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A Cuba tutti pazzi per il Papa

Questo testo, insieme ad altri dello stesso genere, era stato inserito in lingua originale sul mio sito (in Cuba: piccola antologia). Titti Pierini lo ha intanto tradotto, con un lavoro arduo, per i molti usi gergali, i riferimenti allusivi, e la necessità di sfuggire ai giochi di parole intraducibili (come quelle sulle varie sfumature di baba, bava), da cui sbavare, eccitarsi, ecc. 

Rende comunque bene l’idea della reazione di una parte dei cubani di fronte a questa visita, e della protesta per l’assegnazione arbitraria di un ruolo di rappresentanza dell’intera popolazione a una Chiesa che ne rappresenta sulla carta solo il 5%, e anche meno se si considera chi segue davvero i suoi insegnamenti etici. (Antonio Moscato)

Si sa che molta gente, nel mondo, si eccita per sua Santità Benedetto XVI. Non tutto è segno di gioia, alcune sono agitazioni velenose o francamente violente, ma sono pochi quelli che non siano eccitati.

In questi giorni, l’eccitazione cresce a Cuba e nelle zone in cui si concentra la sua comunità di emigranti, perché lunedì arriva Joseph Aloisius Ratzinger! Non è entusiasmante?

Solo il 5% della popolazione di Cuba si dichiara cattolica e solo la metà di questo 5% si identifica con l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio, l’aborto e il controllo delle nascite (il 2,5% del paese), eppure siamo arrivati a due visite papali in meno di 15 anni.

Davvero abitiamo in una nazione singolare.

E poiché a Cuba siamo molto collettivisti, il governo abbraccia senza esitare la gioia delle 550.000 persone di fede cattolica e assume come compito dell’intera nazione quello di accogliere in gran pompa e clamore il Pellegrino della carità. In che modo?

Adorna l’isola di manifesti multicolori, mentre aumenta il costo dei libri e chiudono istituti culturali.

Ripara viali e facciate delle principali strade dell’Avana e di Santiago, mentre crollano edifici del Centro della capitale, Cerro e Vedado (e questo è ciò che dice Radio Bemba [la voce popolare NdT] per l’Avana, non so come stiano le cose nelle province).

Proclama tre giorni di festa, mentre fa disperati appelli perché crescano l’efficienza e la produttività.

E ovviamente consente – o raccomanda? – al Sistema Informativo della Televisione cubana di riferire sugli “eccellenti” rapporti dello Stato cubano con le Chiese, rapporti che non si sono mai offuscati, perché la Chiesa si dedica alle attività sociali e non si intromette nella politica…

È chiaro che la Chiesa dell’Operazione Peter Pan era un’altra. E che era un’altra la Chiesa che scomunicò Fidel Castro. E che erano di un’altra Chiesa i templi dove andavano le persone cui si negò l’accesso all’Università, o ne furono espulsi, o a cui si permise di laurearsi in un clima di sorveglianza e di persecuzione, per poi negargli la possibilità di insegnare o di accedere a incarichi di direzione “per deviazioni ideologiche” o perché “inaffidabili”.

E la Chiesa che consentì di usare i propri locali a Yoanis Sánchez per promuovere l’uso di blog malvagi era un’altra.

È la Chiesa Cattolica Apostolica e Romana, ma è un’altra. Non è la Chiesa anticomunista che ha patteggiato con Franco e schiaffeggiato Ernesto Cardenal, questa è una Chiesa umanista, che si oppone all’aborto, ai contraccettivi e ai diritti delle persona non eterosessuali in nome del Piano Divino.

Questa Chiesa rappresentata da Benedetto XVI è una meraviglia d’istituzione per quanto riguarda il progresso e i diritti.

E poiché la gente di Cuba è molto progressista, si eccita. Le eccitazioni non sono tutte uguali: ve ne sono di piacere, di grossolano piacere per i guadagni che si ricaveranno da questa visita per i trasporti, le soste e i consumi.

Vi sono entusiasmi per calcolo, perché accogliere il papa significa l’appoggio del Vaticano, la cui influenza politica è inversamente proporzionale all’estensione di questo Stato.

Vi sono schiume di rabbia, perché Benedetto non intende parlare con i dissidenti di destra, né dirà in pubblico che il comunismo va rovesciato. Si contentino di questa poco gradevole dichiarazione aerea: “Ormai è chiaro che l’ideologia marxista, per come è stata concepita, non corrisponde alla realtà. Perché non ha risposte per la costruzione di una nuova società. Vanno ricercati nuovi modelli”.

