì che, le conseguenti misure cautelative vengano poi approvate all’unanimità.

Sempre più, il senso delle cose non è esattamente ciò che la nostra mente suggerisce. I grandi disegni di chi è ai vertici politici, nazionali ed internazionali, possono contare su matite ben temperate dall’omologazione di un concetto condiviso: al di sopra di tutto e tutti, la priorità è quella di controllare le masse.

La cosa stupefacente: le masse reagiscono esattamente come il sistema impone. Senza alcun dubbio sull’affidabilità di ciò che viene svenduto per trasparenza dei fatti e degli eventi. Occhi che vedono immagini diverse da quelle reali. Orecchie che odono espressioni che non collimano con la realtà. Standardizzazione di menti compresse dal processo di delegittimazione della capacità di discernimento. Opera prima ed ultima. Gli spettatori applaudono.
 

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