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Abruzzo: le verità occulte. A quanto ammontano i versamenti?

Cinque mesi dal sisma in Abruzzo. Fra accadimenti, attese a volte disattese. Piccoli e grandi scandali.

La pazienza abruzzese svenduta per dignità umana. La ricostruzione da costruire passo passo. E poi, la vita nelle tendopoli. Negli alberghi. Scampolo di una ritrovata possibilità di vita. Dopo la sorpresa di essere sopravvissuti alla catastrofe un tetto o un telone sulla testa sono serviti fin qui, ad arginare almeno la paura.
 

Ma c’è da districarsi fra il timore di tornare nelle case ed i progetti a medio e lungo termine che accomunano tutti i terremotati in una unica domanda senza possibile risposta: “fino a quando”? Le prime case “provvisorie” che faranno vivere nella precarietà e senza alcuna conferma di una riabilitazione totale, almeno nel breve periodo, consegnate entro Settembre. Le prime attività commerciali che riprendono. I primi stralci di una quotidianità che non si può comunque definire “normale”.
 
E i numeri. Dei giorni che passano. Delle vite scomparse. Di quelle da riprendere. Del denaro, da trovare per ricominciare. E le cifre della generosità nazionale, ancora tenuta occulta nella totalità delle somme. Ad oggi, solo la protezione Civile ha pubblicato sul proprio sito istituzionale le cifre evinte dai versamenti spontanei degli Italiani. Uno scandalo. Che passa incredibilmente quasi inosservato. C’è troppo ancora da fare. E da decidere. Da ricominciare. Per arrivare con la mente a tutti gli ambiti possibili di un sisma che ha spazzato via in pochi secondi certezze, abitudini e quotidianità. E distrutto di ora in ora la dignità umana.
 
L’Abruzzo sfregiato ha conosciuto nel brevissimo lasso di tempo di poco più di centocinquanta giorni, tutte le possibili variabili di un Sistema socioeconomico e politico da comprendere, approfondire, guardare, verificare. Ha conosciuto anche le possibilità incredibili di poter costruire – e bene – suites e campi da baseball. Per una riunione di potenti. E le inenarrabili, scandalose giornate trascorse a comprendere dove e quando la vita dei cittadini potrà tornare ad esistere con questo nome.
 
Ha potuto toccare con mano l’incredibile potere che alcuni – pochi – possono permettersi di detenere, nel nostro Paese. Imprese che con il loro lavoro al risparmio si possono definire in qualche modo coinvolte nei danni esagerati alle strutture edili pubbliche e private, non conoscono alcun tipo di denuncia. Una per tutte, la Impregilo s.p.a. costruttrice della maggior parte delle opere pubbliche nel nostro Paese. Chiamata in causa attraverso una inchiesta subito insabbiata per gli enormi danni subiti ad esempio dall’Ospedale S. Salvatore di l’Aquila, crollato per lavori svolti con prodotti di terz’ordine. Aperto addirittura – dopo oltre trent’anni dall’inizio dei lavori – senza accatastamento e nemmeno uno straccio di certificazione a norma antisismica. Provate ad aprire i giornali alla pagina economica: scoprirete che anzi, questa impresa sta avendo una grandissima espansione ed è in testa alle classifiche azionarie del nostro Paese.
 
Vite umane divengono numeri. Uno dietro l’altro. Da quantificare e sfruttare, erigere a vessillo quando conviene. Oscurare quando il periodo deve lasciar spazio ad altre “più importanti” questioni per il Paese. Cosa accade nelle tendopoli, lo sa solo chi ci vive. A volte qualcuno fa trapelare la realtà attraverso un blog, una lettera, un appello lanciato magari su un gruppo su Facebook. Nulla di ufficiale. Ufficialmente tutto va come deve andare. Tranne tante verità nascoste e difficili da far trapelare alla Comunità nazionale, che si ritrova a dover scovare uno scampolo di realtà fra una testata giornalistica, un video su Youtube o il racconto di un conoscente residente nelle terre colpite dal terremoto. La vita illesa di chi è sopravissuto, muore sotto la coltre dello scompiglio nazionale che nelle crisi corrente non garantisce fattivamente nulla di più di una eventuale volontà di voler mettere in atto tutte le strategie possibili per resuscitare una regione devastata.
 
Auguriamoci che fra pura volontà ed atti concreti non passi il solito oceano infinito. E che si continui a parlare e scrivere dell’Abruzzo, anche per rendere vivido il ricordo di altri disastri sismici accaduti nel nostro Paese, che ancora oggi – dopo molti anni . non hanno trovato piena risoluzione nella vita dei terremotati di turno.
 
Riflettere sul fatto concreto che ognuno di noi poteva e potrebbe ancora esser vittima dello stesso disastro, aiuterà l’intera nazione a non dimenticare. Per non replicare mai più gli errori e le omissioni compiute fin qui.

Commenti all'articolo

  • Di cybertano (---.---.---.42) 11 settembre 2009 06:14

     da qui, latinoamerica, i grandi piccoli problemi di una classe dirigente menefreghista, riflesso di una societá menefreghista, tesa al successo "costi quel che costi", dolore e lacrime, perdite, ma alla fine piccoli numeri nel contesto nazionale (globale?)...
    ma alla fine quanti morti in Abruzzo? certo, ai familiari abruzzesi fanno molto piú male tutti e ognuno dei morti abruzzesi, che qualunque morto stupido del terzo mondo (me perché vive nel terzo mondo se puó vivere nel primo?)
    certo, i morti abruzzesi fanno piú male ai vivi abruzzesi.
    anche se sono solo 5 minuti di morti del terzo mondo. Ossia, in 5 minuti muiono tutti i morti che sono morti in abruzzo. Ma in abruzzo sono morti una sola volta. Nel terzo mondo muoiono OGNI 5 MINUTI DI TUTTI I GIORNI DELL´ANNO, NATALE E PASQUA COMPRESI!!!! Ma certo, che mi importa, i miei amici, parenti, genitori, figli, cugini, nipoti, e quel ragazzo che mi ha insegnato, 30 anni fa, a calvalcare "a pelo" vivevano tutti in abruzzo.
    e il terzo mondo, nemmeno so dev´é.

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