• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > "Terùn, a me?"

"Terùn, a me?"

Riflessioni di una giuglianese, in viaggio per il nord.

Il bollettino meteorologico mi aveva spaventato.

La voce alla radio parlava di pioggia e temporali ed io stavo per salire su un aereo, direzione profondo nord.

Un volo low cost, di quelli che paghi a prezzo stracciato e che ti danno tutta l’impressione di un viaggio in corriera, come era in uso tempo fa (nei tuoi ricordi ne hai provato l’ebbrezza freddamente, davanti all’immagine in bianco e nero, di un De Sica militare ed una Merlini levatrice anni ’50, stretti nel saluto pre-partenza).

Sei seduta, costretta da una corda che chiamano cintura di sicurezza e guardi con curiosità e solidarietà, lo steward che ripete automaticamente gesti meccanici, indicando svogliatamente le uscite laterali, le disposizioni in caso di incendio.. pensi a quante volte l’avrà ripetuta, nella sua vita, quella pantomima.

Ma sei fortunato. Hai il posto accanto all’oblò.

Pensi che vomitare sulle nuvole, tutto sommato, potrebbe avere anche il suo fascino.

Ti allontani da una terra per ritrovarti in un’altra: questo è tutto.

Il tempo passa, dai, hai acquistato due riviste di quelle che dovrebbero distrarti... ma come per dispetto, quasi per infierire ancora di più sul tuo “già di per sé traumatico stato emotivo”, eccoti apparire a pagina 10 il faccione di Umberto Bossi.

Ti spaventi, vero, ma la curiosità prevale e decidi di immergerti nella lettura.

Certo che è strano. Prima delle elezioni, lo avresti immaginato a soffiarsi sulle unghie, in una Spa di lusso, circondato dai suoi fedelissimi, in attesa dell’esito; oggi lo pensi nervoso, a sgranocchiarsi le unghie o forse solo annoiato, chissà.

Un occhio all’oblò.

Campi coltivati, verde, terre ovunque: questo, il panorama.

D’un tratto vieni raggiunta dalla voce del signor “Roma ladrona”, già sai, è un’allucinazione, ti capita spesso; te lo senti piccolo sulla spalla destra, sussurrarti all’orecchio, come nei cartoni animati, ma vestito di rosso, da lucifero in miniatura: “terùn, sei arrivata a casa mia”.

Aggrotti istintivamente le sopracciglia, interrogativa, mentre ti liberi dalla prigione della cintura, sui fianchi.

“Terùn a me?” – gli rispondi, in questo immaginario dialogo schizofrenico –

“Ma ne sei proprio sicuro?” – aggiungo –

Lo vedi, piccolino, poggiare la sinistra sotto il gomito destro, mentre quest ultimo regge il mento; inclina la testa verso destra, dubbioso.

E sì. 

A casa tua, colate di cemento hanno reso irriconoscibili quegli spazi aperti in cui giocavi da bambina.

Le lunghe distese di mele annurche, nei campi dei contadini, erano uno spettacolo, così come il sapore, di quelle delizie.

Tempo che fu. Lasci scorrere nella tua mente, le immagini delle tante campagne, divenute col tempo oggetto di conquista dei signori del cemento.

Stai scendendo la scaletta, col bagaglio a mano; stai entrando nel minibus, per guadagnare l’uscita.

Il telefonino squilla, ma non rispondi.

Pensi ai pozzi avvelenati, che per anni hanno alimentato le colture del tuo paese.

Pensi alla discarica a cielo aperto, lungo le tue strade.

Pensi a tutte le balle, dietro l’enorme mostro scuro di finte ecoballe, accatastate accanto ai pochi campi rimasti ancora in piedi, nonostante tutto, a Taverna del Re. 

“Noi, terùn?” – ti chiedi, maledicendo il metereologo che dava pioggia, spogliandoti della giacca, sotto un sole estivo -

Un tempo. Tanto tempo fa. 

E la ricevuta del biglietto d’aereo finisce in un contenitore.

“Carta”, c’è scritto su.

Un miraggio, dall’ “accento” nordico.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.28) 11 giugno 2011 20:01

    Liturgie padane >

    Il 28 aprile La Padania ribadisce il credo Leghista “bombe uguale più clandestini”.
    Allora La Russa garantisce che, d’accordo con gli Alleati, avremo il “termine certo” per ritornare a “neutralizzare” i radar libici. Frattini fa sua “l’ipotesi di 3-4 settimane” per concludere tutte le operazioni militari. Aggiunge però che serve intensificare la “pressione militare” per poter far partire l’iniziativa politica.

