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Nell’olimpo creativo di Gabriella Mondelli

Incontro con uno dei più talentuosi, tra i giovani creativi e designer del nostro tempo: Gabriella Mondelli e la sua fucìna di idee. 

Gabriella, la “tua Berlino” è stata in mostra, a Napoli, presso la galleria “The Apartment” per “Un’ora in viaggio. Conversazioni su Architettura, Arte, Città”. Una prospettiva certamente diversa, rispetto alla solita immagine della Porta di Brandeburgo… Mi racconti del progetto e della Berlino che hai “sentito”, dietro l’obiettivo?

Il viaggio a Berlino è stato con le amiche di sempre, quasi tutte architetti, quindi improntato non tanto sul classico tour “turistico” ma più incentrato sulle bellezze architettoniche di cui tutte noi siamo appassionate.

Berlino mi ha lasciato esattamente divisa a metà, è impressionante come ancora si senta la divisione tra est e ovest, la percepisci ancora nell’aria, insieme alle sofferenze delle persone che li hanno vissuto. Molte sono state le architetture che mi hanno colpito dall’ Holocaust Memorial to the Murdered Jews of Europe, all’IBA Social Housing di Peter Eisenman, alla DG-Bank di Frank Gehry, al Judishes Museum di Libeskind, all’Unitè d’Habitation di Le Corbusier, per arrivare all’intervento al Reichstag Dome di Sir Norman Foster, con il quale scatto ho partecipato alla mostra. Il mio è stato un reportage di viaggio principalmente sull’architettura moderna che è andato di pari passo con le emozioni che ho provato durante il viaggio.

Un creativo, può viaggiare anche seduto nel suo studio… Ti lasci influenzare, dai luoghi che visiti, nel tuo lavoro?

La fantasia e la creatività possono “raggiungermi” in qualsiasi luogo, con l’immaginazione si riesce a viaggiare anche stando seduti alla propria scrivania. Avere con me il mio fidato blocco di schizzi sempre in borsa mi permette di appuntare disegni, pensieri e idee in qualsiasi momento. Nel mio caso però viaggiare, visitare città che non conosco, visitare gallerie d’arte, musei ma anche semplicemente incontrare nuova persone sono sicuramente elementi che influenzano il mio lavoro, sia quello di designer che quello di fotografa.

In tema di visioni oniriche, il progetto che vorresti realizzare e che ritieni impossibile…

Visioni oniriche per quanto riguarda la fotografia: degli scatti fotografici alla città sommersa di Atlantide, se mai fosse esistita davvero.

Per quanto riguarda il design, realizzare degli oggetti/interni impossibili riprendendo il concetto delle opere di uno dei miei artisti preferiti M.C. Escher.

Il Buxus Design Studio (http://buxusdesignstudio.wordpress.com/), è fucina delle tue idee e di quelle di Cristina Rachele Ciarnelli. Ci racconti questa esperienza? Com’è, la tua giornata-tipo?

Buxus Design Studio è nato il 10/10/2010, io e la mia socia Cristina siamo l’esempio classico di come gli opposti possano andare d’accordo e di come è possibile lavorare in team in maniera simbiotica. Insieme ci occupiamo di Industrial Design, Graphic Design, Web Design, Exhibition e Event Design. Abbiamo avuto esperienze di lavoro diverse che ci hanno portato alla fine a prendere l’importante decisione di metterci in proprio e di gestire il nostro lavoro autonomamente. Cominciamo a lavorare alle 9 e la prima ora è dedicata a controllo email ma soprattutto all’aggiornamento di nuove tendenze e novità, saltellando tra blog di design, moda e fotografia. I lavori più “noiosi” sono svolti di mattina... è il nostro momento meno creativo della giornata, un pranzo leggero alle 13 e poi dalle 14 in poi comincia la vera e propria esplosione di creatività e sì! Se potessimo lavorare di notte sarebbe perfetto! Abbiamo degli orari creatività veglia/sonno un po’ strani!

C’è stato un momento, nel tempo, in cui hai deciso di dedicarti all’arte (alla fotografìa in particolar modo); hai studiato design e progettazione grafica. Oggi, c’è chi si lascia andare alle proprie inclinazioni e desideri, con grandi difficoltà e chi si costringe in lavori che “pagano l’affitto”, ma che non gli somigliano affatto. Tu sei riuscita a coniugare passione e lavoro. Difficile, secondo te, ai nostri tempi? 

Sono dell’idea che nella vita bisogna cercare di seguire i propri sogni, e che non credo sia sano vivere una vita di rimpianti. Meglio provare e non riuscire a fare le cose che nemmeno provarci. Purtroppo la situazione dei giovani oggi non solo in Italia è abbastanza drammatica. Spesso bisogna per forza scegliere dei lavori che “Pagano l’affitto”, oppure ci si deve adattare e fare lavori che non piacciono per tirare avanti. Grazie al supporto della mia famiglia sono riuscita a frequentare l’università, nonostante la gavetta sia stata lunga e le entrate economiche basse loro sono sempre stati presenti per le necessità. La mia fortuna sono stati loro. E’ difficile per quelli della mia età conciliare passione e lavoro, e soprattutto camminare con le proprie gambe, i miei genitori sono stati nel mio caso e lo sono per molti giovani della mia età una vera e propria ancora di salvezza, e per questo non smetterò mai di ringraziarli.

