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A Sassari applausi per il "Vilipendio" di Guzzanti

Scrosci d’applausi sull’uragano Sabina.

L’attrice romana imita tutti, anche se stessa come aspirante showgirl: oltre due ore di parole e musica. A Carbonia un treno speciale.

Palasport gremito e tanti applausi con un servizio d’ordine impeccabile hanno incorniciato lo show di Sabina Guzzanti, venerdì 20 marzo a Sassari. Organizzato e distribuito in Sardegna dall’associazione culturale Shannara, cinque anni dopo l’ultima uscita all’Anfiteatro romano di Cagliari con “Reperto Raiot”, ecco rinfocolato il legame con l’isola, dove due anni fa si era già realizzato il “Ratto di Sabina” per girare il film “Le ragioni dell’aragosta”.

L’eccezionale presenza in Sardegna, ha mobilitato persino FdS, con un treno speciale, allestito dall’organizzazione, per condurre flotte di cagliaritani alla replica di Carbonia, nel primo sabato di una gelida e innevata primavera.

Lo spettacolo che a Sassari inizia con una buona mezz’ora di ritardo, parte con un trailer proiettato sul maxi schermo dietro il palco, prologo e traccia cui poggia tuttto lo show. Il filmato riprende una parodia surreale di Silvio Berlusconi, impegnato in una lode alle sue capacità sovrannaturali, anche anatomiche, dato che è provvisto di uno smisurato fallo gonfiato a mò di albero, utile in primis alla risata del pubblico piuttosto che allo scherno della “vittima”.

Sfumato il cortometraggio, appare l’attrice in completo nero, pronta all’attacco del monologo che trae origine dal suo intervento dello scorso 8 luglio in Piazza Navona a Roma, durante la manifestazione politica organizzata dalla sinistra e IDV.

Ciò che ne deriva è un contenitore di messaggi, imitazioni, proiezioni, balli e musiche che, assemblati in una sceneggiatura fruibile, non sempre leggera, esalta l’intelligenza della protagonista e la qualità del fenomeno Guzzanti. Ovvero tutto il contradditorio e anche di più, creatosi negli ultimi anni intorno al suo personaggio e sul dibattito scaturito sulla cosidetta satira.


Accompagnata in ribalta da due musicisti, Maurizio Rizzuto alle percussioni e Danilo Cherni alle tastiere, autori delle musiche, insieme a Riccardo Cigni, la Guzzanti in oltre due ore di “fuoco”, non risparmia alcun personaggio pubblico della scena italiana. In più di un caso, secondo il calibro del bersaglio, l’affondo è accompagnato dal contributo video, il più delle volte montato in cartone animato al vetriolo, dove verità o sberleffi producono applausi a scrosci e risate miste fra sdegno e inquietudine.

Nella graduatoria delle “figure impallinate”, risaltano Fini e Alemanno con l’inevitabile ritorno su Fascismo e Resistenza, Alfano, oltre il reiterato Cavaliere, da solo o in coppia con Agostino Saccà, per la vicenda delle intercettazioni pro veline fiction RaiSet e compravendita di parlamentari per la caduta dell’ultimo governo Prodi.

Nella “par condicio” della sfilata, la Guzzanti offre il meglio di sè nel vilipendio ai boss della sinistra (o presunta tale).

La parodia della capogruppo al Senato Angela Finocchiaro, è probabilmente il momento teatrale migliore: satira comica, pura, dura e brillante. Ma gli allunghi su D’Alema, Veltroni e Rutelli non sono da meno. Il cuore dello spettacolo, da cui deriva lo stesso titolo, è in ogni caso la posizione critica rispetto al Papa Benedetto XVI, accusato di continue ingerenze nella politica italiana oltre la ventilata discriminazione in materia etica (fine vita e tendenze sessuali). Con il capitolo Carfagna, circa l’ascesa da starletta Mediaset a ministro delle Pari Opportunità nell’attuale governo, rammenta la tentata causa civile da un milione di euro di risarcimento, avviata dalla parte lesa e il successivo rientro, con tanto di “perdono” avallato dal Guardasigilli, compresa la revoca della sanzione paventata (5 anni di galera) per l’offesa arrecata al Pontefice.

Non mancano le dure posizioni posizioni sull’informazione italiana ma anche sul revisionismo storiografico (definita “una porcata” la letteratura di Pansa). Solidarizza (sembra) solo con il collega Grillo, citato una sola volta come lo scopritore e il diffusore delle più gravi deregulations attuate dall’Esecutivo (non ultima la depenalizzazione del Colpo di Stato). Con pari riprorevole impeto, ricorda l’attuazione dell’art. 513 del codice penale (vera manna per mafiosi e delinquenti vari) ad opera del passato governo di centro sinistra.

La fine dello spettacolo (probabilmente lungo per il particolare genere) sembra non arrivare mai. Sembrerebbe complicato, valutare la bravura dell’artista a prescindere dall’esistenza dei suoi bersagli. Come riduttivo o banale, sarebbe definirla giullare o cantastorie asservita ad una minoranza politica di contrasto.

Un dato oggettivo è che ai suoi spettacoli (solo una coincidenza come peraltro a quelli di Grillo, visti a Sassari...) mancano operatori di ripresa per i servizi televisivi
.

Fatto strano, ma non troppo, considerando la partecipazione di pubblico e la risonanza dell’artista. In ogni caso è brava e pur insinuando scientemente la sua “calcolata” sincerità nei suoi interventi alle piazze politiche, dalle quali ispira lavori e soap remunerate, lo spettacolo rende e fa bene, a tutti.

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