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A Sassari il ritorno dell’alligatore

Doppio appuntamento letterario per Massimo Carlotto. A Portotorres e Sassari l’accoglienza dei lettori per il suo ultimo romanzo “L’amore del bandito”.  
 
La serata letteraria sassarese di Massimo Carlotto inizia intorno alle 18.00 alla sala Filippo Canu, presso la biblioteca comunale di Portotorres nel primo giorno di ottobre. L’incontro, promosso dalle librerie Nemo e Koinè e dall’associazione “Colibrì”, con la partecipazione dell’amministrazione comunale, è stato presentato dallo scrittore Franco Enna e moderato dal giornalista de “La Nuova Sardegna”, Costantino Cossu. L’occasione è stata la presentazione dell’ultimo romanzo dell’autore padovano “L’amore del bandito” (Edizioni E/O), da poche settimane presente nelle librerie italiane, divenuto già caso editoriale, avendo scalato in pochi giorni la classifica dei best seller.
 
Una calda accoglienza, quella dei lettori sardi, confermata nel secondo appuntamento della trasferta sassarese, al Palazzo di Città, il neo ristrutturato Teatro Civico di Sassari. 
 
Partendo dalla trama del nuovo romanzo, ambientato in un contesto criminale ispirato alla cronaca contemporanea (un ingente traffico di droga) ed intrecciato ad una storia d’amore (Nero e Rosa i protagonisti), c’è il ritorno in scena dell’alligatore.  L’investigatore Marco Buratti, personaggio chiave nei romanzi di Carlotto, torna protagonista, più che mai amato dai suoi lettori affezionati.
 
Dagli spunti della storia descritta, si evince un quadro strettamente verosimile, ambientato nel nord est italiano, stretto fra l’emergenza distorta della sicurezza ed una crisi economica sociale, mai così avvertita in questo territorio. Due elementi cruciali, usati come volano di propaganda dalle pulsioni politiche locali (Lega Nord), amplificate in un consenso sociale, sostituitosi ai vecchi riferimenti politici del Novecento: PCI e sindacato. Una situazione sfuggita di mano alle forze tradizionali della sinistra appannaggio di una speculazione economica selvaggia dell’ultimo ventennio, foraggiata dalle migliaia di braccie extra comunitarie, clandestine e sotto pagate. Ritrovatesi di colpo senza lavoro dopo la delocalizzazione di masse d’ imprenditori e aziende nella vicina Romania.
 
 Sul campo una miseria diffusa di tanti immigrati, lasciati spesso ad ingrossare la manovalanza delle mafie organizzate, dedite ai più grossi movimenti di riciclaggio e allo stesso tempo fautori di una spietata pulizia xenofoba e razzista, pronta a smaltire le consistenti esuberanze di indesiderati. Attività di contrasto ai tanti immigrati clandestini, giunti via terra dai territori dell’est che trova nella politica della Lega, facile e persuasivo consenso. Amplificato dal senso dell’insicurezza e da un indottrinamento politico pronto a tagli selvaggi sulla cultura in senso lato e alla sostituzione di questa con eventi locali minori (l’evocata sagra dello gnocco, l’esempio ricorrente).
Un quadro politico cruciale dove la presenza industriale delle mafie nazionali ed internazionali è il tessuto forte dell’economia e risulta improbabile coglierne aspetti legali e civili. Nel mezzo, l’umanità di attori e personaggi della vita quotidiana, alle prese con i loro sentimenti e solitudini.
 
Un filone, quello noir – spiega Carlotto – utile a raccontare le storie italiane che da anni non trovano spazio adeguato sugli organi di stampa. La “finzione” è artificio necessario a più di un autore per poter dire cose, diversamente silenziate dalla cause legali. Il dibattito che ne segue verte molto sul tema attuale circa libertà di stampa ed espressione democratica nella società italiana. Anche per questo i casi di cronaca nera sono fonte d’ispirazione per poter “denunciare” ma anche preconizzare quel senso di “ribellione” civica, auspicio del cambiamento.
 
Inevitabili le connotazioni “politiche” riflesse in questo filone letterario. L’autore non nasconde la già dichiarata avversione leghista e, sollecitato dalla platea, affronta anche il rapporto ideologico fra autori ed editori. Non sempre limpido ma sufficientemente vario da poter garantire la libertà e l’indipendenza del lettore, unico arbitro determinante nella scelta letteraria.
 
Un dato curioso, molto incoraggiante (se non coincidesse con la vicina tornata elettorale ndr), registrato con favore dallo stesso scrittore, la presenza in sala di una nutrita rappresentanza di amministratori comunali. Se la buona Cultura fa Politica, la buona Cultura non può prescindere dalla buona Politica. Ma questo è altro capitolo, ancora più grande.

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