    I fatti. Da quel 28 aprile Lampedusa ha visto approdare circa 10mila migranti spediti da Gheddafi.
    Tanti, ma solo 1/5 di quei 50mila “profughi” che, secondo Maroni, avrebbero “invaso” il paese. Una “goccia” in confronto agli 856mila profughi (fonte OIM) già fuggiti dal Rais.

    Anche nell’ultima settimana di maggio i nostri aerei hanno effettuato 49 missioni.
    Il problema di Gheddafi è ancora quello di “riempirci” di poveracci?
    A quando il picco dei prossimi 40mila?
    Nel paese del Barbiere e il Lupo in nome della sicurezza si dicono e si fanno cose davvero singolari …

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.135) 12 giugno 2011 16:43
    Pere Duchesne

    Quante banalità.

  • Di Eliana Iuorio (---.---.---.15) 12 giugno 2011 19:50
    Eliana Iuorio

    "Banalità", dice Lei.
    "Occasione" per parlare della mia terra, del rammarico profondo di vivere in un luogo distrutto dalla irresponsabilità degli uomini, che per proprio profitto lo hanno consegnato in una voragine chiamata ecomafie.
    Nessuna polemica nord-sud, che pure, allo stato, considererei affatto banale, a sentire il veleno sputatoci addosso di recente dal sig. Borghezio.
    Il rammarico paradossale del mancato senso, nel definirci "terroni", ora che le terre paiono essere distese verdi e sane, solo a nord.
    Le nostre colpe stanno nell’aver consentito a molti, di sversare illecitamente, nelle nostre campagne, nelle nostre cave; ma i rifiuti tossici o nocivi che per anni hanno infestato la nostra natura (e sono le inchieste a provarlo!), paiono provenire proprio da quel profondo nord che cita "Roma ladrona", ma che non esita a vomitare fango e morte, contra legem, sui nostri territori.
    Ecco, le "banali riflessioni", che mi andava di condividere con tutti voi.

  • Di Pere Duchesne (---.---.---.95) 14 giugno 2011 11:20
    Pere Duchesne

    Gentile Signora

    La sua cortese risposta ad una mia meno cortese esclamazione merita qualche spiegazione da parte mia. Io sono lombardo da infinite generazioni, abito su un lago che io trovo molto bello, abbastanza deturpato negli anni 50-60, ora più sorvegliato, ma sottoposto ad una crescente antropizzazione. La gente di qui è piuttosto chiusa, appare difficile agli estranei, ma è generosa, e poi credo che ognuno abbia diritto di vivere secondo le proprie abitudini. Vede, se dico che non mi piace il modo di vivere dei tedeschi e ancora più quello dei finlandesi, nessuno ha da ridire. Ma se dico le stesse cose di un campano o di un siciliano, sono un bieco razzista. Sono stufo di sentire tacciare di razzismo la gente del nord ad ogni piè sospinto. Sono stufo di sentire parlare delle mafie delle tre regioni come fossero opera di marziani, e non di gente radicata nel territorio e che trova aiuto, protezione e quanto altro da parte della popolazione (e sarebbe interessante quantizzare da quanta parte): se non si parte da questa constatazione non si farà mai nulla. I vari Borghezio straparlano sovente, ma sono parole, mentre quante migliaia di Borghezio meridionali stanno portando la mafia nei nostri territori e li stanno violentando, e non a parole. E anche questo radicamente nella mafia al Nord, è sempre presentato come fosse colpa nostra: ma mi sa dire quanti lombardi, veneti e piemontesi “originali”  ci sono nelle grandi ondate di arresti? Anche la Lombardia non ha amato i piemontesi nel 1859, anche se le ultime celebrazioni hanno sorvolato sui problemi: sono stati meno invasivi che nel meridione solo perché allora le amministrazioni civili austriache erano meglio di quelle del Piemonte. E’ vero che molti rifiuti pericolosi di industrie del Nord sono andati al Sud, ma chi si è fatto avanti per sistemarli, chi ha trovato i posti dove buttarli, chi ci ha guadagnato?

    Per capire cos’è il razzismo strisciante e l’emarginazione del diverso, avrebbe dovuto lavorare in una certa scuola brianzola dove vi erano circa 200 insegnanti, di cui 12 lombardi, con un provveditorato interamente meridionale: lascio a lei immaginare chi erano le vittime, e gli emarginati.

    Lo so, sono chiacchere, che purtroppo hanno al fondo reali situazioni di disagio, e che andrebbero discusse serenamente, senza strillare continuamente al razzismo. Proprio ora che abbiamo anche le mafie cinesi, albanesi e slave, in aggiunte alle nostre tradizionali.

