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 Home page > Attualità > Società > Aaron Swartz era come me

Aaron Swartz era come me

Aaron Swartz si è ucciso l'11 gennaio.

Aveva ventisei anni, uno in più di me. Era come me. O forse no, perché in solo poco più di un quarto di secolo, Aaron ha dato al mondo e alla rete il contributo che un normale essere umano potrebbe dare in tutta una vita.

Soffriva di depressione, quel male oscuro che nessuno riesce a spiegare.

Quello che è certo è che Swartz era stato accusato di ben tredici infrazioni informatiche, tra cui quella di aver prelevato più di 4 milioni di articoli dall'archivio privato Jstor, del MIT, il Massachusets Institute of Technology. Aaron si era dichiarato non colpevole e, consegnatosi alle autorità, era stato rilasciato su cauzione. Proprio questo processo, previsto per aprile 2013, gli avrebbe portato in caso di condanna una multa da un milione di dollari e ben 35 anni di carcere. Accuse gravi ed esorbitanti spese legali, sostenute in parte da free.aaronsw.com, un sito che aveva avviato una raccolta fondi.

Ma Aaron non c'è più.

E adesso iniziano ad addensarsi pesanti ombre e sospetti sul MIT e sul procuratore generale del Massachusetts, colpevoli, secondo molti, di aver perseguitato Swartz.

Le accuse stesse mosse ad Aaron sembrano sospette. Si parla di un presunto hackeraggio dell'archivo da parte dell'attivista digitale. In realtà Swartz si era regolarmente registrato al sito per prelevare i documenti. Per scaricarne una tale mole, aveva modificato gli indirizzi IP dei computer che utilizzava. E non bisogna neanche dimenticare i termini della vicenda. L'archivio di cui si parla ha un valore economico limitato e Aaron aveva restituito i documenti. Ma "rubare è rubare", aveva detto la procura del Massachusets, e da lì la richiesta di pena e l'accusa di frode informatica. Una frode che vale 35 anni di carcere?

Probabilmente no. Ed è così che la pensa la rete, grata ad Aaron per il suo impegno come "hacktivist".

Quello che sembra è che ci sia stato un tentativo di rendere il suo caso esemplare da parte della giustizia USA. Come a dire "Avete visto cosa può succedere?"

Trentacinque anni di carcere per un ragazzo che ne ha appena ventisei possono essere un peso enorme da sopportare.

Ma ad uccidere Aaron è stata anche la profonda depressione che lo tormentava dal 2007. "La depressione è quello stato d'animo di quando ci si sente soli, o qualcuno che amiamo se ne va, o un progetto sfuma. Ci si sente vuoti, senza valore. Solo che la depressione arriva, e se ne va, senza motivo", scriveva.

Per molti era un'icona e lo ricordano in questi giorni. Altri l'hanno conosciuto solo dopo la tragica notizia. Ma tutti abbiamo avuto a che fare con lui, e tutti dovremmo ringraziarlo.

La sua avventura nel mondo del web inizia a soli tredici anni, quando vince una competizione per ragazzi per la creazione di siti web. Il premio comprendeva una visita - ironia della sorte - proprio al MIT.

Un anno dopo già collabora con esperti di network diventando co-autore di RSS 1.0, il sistema che permette di sottoscrivere e organizzare le informazioni online. Se avete un blog o un sito, è certo che ne avete fatto uso. E come voi milioni di utenti al mondo.

Ha co-fondato Reddit (il sito nel portale di social news scelto anche da Obama per interloquire con i suoi elettori), PythonCreative Commons e c'era lui anche dietro Demand Progress, il gruppo no profit di attivismo online, la campagna contro gli le proposte Sopa/Pipa sulla regolamentazione unilaterale della Rete in USA.

Tra le altre cose, ha lavorato a OpenLibrary.org, una biblioteca online aperta, contenente il maggior numero di libri disponibili gratuitamente.

Aaron voleva una rete più libera, si batteva per la libertà di espressione e sharing. Era un genio digitale, un'attivista, profondamente convinto che fosse necessaria una condivisione più democratica e semplice del sapere. "L'informazione è potere, ma come per ogni potere ci sono coloro che vogliono tenerselo stretto", scriveva nel 2008. Combatteva per un libero accesso alle informazioni e alle banche dati, che considerava patrimonio di tutti.

