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150 miliardi di euro il fatturato delle mafie

Ancora “lunga e difficile” è “la guerra” alle mafie considerando il fatturato annuo che, secondo le stime più prudenti, si aggira intorno ai 150 miliardi (senza calcolare i proventi della corruzione, dei giochi e delle scommesse). E' una delle affermazioni più importanti contenute nella proposta di relazione di Giuseppe Pisanu sulla prima fase dei lavori della Commissione Antimafia, da lui presieduta, con particolare riguardo al condizionamento delle mafie sull'economia, sulla società e sulle istituzioni del Mezzogiorno.

La lotta, spiega Pisanu, sarà ancora “difficile perché dovremo combatterla più che sul versante militare, su quello assai più sfuggente e impervio dell'economia, della finanza e della politica”. Il presidente della Commissione bicamerale, sottolinea che, dall'inizio della legislatura a tutto il dicembre 2010, sono stati sequestrati “circa 15 miliardi” e confiscati “più di 3 miliardi” di beni, “risultati molto superiori a quelli degli anni precedenti”. La lotta ai capitali di 'cosa nostra', camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita, va portata avanti, altrimenti, avverte sempre l'ex Ministro degli Interni, “le mafie colpite militarmente al Sud continueranno a crescere economicamente al Nord”.

Pisanu osserva che, “se da un lato dovremo scovare i capitali mafiosi ormai immersi nell'economia legale, dall'altro lato dovremo essiccare goccia a goccia le molte fonti che quotidianamente li alimentano e li fanno lievitare” perché continua, Pisanu, “il potere mafioso non ha solo costruito fortezze e casematte da espugnare con operazioni accorte di polizia, ma anche un'estesa base di consenso che lo Stato può riconquistare solo con le armi proprie della civile convivenza. In questo senso, dobbiamo registrare ritardi, omissioni, errori che hanno un prezzo molto elevato” e aggiunge: “Non basta evocare la durissima crisi generale per giustificare quella che vediamo emergere come la teoria dei due tempi: l'idea, cioè, nella prassi finora vincente, che la mafia possa essere debellata nel Mezzogiorno, prima con le forze di polizia e poi con la riforma economica, sociale e culturale. E' una mera illusione - continua - Si deve invece procedere simultaneamente su entrambe le linee. Altrimenti, le mafie colpite militarmente al Sud continueranno a crescere economicamente al Nord”.

Il presidente della commissione Antimafia spiega che “la stessa scelta dell'inabissamento, che sembra ormai assumere un valore strategico, implica, certo, il mantenimento della capacità di intimidazione, ma soprattutto l'ulteriore, silenziosa immersione nell'economia, nella società e nelle istituzioni. E' solo un cambiamento di pelle o una più profonda metamorfosi? - si chiede - In ogni caso l'area del contrasto alle mafie si amplia ben oltre gli ambiti classici della repressione”.

Secondo Pisanu, “non bastano la magistratura e le forze dell'ordine. Occorrono anche politiche di sviluppo dell'economia e, in particolare, del capitale umano che, partendo dalla scuola, favoriscano l'affermazione di nuovi gruppi dirigenti e di nuovi cittadini pienamente consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri”. La presenza mafiosa in Italia sembra ancora concentrata nel Sud Italia ma in realtà “una tendenza non meno preoccupante si verifica nel Centro Nord, specialmente in vaste aree del Lazio, dell'Emilia Romagna, della Lombardia, della Liguria e del Piemonte”, continua Pisanu. “E' il segno evidente- aggiunge Pisanu - di un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno. Il fenomeno non è recente, perchè da almeno 40 anni le mafie hanno risalito la penisola ed hanno esteso via via i loro tentacoli in altri paesi europei e nel resto del mondo. Possiamo dunque affermare che esse si sono globalizzate e in Italia sono entrate a far parte anche della cosiddetta ‘questione settentrionale’”.

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