  • Di Eliana Iuorio (---.---.---.238) 14 giugno 2011 13:10
    Eliana Iuorio

    Gentilissimo sig. Pere Duchesne,

    apprezzo molto il suo intervento, anche perchè sono dell’idea che dialogo e confronto siano alla base di una crescita personale e perchè no, reciproca.
    Degli episodi che mi ha citato, purtroppo, non posso esprimere la mia opinione, dovendo fondarla sulle sue sole parole, inaudita altera parte.
    Mi ha portato con la memoria al luogo dove credo Lei abiti, che trovo particolarmente bello e dove ho sempre pensato regnasse ancora quella magìa, persa in altri posti.
    Portare alla Sua conoscenza e così, a quella di coloro che ci leggeranno poi, le radici della mia famiglia, mi sembrerebbe inopportuno, in questa sede, anche per una questione di privacy; ma Le assicuro che nel mio sangue orgogliosamente campano, dimorano globuli rossi e bianchi dall’accento napoletano, sardo e andando indietro nel tempo (devo confessarLe), anche lombardo.
    La parola razzismo, pur evocando ancora un sentimento di disprezzo misto a violenza ben presente, nella realtà, per quella che potrei definire un’ostinazione ottusa, continua a vivere lontana dalla mia comprensione e pertanto dal mio agìre.
    Demagogico, forse da libro "Cuore", dirLe che non credo nelle differenze, ma apprezzo le diversità. Fondamento del nostro arricchimento socio-culturale.
    Per tornare ai "fatti", Lei ha sottolineato la presenza delle mafie al nord, attribuendone la responsabilità ai meridionali, in un’ottica di riferimento territoriale/concettuale/operativa del sistema "mafia".
    Ed è qui, che vorrei soffermarmi.
    Senza minimamente volermi addentrare in spiegazioni lunghe e tortuose, richiamando studi e trattati d’ogni sorta, circa l’origine di questo "male", voglio ricordarLe che chi combatte le mafie, paradossalmente è sempre un meridionale, ci faccia caso. La Direzione nazionale Antimafia è nata con Giovanni Falcone, non con altri personaggi; i successi, negli ultimi arresti, li dobbiamo a pool di magistrati, che unitamente all’alacre lavoro delle Forze dell’Ordine, sono riusciti ad assicurare alcuni tra i più pericolosi criminali alla Giustizia.
    Ma torno alle responsabilità, circa la presenza dimostrata da inchieste come quella della DDA di Napoli (che portò all’arresto dell’imprenditore Bazzini a Parma - un cognome nordico, come vede, legato al cartello casalese), delle mafie al nord.
    Oggi, e ce lo spiegano superbamente Raffaele Cantone e Gianluca Di Feo, in un libro che Le consiglio, edito da Mondadori: "I Gattopardi" , le mafie non sono più (e non solo), rappresentate da uomini in gessato con le ghette, che se ne vanno in giro a seminare terrore e violenza, per affermare la propria volontà; oggi assistiamo ad una evoluzione, del sistema criminale camorra e mafia in genere, dove le tre "C", indicate dagli autori di questo libro che Le ho citato, sono emblematiche, per descriverne il mutamento: "Connivenza", "Convenienza", "Convivenza".
    Le mafie "servono"; fungono da agenzia di servizi: per ottenere vantaggi, fare affari, ottenere facili guadagni, lavoro.
    Le mafie attecchiscono a nord, sig. Duchesne.
    Si chiama connivenza; e chi aderisce, cerca o presta consenso a questo sistema, non è meno responsabile di chi lo offre, mi perdoni!
    Ecco perchè, oggi, è necessaria una spinta che parta dal basso, dalla società civile tutta, indignata, che non si "giri dall’altro lato", ma si esprima in modo netto e chiaro, dicendo NO.
    Qui nel suo e mio sud, tanta gente, attraverso movimenti, associazioni, ogni giorno compie scelte di Legalità, per un cambiamento di mentalità, che dev’essere la base, per costruire.
    C’è sempre l’altra faccia della medaglia, in ogni posto del mondo.
    E sono e saranno le nostre azioni, ad aiutare questo Paese a rinascere, insieme all’opera di amministratori capaci e sinceramente interessati al Bene comune.
    Ma anche questa, è una responsabilità che incombe sul capo di ciascuno di noi: si chiama scelta.

    La saluto e così tutti i miei amici che vivono al "piano di sopra" del nostro condominio!!!

     

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares