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Una cura di fosforo per Scajola

Metti un catastrofico crollo in borsa che ci rimanda rovinosamente al 2000, un crollo che sa tanto di recessione ma che viene volutamente minimizzato dai grandi media per non pregiudicare il voto alle europee, aggiungi un ex presidente del consiglio pregiudicato che millanta di avere l’Alzheimer, e per darne immarcescibile prova dichiara che se fosse stato Papa sarebbe stato come Bergoglio, e concludi con un ex comico che per prendere voti vivisezionerebbe Dudù – come se la povera bestia non avesse già tanti cazzi per la testa per le pessime compagnie impostegli per avere pasti e cuccia gratis – e ci ritroviamo di botto in Italia.

Siamo in primavera, l’aria è dolce, tutto rinasce e rifioriscono anche i rincoglionimenti; siamo alla mercè di gente che sarebbe solo eufemistico definire poco raccomandabile, perché in fin dei conti non sono dei criminali, sono soltanto alienati che non hanno mai ricevuto terapie adeguate.

Sì, è vero, ci sono anche dei criminali, la primavera è anche periodo di grandi pulizie: si autorizza l’arresto di Genovese perché serve una pecora nera da sacrificare al dio oscuro della propaganda, un trancio di carne andata a male per simulare una sottospecie di moralizzazione interna al Pd – appena si saranno calmate le acque di certo il partito saprà sdebitarsi con questo martire della casta -; è scoppiato “prevedibilmente” lo scandalo dell’Expo per scoprire che vecchie glorie di “Mani pulite” non hanno mai smesso di darsi da fare, veri e propri stakanovisti della mazzetta, e si arresta Scajola perché ha fatto scappare Matacena in Libano, meta prediletta degli associati a delinquere, c’è da chiedersi il perché! Bah!

Ma Scajola è un osso duro: ha subìto sei ore di interrogatorio e l’ex ministro è andato a braccio, ha fatto solo uso della sua prodigiosa quanto leggendaria memoria; la cosa è incoraggiante visto che non ricorda neanche chi firma rogiti a suo nome. Insomma Scajola sta alla memoria, sia a breve che a lungo termine, come Berlusconi sta alla castità.

Se proprio vogliamo esser pignoli il caso Scajola è davvero inquietante e potrebbe riservarci non poche sorprese. Il soggetto in questione è stato ministro, ma non un ministro qualsiasi, bensì ministro degli interni, e, come se la cosa non bastasse, è stato anche presidente del Copasir, il comitato parlamentare che controlla e gestisce i servizi segreti.

Ora, visto che la matematica non è un pignone, e due più due fa sempre quattro, cosa mai potrebbe aver mai combinato e cosa potrebbe mai spifferare un ex ministro degli interni e presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica con oramai evidenti collusioni con la criminalità organizzata? Purtroppo ancora non ci è dato saperlo, l’interrogatorio fiume con questo Funes è stato secretato, quindi nulla trapelerà per adesso, anche se l’indagine ha già fatto scattare le manette per due poliziotti e per alcuni componenti del clan dei casalesi e ha fatto emergere una relazione tra le motivazioni che hanno portato all’arresto dell’ex ministro e lo scandalo Expo 2015.

Scajola è una mina vagante che potrebbe far saltare vari tavoli, compresi quelli dove giocano attuali ministri della repubblica, spuntati come cellule impazzite per interessata mitosi dall’ex Pdl e non solo. Speriamo solo che la sua proverbiale memoria lo aiuti.

 

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