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24 morti sul lavoro nelle cisterne in tre anni e 13 in un solo giorno

Operazioni di pulizia o manutenzione di silos, vasche, cisterne, stive o autocisterne, il cui contenuto o residuo del contenuto, può provocare esalazioni letali. I miei appunti non sono completi, ma incidenti come quello avvenuto a Sarroch, si ripetono ogni anno. Provo a fare un elenco e qualche considerazione.

11 giugno 2008 - Mineo (Catania)Sei morti: quattro dipendenti comunali, due di un azienda privata. Pulivano una vasca del depuratore. E’ uno degli incidenti più gravi degli ultimi due anni, dopo quello della Thyssen.

3 marzo 2008 - Molfetta (Bari) - Cinque morti: quattro dipendenti e il titolare dell’azienda Truck center, per le esalazioni liberatesi durante la pulitura della cisterna di un camion. Nella cisterna muoiono tre dipendenti e il titolare dell’azienda, calatisi successivamente nella cisterna nel tentativo di salvare i colleghi. Un altro lavoratore morì in ospedale il giorno seguente.

20 gennaio 2008 - Castel Bolognese (Ravenna) - Un morto: un operaio precipitato in un silo di stoccaggio di prodotti per la lavorazione della ceramica mentre ne puliva l’imboccatura.

18 gennaio 2008 - Porto Marghera (Venezia) - due morti: operai asfissiati dalle esalazioni di gas durante i lavori di pulizia della stiva di una nave.

12 ottobre 2007 - Varazze (Savona)- Un morto: Un operaio precipitato in una cisterna contenente acqua e solvente, durante operazioni di manutenzione, in una cartiera.

13 agosto 2007 - Dozza Imolese (Bologna) - Un morto: Un operaio dopo essere caduto in una cisterna di lavorazione del vino in un’azienda vinicola.



2 aprile 2007 - Noicattaro (Bari) - Un morto: Un operaio per asfissia dopo essere caduto in una cisterna colma di sabbia, in un cantiere edile.

16 marzo 2007 - Cogollo di Tregnago (Verona) - Due morti: lavoratori uccisi dalle esalazioni della cisterna in cui si erano calati per eseguire lavori di manutenzione.

8 gennaio 2007 - Pegognaga (Mantova) - Due morti: operai dopo una caduta nell’imbuto di un silo di una azienda agricola, durante operazioni di pulizia.

8 settembre 2006 - Villachiara (Brescia) - Un morto: Un agricoltore, dopo essere precipitato all’interno di un silo, stordito dalle esalazioni prodotte dal foraggio.

18 agosto 2006 - Monopoli (Bari) - Due morti: operai caduti in una cisterna, storditi dalle esalazioni in uno stabilimento oleario. 

fiocco nero Queste le date e i numeri di un elenco forse incompleto, degli anni più recenti, ma la memoria mi riporta a un’altra data tragica. 13 marzo 1987. Cantieri navali del porto di Ravenna, nave gasiera "Elisabetta Montanari", della Mecnavi: 13 operai morti asfissiati nelle stive! Erano gli anni in cui neoliberismo rampante e destrutturazione del lavoro scaldavano i motori ai blocchi di partenza di una corsa che ha come traguardo la cancellazione delle garanzie del lavoro e dei diritti dei lavoratori.

Quella della Saras è l’ultima tragedia, in ordine di tempo, per cui il dolore e la disperazione, sono resi più strazianti dalla solidarietà fra lavoratori, senza badare ai rischi per la propria vita, dall’estremo tentativo di aiuto, di portare soccorso che si trasforma in inutile sacrificio umano. La successione dei fatti sembra il ripetersi di un rituale sacrificale: il primo si sente male e gli altri muoiono tentando di salvarlo. Non si tratta di questo, però. E’ quel disprezzo per la vita che induce i datori di lavoro a non adottare misure di sicurezza e tutela dai rischi. Si tratta anche di disprezzo, irrisione, della legalità; perchè esistono leggi che sono rozzamente e allegramente violate con la complicità di organi di controllo inefficienti o collusi. La morte è in agguato in un serbatoio, una cisterna o in una stiva: senza sufficiente informazione e formazione neanche bisognerebbe pensare di avvicinarsi a uno di questi luoghi, ma non si fa. Esistono procedure e tecnologie: segnalazioni luminose, lampeggianti, sonore, maschera adatta e funzionante, dispositivi di blocco dei portelli in caso di presenza di residui pericolosi all’interno o di operatore senza maschera nei pressi. Che cosa manca allora? La consapevolezza, manca e la cultura, che può solo formarsi e ancora non è. Nonostante tutto ciò, il governo in carica molla le redini e ammorbidisce le misure esistenti, lancia messaggi che inducono chi ha la responsabilità dei lavoratori a non preoccuparsi. Il risultato è, anche, la mancata presa di coscienza che le norme, i controlli, le tecnologie, non sono sufficienti, da soli, ad arginare la valanga di morti durante il lavoro. Chi è da mettere veramente sul banco degli accusati, è l’organizzazione del lavoro, la sua precarizzazione che produce perdita di capacità e professionalità. Decentrare fasi del ciclo produttivo, anche molto pericolose, a ditte in appalto, che pagano male i propri dipendenti, ha come risultato l’abbassamento dei livelli di tutela dei lavoratori dai rischi per la sicurezza. E la fabbrica della morte, continua a produrre a pieno ritmo! Francesco Mongioì - esperto della sicurezza sul lavoro

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