Il debito della compagnia Dubai World fa crollare le borse europee. Ne parliamo con Sergio Nazzaro di cui è appena uscito il libro "Dubai Confidential"
“Dubai World è il porta bandiera del Dubai per quanto riguarda gli investimenti globali. Come holding opera in un vasto spettro di settori industriali e gioca un ruolo di prima fila nell’economia dell’emirato in rapida crescita. Il suo principale obiettivo è fungere da motore di crescita per lo sviluppo locale internazionale. Gli investimenti di Dubai World abbracciano le 4 aree strategiche del XXI secolo in crescita: Trasporti e logistica, Drydocks & Maritime (bacini di carenaggio), Sviluppo urbano e investimenti, Servizi Finanziari. La strategia della società consiste in una serie di acquisizioni e investimenti prudenti che offrono reali e misurabili risultati a tutti i suoi stakeholders (gli investitori). Essendo una delle maggiori multinazionali al mondo, Dubai World s’impegna in pratiche che siano in armonia con gli obiettivi aziendali, con la conservazione dell’ambiente e con la responsabilità sociale. La sua leadership, forte e visionaria, è la dimostrazione del successo delle sue idee sempre innovative, ambiziose, rispondenti alle esigenze dello sviluppo sostenibile.La sua filosofia aziendale è basata su solide basi economiche, le migliori pratiche etiche e di integrità. L’attenzione di Dubai World alla responsabilità sociale si riflette nelle sue varie campagne sociali in materia di istruzione, di sanità, d’ambiente, del benessere dei dipendenti e della società in cui opera”.
Cosi si presenta al pubblico della rete Dubai World. Una presentazione presuntuosa e ambiziosa scritta nella sezione “About us” della homepage del suo sito ufficiale.
Niente di così gratificante è invece successo in queste ore al colosso immobiliare: mercoledì infatti aveva chiesto una dilazione di sei mesi sui suoi debiti che ammontano a 59 miliardi di dollari, ovvero il 70% del debito statale. La situazione di passività del paese è stata aggravata da ingenti spese recenti, come quelle relative alla costruzione dell’isola artificiale delle tre palme.
Tuttavia la causa principale rimane la forte crisi del settore immobiliare.
È partita subito una corsa alla vendita delle azioni che ha penalizzato soprattutto i titoli dei gruppi considerati maggiormente a rischio a causa del debito dell’emirato.
Stiamo parlando di grandi banche locali come la Emirates Bank International, la National Bank of Dubai, la Mashreqbank e la Dubai Islamic bank, e di grandi banche occidentali come Hsbc, Standard Chartered, Barclays, Royal Bank of Scotland, Bnp Paribas e Lloyds che hanno dato credito a Dubai World e ora rischiano di perdere il capitale prestatogli chiudendo i bilanci in rosso.
Infatti Standard & Poor’s, una delle società che realizza ricerche finanziarie e analisi sui titoli azionari e obbligazioni tra le più autorevoli al mondo, è intervenuta sottolineando che una simile ristrutturazione equivale, nei fatti, a un default. Nel mondo della finanza un default è un termine tecnico semanticamente paragonabile a insolvenza. In tutti i mercati sono stati registrate perdite; in particolare in Europa sono stati bruciati 152 miliardi di euro.
Sergio Nazzaro, autore di Dubai Confidential, appena uscito per Elliott edizioni, e conoscitore della vera Dubai, ha confermato che, a suo parere, coloro che più pagheranno gli effetti di questa situazione saranno proprio i mercati occidentali, in quanto sono gli occidentali i primi investitori nell’economia di Dubai. Tutto ciò porterà inoltre a una progressione della crisi mondiale.
Sempre secondo Nazzaro la crisi di Dubai World avrà prospettive inquietanti anche sul piano “sociologico”. Dubai è infatti la dimostrazione di una possibile integrazione tra occidente e oriente. Il denaro purtroppo rischia di compromettere tutto e annullare l’avvicinamento tra mondo occidentale e mondo orientale.
Nel suo ultimo libro Nazzaro parla di una Dubai composta da due facce: una rappresenta la facciata di Dubai, un mondo lussuoso, luccicante, pieno di sfarzo reso grande dagli investitori occidentali; l’altra rappresenta il suo sottomondo, la realtà nascosta dietro il luccichio. Una realtà fatta di sfruttamento dei lavoratori, affari illeciti e lucrosi, in cui gli speculatori vincono sugli onesti che investono. L’ennesima dimostrazione che il denaro è la vera forza che muove l’intero mondo, quello islamico compreso.
Lo scrittore pone infine l’accento anche su un’altra situazione curiosa: l’informazione.
Alla mia domanda “Che aria tira a Dubai?”, Sergio risponde :"Nessuno sa nulla a Dubai! I media stanno evolvendo verso un sistema d’informazione più libero; il caso Dubai World sarebbe potuto essere il trampolino giusto che avrebbe permesso loro il raggiungimento della vera libertà d’informazione. Purtroppo così non è stato; le testate infatti non hanno trattato il caso. Come mai? Le risposte ipotetiche sono due: o hanno sottovalutato la notizia, ritenendola poco importante, o non hanno potuto trattarla, a dimostrazione quindi di una stampa non libera”.
che dire... prepariamoci al collasso finziario globale del 2010...
Nino Galloni nel libro Il Grande Mutuo ha fatto questa ipotesi...
Mettete un po’ di contanti da parte e incrociate le dita...
E suddividete tutta la vostra liquidità e titoli tra almeno tre banche, tra cui almeno una banca locale... Così non rischierete di perdere tutti i vostri averi nel caso di grandi fallimenti bancari... In passato si era arrivati a circa il 30-40 per cento delle banche, ma stavolta potremmo arrivare anche al 60 per cento...
Nel merito mi sembra di poter dire che noi italiani commerciamo con Dubai ma abbiamo investito ben poco. Gli inglesi ed in particolare HSBC che sta perdendo in questo momento oltre il 6% nel verdetto dei mercati americani che sono stati risparmiati ieri per festività.
Poi, certo, c’è un equilibrio del tutto ma non esagererei...
Confesso che mi è sempre sembrato strano questo curioso, quanto estremamente costoso, “parco giochi” nel deserto.
Il Dubai puntava sul turismo, sulla presenza di ricconi in grado di compare dei costosissimi appartamenti in mezzo al deserto.
Ora si scopre che molti hanno abbandonato, o lo stanno per fare, precipitosamente il paese, lasciando addirittura la propria vettura pur di prendere il primo aereo disponibile.
La crisi ha dato un colpo di grazia a quello, che almeno a me, pareva uno specchio per le allodole, una lussuosa scatola vuota in un mare di sabbia.
Le prime avvisaglie di un cedimento prossimo si sono avute qualche mese fa, solo ora , però, quello che molti paventavano si sta concretamente realizzando.
Questa è un’altra tegola che colpisce in fronte, economicamente parlando, anche noi occidentali.
Ancora è presto per capire quanto rallenterà la ripresa e quanto inciderà sull’economia europea.