Hai un’artista, un designer dal quale trai ispirazione, che ami più degli altri? Sono curiosa... se sì, mi spieghi il motivo?

Un’impresa scegliere una sola persona, ho una lunga lista di designer, artisti, fotografi, architetti, che mi ispirano ogni giorno con la loro creatività.

Ma uno tra tutti è sicuramente Bruno Munari, eclettico designer che è riuscito a essere uno dei massimi protagonisti del XX secolo spaziando dalla grafica al design, dalla cinematografia alla pittura fino all’ideazione di laboratori per bambini per stimolare il pensiero creativo sin dall’infanzia.

Una foto, dal tuo archivio. Le tue emozioni, al momento dello scatto.

E’ una foto che mi ha scattato un’amica (dopo mille raccomandazioni per l’inquadratura che volevo, è sempre molto paziente con me!) proprio a Berlino all’Holocaust Memorial, una visita per me che è stata molto impegnativa e quasi faticosa, in questo luogo della memoria che mi ha provocato un vero e proprio shock emotivo e fisico, la foto mi ricorda quei momenti e lo scatto rappresenta esattamente quello che ho provato quel giorno.

Cosa pensi delle campagne pubblicitarie “shock”? Quale, secondo te, il contributo del creativo, nella realizzazione di campagne di sensibilizzazione su temi sociali?

Le campagne “shock”, da sempre criticate perché “troppo brutali, troppo cruente”, hanno un’importanza basilare per le campagne di sensibilizzazione verso quei temi che vengono trattati come se “non esistessero”, o come “non importanti fin quando non ti toccano da vicino”. Credo che Oliviero Toscani sia uno dei migliori creatori di campagne “shock”. Per quanto riguarda invece gli spot di sicuro quello che mi ha colpito di più ultimamente è stato quello dei German Street Art Collective Menralgassi - Amnesty International per Troy Davis. Le campagne pubblicitarie che preferisco sono sicuramente quelle di Guerriglia Marketing, che permettono di realizzare campagne di sensibilizzazione su scala ancora più ampia, attraverso una promozione pubblicitaria non convenzionale e dai costi contenuti, attraverso l’utilizzo creativo si strumenti “insoliti”.

Mi ha molto colpito l’argomento della tua tesi. Cosa sono le “Terapie di Luce”?

La mia tesi è stata una tesi di Light Design, lavorando in team con altre due ragazze avevamo lavorato sull’illuminazione dell’area ristorante/bar di un centro benessere, creando 5 apparecchi luminosi, inseriti in ambienti armonici che creassero luci rilassanti e che allo stesso tempo permettessero di “ingannare” l’attesa tra una portata e l’altra. Una nuova idea di illuminazione intesa come gioco, in tutte e cinque le lampade era necessaria l’interazione tra apparecchio e utilizzatore. La luce dai colori armonici intesa come terapia, nel momento in cui è l’uomo che sceglie come “creare” effetti di luce differenti, realizzandosi una sorta di seduta di cromoterapia personalizzata.

Cosa ti sentiresti di “progettare”, per Napoli? E per Como?

Per Como mi piacerebbe sicuramente poter intervenire sulla passeggiata del lungo lago, effettuando la progettazione dei giardini e della passeggiata stessa, per la mia città che vive molto di turismo, i lavori di quest’area che si stanno protraendo da anni senza ancora essere completati sono davvero un danno di immagine per la città. Mi piacerebbe rendere anche artisticamente fruibili dei luoghi del comasco lasciati a se stessi come l’area dell’Ex Ticosa.

Pur avendo Napoli nel cuore (avendoci passato tutte le estati dell’infanzia con la nonna che è napoletana doc), ma mancando da parecchio tempo, dovrei stare un po’ più sul territorio per capire cosa potrei come designer progettare per migliorare la citta.

Hai a disposizione una macchina del tempo. Torneresti indietro, per…

Non ho grossi rimpianti, di cose che non ho fatto nella mia vita, a livello personale penso che tornerei indietro per frequentare una scuola superiore ad indirizzo artistico. Penso tornerei indietro anche per assistere a grandi eventi del passato o conoscere persone che non ho incontrato, diciamo che ad avere solo tre possibilità (perché se no potrei non finire mai!) sceglierei oltre al cambio di scuola, di essere presente il 28 agosto 1963, al discorso di Martin Luther King a Washington “I have a Dream” e tornerei indietro per poter conoscere i miei nonni che non ho mai incontrato.

New York o San Paolo, in Brasile?

Sono stata a New York due anni fa, ed è stato entusiasmante, il viaggio più bello che ho fatto nella mia vita, una città piena di contraddizioni, così viva, ti senti al centro del mondo e in nessun posto allo stesso momento. E’ una città che offre tutto quello che cerchi a qualsiasi ora del giorno e della notte. Se qualcuno mi chiedesse di tornarci, potrei partire anche oggi stesso! E’ davvero una città in cui mi piacerebbe vivere. A livello culturale ci sono un sacco di mostre e di eventi in qualsiasi periodo dell’anno. Per quanto riguarda tutte le architetture che ci sono un viaggio solo non basta! Per San Paolo, appena ci vado ti faccio sapere!

Grazie, a Gabriella. Tantissimi complimenti, per il suo genio e.. l’aspettiamo, alla prossima esposizione a Napoli!!

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