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2010 Freedom House dichiara l’Italia della stampa "partly free": 72esimi in classifica

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Leonardo divorzia ufficialmente dal milan e dal suo patron Berlusconi.
Bersani gli propone un patto repubblicano per le riforme.

2010 Freedom House dichiara l'Italia della stampa "partly free": 72esimi in classifica

Anche quest’anno Freedom House ha pubblicato il suo rapporto circa il grado di libertà dei cittadini delle nazioni del mondo. L’Italia nella classifica è nominata al 72esimo posto, dopo Suriname, Trinidad de Tobago ma anche Israele, Grecia e Cile.

Scrive Freedom House: heavy media concentration and official interference in state-owned outlets continues to hold Italy at Partly Free.

In italiano, su Reuters, dichiarano: "Il ritorno al potere di Berlusconi nell’aprile 2008 gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle (televisioni) pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati", dice l’edizione del 2009 commentando la realtà italiana e ricordando come "il primo ministro sia il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità Publitalia".
 
Ovvio che su Ansa non se ne parli, ci sono cose ben più importanti, oggi, come "a rischio gli spaghetti con le telline".
Volete una stampa più libera?!
 
 
Sembra ancora molto lontano il momento in cui il Pd chiederà a gran voce una riforma sul conflitto di interessi, è paradossalmente Bocchino a sollevare il problema: "Se vogliamo fare un codice etico per cui con la Rai non possono avere nulla a che fare i parenti fino al sesto grado di chi siede in Parlamento, io - dice Bocchino sarei - d’accordissimo: però il maggior colpito sarebbe Berlusconi, che è il maggior beneficiario insieme ai sui figli".

E continua: "È vero che mia moglie ha contratti con la Rai per diversi milioni, in quanto titolare di una società che produce fiction, vendendole anche alla Tv pubblica. Fanno altrettanto le società della famiglia Berlusconi, che sono infatti i primi fornitori della Rai" dice Bocchino. "Mia moglie - spiega l’esponente del Pdl - fa quello di mestiere, e i prezzi indicati dall’articolo sono quelli di mercato. Ricordo che l’ho conosciuta nel ’93, e che lei già nel ’90 aveva prodotto due documentari firmati da registi importanti per la Rai, in occasione dei Mondiali di calcio". (da il Messaggero)

E dire che alcuni giornalisti dissanguano insensatamente le proprie penne e tastiere per difendere l’ordine, a fronte di quel guazzabuglio in rete, oscuro e vulnerabilissimo che noi ci sforziamo di interpretare.

Internet è un vuoto, la carta stampata un pieno. Ricordate?

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