Vi sono sentimenti di sfiducia: perché i cattolici possono entrare nel gioco politico e noi no?, si lamentano i gruppi protestanti.

C’è amaro fiele d’umiliazione, perché ancora una volta le religioni di origine africana sono escluse: dall’agenda papale – è gente che è a un passo dall’esser dichiarata scismatica – e dalla rappresentazione “plurale” che offrono i media dell’esercizio delle religioni nel paese.

Ci si morde di paura le labbra e diventano umide in cerca di pace in ogni dispaccio letto sobbalzando. Quanto diventeranno forti gli ostacoli nella lotta, ora che c’è luna di miele tra il Partito verticista e il Clero patriarcale? Quanta parte del discorso sarà dedicato all’unica famiglia “corretta” se non può scagliarsi contro lo Stato?

Agitazioni di ogni tipo, di svariati colori, sapori e ragioni. Per le recenti pavimentazioni e pitture delle vie dell’Avana e di Santiago per rendere più piacevole l’andirivieni del papamobile, blindato contro le pallottole yihaidiste e gli odori sgradevoli dei lastricati del tropico.

Come se non bastasse. L’intera militanza del Partito Comunista Cubano è mobilitata per accoglierlo, perché la sua tensione crescente nasconda ogni minima buca, ogni minimo errore, comprensibile visti i tempi record con cui sono avvenute queste riparazioni di strade e pitture di facciate

C’è eccitazione all’Avana. In particolare perché, essendo la capitale di Cuba, ha grande responsabilità nell’indirizzo e nel carattere del modo di presentare e giustificare questa visita, queste spese, questa dissennata riscrittura della storia e dei nostri rapporti internazionali.

Una cosa è dire che ci troviamo nel punto migliore dei rapporti con il Vaticano dal 1959, altra che non abbiamo mai smesso di essere amici e che a Cuba non si è mai impedito a nessuno di esercitare la propria fede E allora, come mai si è dovuto chiarire il diritto alla religione di chi entra nel PCC?

Una cosa è dire che possiamo - e io credo che sia indispensabile cercare di farlo – dialogare per una migliore comprensione dei nostri punti di vista; altra, ben diversa, è trasformare la Chiesa Cattolica nell’unico interlocutore politico di fronte allo Stato, tornare a stravolgere la possibilità di dialogo sociale plurale a beneficio di un determinato gruppo con specifici interessi – gli interessi del 2,5% della popolazione.

Una cosa è riconoscere al cattolicesimo il suo ruolo importante nella formazione spirituale della nazione e la sua presenza come credo personale di eroi ed eroine della patria, altra è negare la storia razzista, contraria alla scienza, antidemocratica, antilibertaria, misogina, anticomunista e di complicità con il fascismo e altre dittature che grava su questa istituzione.

Per alcune di queste posizioni la Chiesa non si è scusata – le ha solo discretamente accantonate, mentre altre le difende ancora, dicendo di non poter lasciarsi andare all’abbandono sociale dei mandati divini. Non è coerente, e io richiamo alla coerenza…

E comunque non mi rallegro neanche un po’.

Sicuramente, a Cuba siamo persone ospitali, ma lo Stato non deve sottrarre risorse alla popolazione per accogliere chiunque – lo Stato non può funzionare come una casa privata.

 Sicuro che l’appoggio del Vaticano è necessario alla nostra diplomazia sotto assedio, ma il prestigio di Cuba come Stato laico e impegnato con tutti i diritti viene ancora una volta messo in forse.

Certo che Benedetto viene presentato come messaggero di Cristo, ma il suo amore, la sua predicazione, le sue benedizioni non riconoscono né si rivolgono a tutte le famiglie, a tutte le ideologie, a tutta la gente che abita qui. E sicuramente non intende farlo.

In queste omelie dove sta il travestito che ieri ha ispezionato la casa contro le zanzare? Dove sta la famiglia di miei amici: il medico e il meccanico con il suo figlioletto? Dov’è la gente che difende Marx? Dove, chi abita quella casa in cui non nasceranno mai figli?

Dove la protesta degli Abakua? [una società maschile di neri presente all’Avana e in occidente] Dove i circoli di spiritismo che innalzano le loro preghiere in tutta l’isola? Dove le donne maltrattate che un giorno dissero basta e alzarono la mano? Dove gli adolescenti che osano acquistare preservativi in farmacia? Dove il collettivo Carrito por la Vida [Progetto mobile per la prevenzione dell’AIDS]?

Dove sono io?

di Yasmín Silvia Portales Machado, L’Avana, 26 marzo 2012

Questo articolo è stato pubblicato qui

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