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La scomparsa dei capelli rossi

Nicole Kidman, Demian Lewis, Julianne Moore, Ron Howard, Pippi Calze Lunghe, Jessica Rabbit, Susan Sarandon, metà dei bruti di Game of Thrones, il 10% degli scozzesi. Cosa hanno in comune i membri di questa variegata accolita? Sono portatori del gene del rutilismo; in altre parole, hanno i capelli rossi e, secondo un recente studio dell’IPCC, un panel di esperti intergovernativo sull’evoluzione del clima, potrebbero rappresentare un mondo in estinzione.

Oltre alle ormai inevitabili previsioni sugli effetti prodotti dal cambiamento climatico, come l’aumento delle temperature medie, lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari e la conseguente scomparsa di territori sconfinati, un nuova sciagurata ipotesi emerge dalle pagine del rapporto. Il gene che determina la presenza di capelli e peluria rossi su percentuali molto basse della popolazione mondiale potrebbe essere destinato ad una progressiva e ineluttabile (seppur lentissima) eclissi.

Secondo il dott. Alistair Moffa, direttore dello ScotlandDNA, un centro che si prefigge di tracciare l’identità e la storia genetica dei suoi clienti, il gene dei capelli rossi si sarebbe sviluppato in Irlanda, Scozia e Inghilterra del nord come risposta alle caratteristiche del clima locale, per facilitare l’assorbimento dei raggi del sole e della vitamina D.

L’ipotesi, non supportata da uno studio scientifico, si basa su una logica piuttosto elementare. Se i capelli fulvi servono ad assorbire le proprietà del sole in territori perennemente sovrastati dalle nuvole, un aumento generale delle temperature e la conseguente diffusione di giornate più soleggiate dovrebbero favorire una recessione del gene del rutilismo, spogliato di fatto della propria funzione originaria. La stessa ipotesi dovrebbe valere, in teoria, anche per le pelli chiare e gli occhi azzurri, che con il sole non hanno mai sviluppato grande sintonia.

Dobbiamo dunque rassegnarci alla scomparsa del pel di carota? Per alcuni sarebbe una vera tragedia, visto il favore che i rosci incontrano presso ampi strati della popolazione in ragione del loro fascino esotico. Altri ci metterebbero la firma perché, ancora oggi, il portatore di capello fulvo è vittima di discriminazione e pregiudizi diffusi. Gli si attribuisce un odore sgradevole, un temperamento irascibile e, in alcuni casi, si associa il colore alla sfortuna. In passati neanche troppo remoti il rosso era considerato la tonalità del diavolo e le donne dai capelli ramati rischiavano di finire avvolte dalle fiamme.

Nell’attesa dell’ineluttabile, tra qualche centinaio di anni, la Scozia rimane la terra di elezione del whisky e delle teste rosse, mentre la Kidman prosegue indisturbata la parabola discendente della propria carriera. Per chi voglia attivamente opporsi ai propositi del DNA ci sono le tinte; le sfumature rosse sono le il più vendute e la genetica, nel mercato cosmetico, conta meno di nulla.

 

Photo: Van 3000, Flickr

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