• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca Locale > A Napoli il lungomare "sapeva" di camorra

A Napoli il lungomare "sapeva" di camorra

In quanti nei e in quanti inconvenienti ci si può imbattere in questa città, in questi ultimi tempi. Nei in divisa che coprono il corpo di Napoli e inconvenienti travestiti da insalata di polpi e fette di margherita con mozzarella filante, sullo sfondo di un lungomare colorato e profumato.

L’odore del lungomare di Napoli era quello dei locali che formavano la barriera tra la città e il mare, salsedine mista a frittura di pesce. Ma la puzza l’hanno sentita solo gli investigatori. Una puzza nota, quella della camorra, capace come poche di camuffarsi e invadere la città.
 
Misure cautelari nei confronti di 16 persone, sequestro di 17 locali tra Napoli, Genova, Torino, Caserta, Bologna, Varese e Pozzuoli, 100 milioni il valore dei beni sequestrati (e le indagini e i sequestri sono ancora in corso). C'era un pezzo di camorra che riciclava nei locali in cui tantissimi napoletani passavano le proprie serate.
 
 Un inconveniente, un neo sono anche le parole usate da Giandomenico Lepore, procuratore di Napoli, per definire in conferenza stampa il coinvolgimento nell’operazione del capo della squadra mobile partenopea Vittorio Pisani. Secondo la procura Pisani dava consigli e forniva notizie sulle indagini in corso a Marco Iorio, al quale “era legato da solidi e comprovati rapporti d’amicizia”; gli aveva rivelato “l’avvio delle indagini da parte della procura” e aveva informato Salvatore Lo Russo “del contenuto di alcune annotazioni di servizio redatte dal suo stesso ufficio”. Insomma la posizione di Pisani non è delle più semplici e subito gli è stato disposto il divieto di dimora nella provincia napoletana. Disposizione, specifica Lepore, che non pregiudica al momento la sua attività di polizia.
 
Non semplici imprenditori i Lo Russo, ma capi del sodalizio camorristico di Miano, di cui uno dei vertici, ovvero Salvatore si è pentito e ha iniziato a collaborare con la giustizia fornendo i primi elementi di prova riscontrati, poi, grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali. Tra gli indagati ci sono anche membri della famiglia Potenza, nomi noti alla giustizia, che dopo il declino del contrabbando di sigarette si erano reinventati come usurai e “imprenditori”, investendo, anzi riciclando, i proventi illeciti nelle attività degli Iorio.
 
 
Non è indagato, invece, Fabio Cannavaro che risultava come fittizio intestatario del 30% di una quota del Regina Margherita, anch'essa sequestrata. Anche Cannavaro, come Pisani, era amico di Marco Iorio. L'ex capitano della Nazionale era già stato ascoltato meno di un mese fa dagli inquirenti, come persona informata dei fatti, nell'ambito di un'inchiesta su un giro di usura che ha portato al ritrovamento di 8 milioni di euro in contanti murati in casa di un pregiudicato
 
Nessun morto ammazzato, nessuna sparatoria, niente di eclatante, piuttosto “reati che si vedono poco” ma che comunque “inquinano la vita del territorio” dice il procuratore aggiunto della Dda Alessandro Pennasilico che non rinuncia alla polemica su intercettazioni, e relativi costi e sulle spese della giustizia.
 
Senza le prime, dice, “indagini così sarebbero impossibili” mentre sulle spese spiega come questa operaziona abbia portato al sequestro di 100 milioni di euro e altre somme che “potrebbero essere rinvenute negli oltre 150 conti corrente messi sotto sequestro” e sottolinea come si sia messo fine a un’evasione di 10 milioni l’anno. 


GUARDA: La rete delle famiglie e dei ristoranti dei clan

LEGGI: Operazione anticamorra nella "Napoli bene": sequestrati ristoranti sul lungomare

LEGGI: Capo della Mobile indagato: favoreggiava i clan. Divieto di dimora a Napoli
LEGGI: Il processo a Jack Pisani è già iniziato?



Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares