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AGI risparmiatevi riti sindacali

Dopo l’annuncio dell’interrogazione parlamentare del capo-gruppo dell’Idv Donadi sul futuro dell’Agi, l’Agenzia di Stampa dell’Eni, si profila una trattativa dificile e spinosa sul ricorso alla ex-legge 416 sui prepensionamenti tra Azienda-Direzione da una parte, CdR e Asr dall’altra: l’auspicio è che prevalga il buon senso, la sensibilità e l’accorteza delle parti essendo in ballo il futuro di molte persone.

Sarebbe quanto mai opportuno, vista la delicatezza per le sue ricadute sulla vita delle persone, e l’importanza, per il futuro di un’azienda editoriale, della materia in discussione, la ex-legge 416 sui prepensionamenti (se ne potranno fare 166 nel primo anno solo tra coloro che lavorano nei quotidiani e nelle agenzie, secondo la legge 28/1/2009, n.2 con cui passa a carico dello Stato nei limiti di 10 milioni di euro l’anno questo ammortizzatore sociale) che azienda e direzione da una parte, CdR e Associazione Stampa Romana, arrivassero in tempi brevi ad un’intesa per avviare pacificamente la procedura al Ministero del Lavoro ed ottenere così nel termine di 27 gg. il "via libera".

Dovrebbe prevalere in tutti quel buon senso, quella sensibilità, quella accortezza di risparmiarci, per una volta almeno, tutto quel vecchio, anchilosato, atavico corredo di sindacalismo "duro e puro", ormai fuori della realtà. L’Agi, che ha già in essere la ex-416, i prepensionamenti, per il personale dei poligrafici con scadenza 31 dicembre 2009, non poteva non allargare la ex-416 anche al personale giornalistico: i dati di bilancio parlano chiaro ed il deficit si trascina dal 2005-2006, quando l’azionista di maggioranza, l’Eni, ha dovuto ricostruire addirittura il capitale sociale, per un importo "modesto" di soli 10 milioni di euro! Nel mentre, pur avendo l’Agenzia colmato "il vuoto" assurdo esistente dal 1994 visto che le ultime due direzioni (dal 1996 al 2005) non hanno mai ritenuto necessario predisporre il piano editoriale, tra l’altro previsto dal Contratto di Lavoro dei Giornalisti, trova difficoltà a riemergere sul mercato per una "crisi" di identità, qualità, attrazione del suo prodotto, ossia le notizie, l’approfondimento, la stessa professionalità nel lavoro. Per anni, almeno con le ultime due direzioni, l’azienda ha navigato "a vista", ha ridotto in quantità e qualità il suo bagaglio d’informazione, mentre ha abbondato sia in pratiche clientelari (benefit di vario genere, dagli ad personam alle promozioni) a beneficio di "amici e amichetti" sia in orrende pratiche di "mattanza professionale" come denunciò Lucia Annunziata anni fa riferendosi al mondo giornalistico in se, a discapito di indesiderati, dissidenti, non allineati, alcuni dei quali costretti "obtorto collo" a rivolgersi alla magistratura del lavoro. E chi non ha percorso questa strada difficilissima, far causa alla propria azienda quando si è in piena attività e non vicini alla pensione, è un fatto di pura disperazione, oggi non parla più.

Dunque la richiesta di ricorrere alla ex-416 ha tutte premesse di legittimità e ad essa non si risponde con lo sciopero (21 gennaio) ed un pacchetto di altri 5 giorni: i poligrafici molto più intelligentemente hanno trattato e non scioperato. Anche perché lo sciopero - "è un diritto ma non un dovere" - in un’agenzia per di più in "crisi" d’identità, è lesivo per i giornalisti due volte: sul piano economico è una giornata regalata all’azienda come costo del lavoro avendo essa già incassato gli abbonamenti; sul piano dell’immagine, per quel giorno di sciopero si sta fuori dalla competizione e agli occhi degli utenti diminuisce appeal e considerazione. Non è che per quel giorno di sciopero dei giornalisti dell’Agi si ferma l’informazione in Italia, tutt’altro! Che resta allora? Trattare, mettersi al tavolo e discutere, tirare fuori, se ci sono, "gli attributi". Per esempio: chiedere ed imporre all’azienda come "atto morale" di risolvere subito il rapporto di lavoro con chi ha maturato per intero i requisiti per la pensione e che pesa sul bilancio per almeno due o tre neo contratti per giovani. Chiedere ed ottenere una "ripulitura" del costo del lavoro per il personale non poligrafico e non giornalistico che pesa per il 22% sui ricavi.



Chiedere ed ottenere eventuali integrazioni per coloro che hanno i requisiti di prepensionamento così da colmare la perdita economica rispetto ad una uscita normale. Chiedere ed ottenere garanzie di "entrata" in organico, ad esempio, un contratto a tempo indeterminato, ad un precario e giovane, per tre o quattro prepensionati, così da non sguarnire la futura redazione. Ovvio che più tardi si arriva a presentare la domanda al Ministero del Lavoro e quindi ad avere il "via libera" ai prepensionamenti, più persone possono esser coinvolte. E qui dovrebbe scattare quella capacità, sensibilità, buon senso di non fare "il muro contro muro" come fosse un regolamento di conti, una rivalsa attesa, una vendetta: insomma una richiesta del tutto legittima non può esser trasformata in una "guerra" politica contro qualcuno. Forse è chiedere troppo? Ad un CdR in scadenza a maggio e ad una Asr che per anni se ne è stata "zitta" coprendo le "malefatte" di ben due direzioni quando si è proceduto alla inaudita ‘mattanza’ di professionalità? Entrambi – CdR in scadenza e Asr – hanno l’occasione irripetibile, ovviamente assieme all’Azienda e alla Direzione, di sottoscrivere l’accordo in onore e per ricordare chi non c’è piu’, magari proprio il 15 marzo prossimo.
 


 

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