Aamiina e la ricerca di un’accoglienza: 50 km per un posto letto
Sono le 17.15 di giovedì 23 novembre quando alla fermata del pullman una donna si rivolge a Luca supplicando un aiuto.
Fabrizio Floris
Aamiina racconta di dormire in strada, di essere affamata e infreddolita e Luca, essendo infermiere presso un centro di salute mentale, vede subito alcuni elementi di difficoltà che gli richiamano quello che vede quotidianamente nei suoi pazienti. «Ha un deficit cognitivo, dice di avere 25 anni ma è fragile come una ragazza di 15, non può stare in strada: ha vissuto da quando aveva 5 anni fino ai 18 in una comunità, il papà è schizofrenico, ha vagato per l’Europa in cerca di condizioni migliori, ma poi dopo 7 anni è stata costretta a ritornare indietro».
Così Luca chiama un amico dei servizi sociali che gli consiglia di rivolgersi al Sermig, accoglienza femminile. Con Aamiina si recano in piazza Borgo Dora, vengono ben accolti, ma non hanno la possibilità di accogliere la ragazza: «Abbiamo messo tutte le brandine possibili, non c’è proprio lo spazio fisico».
Riprendono il pullman e si rivolgono al servizio del Comune di Torino di via Sacchi 47, ma anche li dopo una buona accoglienza non possono fare altre che dare ad Aamiina delle coperte e dirle di ripassare la mattina seguente. Luca che ormai è in giro da tre ore vista la situazione decide di pagarle la stanza di un albergo per la notte. Vanno in via Nizza e in via Galliari, ma alla reception spiegano che non possono far entrare una persona senza documenti come Aamiina.
Nel frattempo arriva l’amico che prenota una camera con airbnb confidando che sia uno di quegli alloggi dove si entra tramite codice e senza dover mostrare necessariamente i documenti al proprietario. Alle 21.30 sono tutti in via Madama Cristina; arriva la proprietaria a cui spiegano la situazione, ma anche lei spiega che può ospitare solo la persona che risulta dalla prenotazione. E’ visibilmente commossa e vorrebbe portare Aamiina a casa sua, ma è anche preoccupata perché vive da sola, quindi di comune accordo si salutano.
Sono le 22.30 e Aamiina si addormenta nella macchina dell’amico che li ha raggiunti. Altro giro di telefonate ad alberghi e dormitori, ma la risposta è sempre negativa. Spiegano da un dormitorio: «Non ci sono posti di pronta accoglienza e accesso diretto, si passa tramite i servizi che valutano le diverse situazioni, se vuole possiamo segnalare al servizio che monitora le persone in strada».
Sono le 23.30. Resta la possibilità di farla almeno dormire in macchina, oppure in una brandina in garage, ma Luca è preoccupato «Se si dovesse sentire male? Se qualcuno la vede e pensa sia un’intrusa? Altre telefonate e altre messaggi: Carlo segnala che la pronta accoglienza è possibile presso la Croce Rossa di Bussoleno e al Rifugio Massi di Oulx.
Si opta per Bussoleno e alle 24.20 sono sul posto. È tutto chiuso, il citofono non funziona e nel frattempo i telefoni sono scarichi, di fronte di vede una persona nell’ufficio che si muove, ma non sente, finché dopo mezz’ora passa un ragazzo in monopattino che ha il numero di un responsabile. Telefonano e finalmente il cancello viene aperto. Luca spiega la situazione, l’addetto della Croce Rossa rientra e dopo pochi minuti ritorna per dire ad Aamiina che per «questa notte puoi fermarti da noi, poi domani parliamo», Aamiina mezza assonnata abbraccia tutti e ringrazia. All’una sono sulla via del ritorno. Non è una favola, non c’è una morale e per Aamiina (come per tutti) domani è un altro giorno.
Fabrizio Floris
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