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Banchieri italiani fuori dal reale

 

Alla luce dei notevoli tagli apportati al costo del denaro dalla B.C.E. (Banca Centrale Europea), ora siamo al 2,50 %, risultano evidenti due dati di fatto assolutamente incongruenti:

  • nell’istante stesso in cui la B.C.E. effettua i tagli, le banche italiane ritoccano in basso i tassi dei conti remunerati, quindi i tassi d’interesse che le stesse debbono pagare ai risparmiatori;
  •  i tassi che al contrario le banche chiedono ai clienti per mutui, prestiti e credito al consumo a distanza di mesi rimangono invariati (chiaramente quando la B.C.E. aumenta il costo del denaro l’aumento è istantaneo...), quindi le banche guadagnano due volte con questo meccanismo e si appropriano di tutti i vantaggi offerti dal taglio del costo del denaro che dovrebbero raggiungere, al contrario, i clienti finali. Ad oggi confrontando le offerte dei principali istituiti di credito italiani non risulta possibile ottenere un mutuo a tasso fisso con un T.A.E.G (tasso annuo effettivo globale) inferiore al 5,75 % e un finanziamento (a qualsiasi fine) con un T.A.E.G inferiore al 9 %. Ciò non è ammissibile ed è un fattore limitante alla fuoriuscita dalla crisi che ci attanaglia.

Ora sarebbe doveroso che il Ministro Tremonti e il Governatore Draghi provvedano a richiamare all’ordine l’A.B.I (Associazione Bancaria Italiana) dato che non è proprio il caso di spillare ulteriore denaro ai cittadini e alle aziende che hanno contratto o stanno per contrarre debiti.

Se, come del resto sembra evidente, i banchieri italiani non hanno un briciolo d’etica residua e di lungimiranza, che almeno le autorità competenti impongano loro di trasferire ai clienti le misure anti crisi, varate proprio per gli utenti finali, come il taglio del costo del denaro.

L’Italia, come di consueto, è il Paese europeo dove le banche hanno recepito meno la necessità di alleviare le rate di mutui e prestiti limando il tasso applicato. 



Credo sia il caso di prendere dei provvedimenti per il bene di tutti.


 

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