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 Home page > Tribuna Libera > A proposito del fallimento dei sindaci arancione

A proposito del fallimento dei sindaci arancione

Cari amici, devo dire che leggere la maggior parte dei commenti al mio pezzo precedente mi ha molto divertito, per l’assoluta prevedibilità di essi e per le esilaranti arrampicate sugli specchi insaponati. Un blocco possiamo definirlo “complottista”: “Anche la Annunziata dice le stesse cose, anche il Giornale, anche Renzi, anche Grillo”; “e potete aggiungerci da ieri anche il Fatto” ed il Foglio. Cioè l’universo mondo, salvo i diretti interessati e famigli. Non vi dà nessun sospetto? Questo modo di ragionare mi ricorda quello del Pci degli anni cinquanta per il quale la colpa di tutto era sempre delle FODRIA (Forze Oscure Della Reazione In Agguato). Oppure, altri che dicono “c’è qualcosa sotto, c’è uno scopo anche in questo articolo”. Certo che c’è uno scopo: se uno scrive un articolo non lo fa perché non sa come ammazzare il tempo. Per quello che mi riguarda, lo scopo era prendere atto del fallimento di un’ipotesi politica e cercarne i motivi in vista di futuri esperimenti. Poi liberi di sognare complotti se questo vi mette di buon umore.

Poi ci sono i “giustificazionisti a oltranza”. Quelli del “ma come possiamo pretendere che in tre anni si metta a posto un disastro prodotto in trenta?” “Non ci sono i soldi” (scusa eterna e sempre buona), “Ma quelli che hanno promesso il cambiamento forse non sapevano quale fosse la situazione di cassa” (malissimo: non si erano informati e sono dei superficiali e dei demagoghi da due soldi). Ancora: “Quanto agli 'eterni cantieri' uno dei pochi pregi dell’amministrazione Pisapia è proprio che lentamente li sta facendo sbloccare”

Lentamente? Malissimo, non deve farlo lentamente ma applicare tempestivamente la legge ed usare i poteri che ha: i cantieri hanno autorizzazioni comunali che prevedono una data di termine dei lavori con un certo margine di tolleranza, superato il quale mano alle penali e pestare giù di brutto. Basta mettere sotto i primi due costruttori e vedi che gli altri si adeguano in men che non si dica. “Doria non è responsabile del mancato allarme”. E chi lo dice? La sua responsabilità è stata l’inerzia di fronte al blocco dei cantieri, che ha subito senza alzare un fiato e per questo la gente oggi lo subissa di fischi, giustamente. “De Magistris è stato condannato ingiustamente… per cui..” Non entro nel merito della sentenza che lo riguarda (anche se ho molti dubbi sul fatto che la sentenza sia stata ingiusta, lasciamo perdere) il punto è un altro: avete voluto la bicicletta? Pedalate. Avete voluto questa legge? Adesso non si può dire “ma a quello non si applica perché è amico nostro”.

Anzi, proprio perché è del partito giustizialista, deve beccarsi la sospensione e stare zitto.

Ancora: ci sono quelli per cui “la colpa è sempre di quello che c’era prima”. Certo, prima di Pisapia c’era la Moratti, ma anche la Moratti potrebbe dire che prima di lei c’è stato l’infausto Albertini, che potrebbe giustificarsi con l’inutile Formentini, che potrebbe tirare in causa Pillitteri… Gli ultimi buoni sindaci di questa città sono stati Aniasi e Tognoli, ma insomma non è che la lunga serie successiva possa scaricare tutto su Pillitteri. Ognuno ci ha messo la sua pietruzza sul carico, Compreso l’attuale sindaco che non è sostanzialmente diverso dagli altri.

A Napoli, poi, non ne parliamo, si sono alternati solo cattivi sindaci (Valenzi, Bassolino e Jervolino) a sindaci pessimi (Lauro, Gava, De Donato ecc ecc). Quindi non è mai colpa di nessuno, al massimo proviamo con Adamo ed Eva.

Poi ci sono i “benaltristi”: “Perché non parli dei sindaci del Pd e della destra? Perché non parli di Pizzarotti? Perché non parli di Leoluca Orlando?”

Semplice: perché in questo pezzo volevo parlare dei sindaci arancioni e non degli altri. In altra occasione ho parlato o parlerò di quelli che citate. Pizzarotti? Non mi convince granché, ed ho diverse obiezioni al modo con cui sta facendo le cose, ma lui non è un arancione, è un’altra cosa, cosi come anche Orlando è un’altra cosa, essendo già stato a lungo sindaco di Palermo e politico di lungo corso.

Altra categoria sono i “luogocomunisti”. Classico e direi liturgico il “fai di tutte erbe un fascio”. Non mi pare: nessuno ha notato che il giudizio su Zedda era tutt’altro che sfavorevole, nonostante l’inchiesta penale che lo riguarda ed anche il giudizio sugli altri quattro era diversamente gradato e motivato.

Infine, ci sono i “terroristi”: “Non sai di che parli. Non sei di Napoli e non puoi parlare, informati”. In effetti vivo a Milano e non a Napoli, ma se per parlare non bastasse informarsi sui mezzi di comunicazione di massa e si dovesse sempre essere del posto o andarci personalmente, non potremmo nemmeno parlare dell’Isis, della Cina, dell’Ucraina…

Allora veniamo al sodo e non perdiamo tempo, il giudizio finale è questo: il cambiamento promesso era troppo al di là delle possibilità, mentre il cambiamento realizzato è troppo sotto le possibilità esistenti. Lo scarto fra le due cose è tale che, a soli tre anni dall’inizio dell’esperienza, possiamo tranquillamente parlare di suo fallimento totale. Se non siete d’accordo benissimo, scrivetelo pure, ma dimostratemi che un cambiamento importante c’è stato ed in cosa.

Oppure delle due l’una: o il cambiamento sostanziale è impossibile ed allora non resta che prenderne atto e rassegnare le dimissioni per la conclamata impossibilità di tener fede alle promesse fatte. Oppure le possibilità ci sono e questi sindaci non sono capaci di sfruttarle e, lo stesso, è bene che si ritirino.

Resta da chiarire un punto: perché dico e ripeto anche in questa occasione, che un onestissimo imbecille è molto peggio di un ladro capace. Ma di questo parleremo in un prossimo pezzo, così come, prossimamente, parleremo della peggiore malattia della sinistra: lo spirito clericale e la logica di schieramento.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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