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Ultima proposta di Bossi per contrastare la crisi: “Riapriamo il parlamento del Nord”

E’ come se qualcuno decidesse di riaprire la reggia di Caserta per metterci il parlamento del Sud, come se Pisapia nei panni di Ludovico il Moro spostasse autonomamente il consiglio comunale da Palazzo Marino al Castello Sforzesco, e come se Cota sentendosi uno di casa Savoia si mettesse a comandare il Piemonte da Stupinigi, l’annuncio leghista della riapertura del parlamento del nord, il 4 dicembre sa di boutande politica. O poco di più.

L’Italia crolla a causa dell’incapacità della politica e del precedente governo di dare risposte credibili agli annosi problemi che attanagliano il nostro paese, e la Lega cosa fa? Apre un nuovo fantomatico (già visto e rivisto) parlamentino del Nord.

Ma non era il partito di Bossi che voleva semplificare le leggi, dimezzare le istituzioni, tagliare i costi della politica e ridurre gli apparati statali? E cosa sarebbe il parlamento del nord: un’assemblea del condominio padano? Un confessionale tipo grande fratello in cui i popoli del Nord possano raccontare i surprusi della Capitale? Oppure un gabinetto di guerra dove Umberto Bossi possa preparare la marcia su Roma?

La Lega pensa veramente che la crisi finanziaria, economica e politica europea si risolva con il trasloco forzato delle istituzioni, con i ministeri a Monza, con il giro, la miss, ed i templari della Padania?

Dai non scherziamo, qui si parla di pura propaganda politica che non riesce a rendersi proposta e risposta politica credibile. I fallimenti della lega all’interno del governo berlusconiano ne sono testimonianza.

Abbiamo bisogno di ben altre cose rispetto alla trita e ritrita epica leghista. Della de-islamizazione del nord, della reconquista leghista, delle rivendicazioni e della presunta superiorità di alcune regioni rispetto al centro-sud non se ne sente proprio il bisogno. Gli italiani e forse anche i padani, dei leghisti che si ritirano imbronciati tra le loro valli mentre telefonano a Monti per comunicare la loro indisponibilità a partecipare al nuovo governo non se ne fanno nulla. La crisi si combatte a Milano per quanto riguarda la finanza, a Roma per la politica, e nelle altre realtà produttive del paese, per far ripartire l’economia reale. Quartum non datur.

I William Wallace della politica italiana dopo aver fallitto su tutti i fronti negli ultimi tre anni anni di governo (federalismo, devolution, autonomia locale,riforma fiscale e previdenziale) cosa potevano fare? Riaprire il parlamento del nord.

Può bastare per confrontarsi con i partner europei, la globalizazzione e le sempre più forti economie emergenti? Sicuramente no. Qualcuno lo dovrà pur dire dalle parti di via Bellerio. 

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