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Uno sguardo indipendente su Unicredit

Come ben sapete non amo parlare di singoli titoli, ma la domanda più ricorrente di questi giorni è: quanto vale una azione Unicredit? Perché ha una volatilità simile ad un derivato?

Beh, sembra lapalissiano, ma la risposta è proprio che l’attuale azione Unicredit è un “derivato”. Vediamo perché. 

Il meccanismo con cui é stato studiato l’aumento di capitale di Unicredit sovverte un calcolo che abitualmente gli operatori fanno: quello di calcolare il prezzo a cui scambiare il diritto in base al valore dell’azione sottostante. Facciamo un esempio: la Alien Spa lancia un aumento di capitale offrendo una azione nuova ogni dieci possedute al prezzo di 1€. Se l’azione Alien sul mercato viene scambiata a 3€ comprando 10 diritti potrò avere un beneficio rispetto al mercato di 2€ (3€ di valore dell’azione – 1€ costo di conversine del diritto). Insomma il prezzo del diritto “deriva” dal valore dell’azione.

Il rapporto di “peso” però è stato capovolto: l’aumento di capitale Unicredit concede due azioni per una vecchia. Ovvero il prezzo del diritto esprime implicitamente il valore di due terzi della capitalizzazione “finale” della banca. Per questo possiamo dire che in sostanza la “vecchia” azione Unicredit è in realtà un derivato: l’operatore smaliziato osserva con attenzione il valore del diritto, e ne deduce il valore finale della maggior parte della capitalizzazione, e opera sull’azione Unicredit di conseguenza.

Qualora per un elevato in optato, o per altre technicalities, il prezzo del diritto dovesse comprimersi, per effetto di quanto sopra “tirerebbe” il prezzo dell’azione con forza verso il basso. Con buona pace dei vecchi azionisti, grandi o piccoli che siano.

Detto doverosamente questo, la cronaca di ieri (traggo da websim) vede finalmente un forte rimbalzo con il titolo che sale del 7% a 2,45 euro dopo aver perso più del 40% da inizio anno (ovvero 10 giorni fa…)

Ubs promuove l’istituto di credito a “buy”, target price 4€. Per Berenberg, che mantiene il giudizio “buy” con target price a 5,22 euro, Unicredit diventa la banca italiana preferita al posto di Intesa. JpMorgan resta cauta (“neutral” con target 3,50 euro) ma scrive che il rafforzamento patrimoniale partito ieri e la riduzione dei costi consentiranno a Unicredit di aumentare la reddittività portandola ai livelli delle concorrenti europee.

In generale, gli analisti concordano su un punto: in Borsa Unicredit è sottovalutata. Il titolo, scrive Berenberg, ha sottoperformato del 60% Intesa Sanpaolo dallo scorso agosto, a questo punto tratta 3,9 volte gli utili 2013 (post aumento di capitale), rispetto alle 5,2 volte di Intesa. Ubs sottolinea che Unicredit ha sottoperformato del 70% le altre banche europee nel corso del 2012 e ora tratta a 0,3 volte il capitale tangibile, ben sotto la media europea (0,6 volte).

I multipli bassi non sono l’unico argomento a sostegno delle raccomandazioni di acquisto, il titolo, nei prossimi mesi, dovrebbe essere sostenuto dalla riduzione dei costi in Germania e dagli effetti del rinnovo del board in primavera.

Insomma “fondamentali solidi”. Anche se sembra un disco rotto, ormai

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