"La condivisione non è immorale, anzi, è proprio un imperativo morale."

La condivisione, la sua grande battaglia. Quella che ha vinto sul web, ma ha perso nella vita. Dopo aver facilitato l'accesso a milioni di documenti, file ed informazioni, Aaron non è riuscito a condividere il suo dolore, schiacciato da quel male silenzioso che è la depressione.

Si è fatto paladino della libertà, quella stessa libertà che lui rischiava di perdere nella realtà.

Non era un martire.

Era un ragazzo.

Aveva ventisei anni. Era come me.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.35) 18 gennaio 2013 18:47
    Damiano Mazzotti

    Depressione... Si, a causa degli abusi di poteredi e certi politici può venire la depressione...

    Il mondo così come è diventato oggi, basato sul potere del denaro e del ruolo gerarchico della forza fa schifo. E la stupidità dilagante di ogggi è una forma di difesa per non fare la fine di Aaron.

    Le società che impediscono a persone come Aaron di dare il pieno contributo alla società meritano quello che hanno: la crescita di stragi di innocenti per motivi futili. Il potere del denaro e delle armi prima o poi si ritorce contro chi lo applica.

  • Di (---.---.---.86) 24 gennaio 2013 18:01

    www.robertomigno.it

    Non conoscevo Aaron Swartz, anzi, non ne avevo mai sentito parlare, nonostante che il Suo talento avesse regalato al mondo intero tante scoperte, che ci aiutano nella quotidianità .

    La morte di questo povero ragazzo americano, mi permetterà di far sapere al mondo intero, attraverso la Rete, quello che avviene nel nostro Paese Italia che, un tempo, era la Patria del diritto.

    Io non ho mai violato alcuna cassaforte informatica, avevo solo posto un “link” ad un sito, di una candidata alle elezioni amministrative del mio Comune, Greve in Chianti, Firenze, Italia. Un presunto reato, quindi, per il quale nessuna persona al mondo era stata finora giudicata, niente di più pericoloso. Eppure, come lei, sono stato processato per diffamazione aggravata , un reato, perseguito in Italia con una condanna significativa che, tuttavia, non aveva e non ha, niente a che vedere con quella che avrebbe potuto subire il giovane Aaron Swartz: per la legge americana rischiava una condanna durissima.

    Spaventato da questa spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, il giovane talento, con tantissimi “amici internauti”, ma profondamente solo e depresso, ha preferito suicidarsi ed io, che ho vissuto e sto vivendo sulla mia pelle, un dramma infinitamente minore, ma con l’esperienza dei miei 64 anni, lo comprendo perfettamente. Non c’é cosa peggiore, non c’é niente di più deprimente, che essere processati ed eventualmente condannati, per azioni commesse per il bene di tutti.

    Ricorderò sempre questo giovane ragazzo, dalla faccia e dall’anima pulita, perché la Sua morte é quasi coincisa con la mia sentenza e mi ha molto turbato; voglio quindi dedicare a Lui la mia grande sofferenza.

    Sul sito internet dedicato ai numerosissimi ricordi, di amici e sconosciuti (http://www.rememberaaronsw.com/), ho letto un post bellissimo che mi piace ripetere e condividere: “Rest with the angels Aaron till we meet again. May God comfort your family and friends”.

    Anche io voglio dare il mio contributo in Suo ricordo ed oltre a questo mio pensiero, renderò note le motivazioni della mia sentenza, nelle sedi più idonee ad iniziare da #Pdftribute .

    Finché avrò vita, seguiterò a battermi per la libertà della Rete, per la libertà delle idee, per la trasparenza di tutti gli atti che riguardino una pluralità di persone e per denunciare, sempre e comunque, qualsiasi tipo di ingiustizia, o di reato.


    Roberto Migno


    • Di (---.---.---.150) 3 aprile 2013 07:07

      My feeling for AARON is just the same as your’s!!
      Hope we can contribute a little towards people’s freedom who might not even understand the significance of it. 


      Aaron a genius champion of freedom...
  • Di (---.---.---.150) 3 aprile 2013 07:11

    Claudia Torrisi
    Your writing was inspiring and also sad. As we lost a great fighter like Aaron but a big portion of our world stays unaware of it. 
    Aaron’s short life should be celebrated as a life of fighter, he just gave everything and got nothing back..
    Any way a great article. Filled my heart with compassion for Aaron and his works.

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