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Teresa Buonocore, il coraggio di una madre

Teresa Buonocore, 51 anni, di Portici (Na), viene assassinata il 20 settembre 2010. Due gli esecutori materiali: Alberto Amendola e Giovanni Avolio. Per la Procura di Napoli è Enrico Perillo, l'uomo che abusava sessualmente della figlia di Teresa (di appena 8 anni), il mandante dell'omicidio.

La donna, secondo l'accusa, sarebbe stata uccisa per vendetta, essendo stata la testimone-chiave nel processo che ha portato alla condanna del Perillo, per le violenze perpetrate in danno della bambina. Il 26 ottobre, si aprono le porte dell'aula della III sezione della Corte di Assise, presso il Tribunale di Napoli. 
Tocca alla città, ora, mostrare il proprio volto.

Questa è la storia di una donna, di una mamma.

Quando il silenzio fa più paura della velocità dei proiettili, nell’attraversare il tuo corpo e ridurti senza parola.

Questa, è la storia di mandanti ed esecutori.

Assassini, tutti.

Un omicidio pensato, studiato, maturato.

Teresa Buonocore (nella foto) era una madre, che ha difeso e tutelato sua figlia, sottraendola alla violenza perpetratale da un aguzzino spietato e senza scrupoli.

Quella violenza che ti toglie il diritto di guardare il mondo dal basso verso l’alto; che penetra l’anima, ancor prima della tua carne.

Quella che, tra atroci sofferenze, costringe una bambina di otto anni a subire l’indicibile.

Violenza sessuale.

Così, si chiama. Così, si scrive. Così, si dice o ancora si bisbiglia.

Teresa Buonocore trascina sua figlia lontano da quel mostro, che le ha avvelenato la vita. Denuncia tutto, diventa il testimone chiave, in un processo che condurrà alla condanna del pedofilo.

Quindici anni di carcere, giudicherà il Tribunale di Napoli.

E cinquantamila euro di provvisionale, da corrispondere a Teresa, costituitasi parte civile nel processo.

Non un attimo di esitazione. Una madre forte, coraggiosa.

Sempre accanto a sua figlia.

Enrico Perillo Enrico Perillo 

Enrico Perillo, il geometra vicino di casa, l’uomo che ha abusato ripetutamente della piccola, oggi sta scontando la sua pena nel penitenziario di Modena.

Sembrerebbe una storia di coraggio e di giustizia.

Ferite che non possono rimarginarsi, quelle che la bambina porta a fuoco, sulla sua pelle.

Ma fin qui, tutto farebbe pensare ad una conclusione, della vicenda.

E invece no.

Non ho mai creduto alle frottole sull’onore, che raccontano i delinquenti della peggiore specie: criminali comuni, mafiosi, camorristi, "assassini a pagamento" vicini a queste organizzazioni (anche e soprattutto nella mentalità, emulandone gesti e comportamenti).

Trovo surreale, quasi blasfema, questa autoattribuzione di orgoglio, legata al rispetto di principi ed idee, che loro chiamano “valori”.

Ancora più disgustoso, il pensiero che questi uomini, autoproclamatisi tutori indefessi di “regole d’onore”, compiano un gesto così maledettamente vigliacco.

Essì.

Giancarlo Siani diede la prova che tra i camorristi ci fossero pure gli “infami” e i “traditori” (volendo adottare il loro linguaggio tribale); la vicenda di Teresa, uccisa barbaramente, mentre era alla guida della sua automobile: inerme, indifesa, e solo perché si era strenuamente battuta per ottenere giustizia, per la sua piccola - dilaniata nel cuore e nella carne da un abbietto violentatore - ci conduce dritti, verso l’ennesima conclusione.

Che i criminali tutti, sono niente altro che dei vigliacchi. Privi del senso della vita, figuriamoci dell’onore. 

Il gup Lucarelli, il 21 luglio scorso, ha accolto le richieste della Procura di Napoli, nella persona della dott.ssa Arlomede ed il prossimo 26 ottobre, davanti alla III sezione della Corte di Assise di Napoli, comincerà il processo per l’omicidio di Teresa.

Imputato: Enrico Perillo, il pedofilo, accusato di essere il mandante dell’omicidio.

Per i due killer, Alberto Amendola e Giovanni Avolio, giudicati con il rito abbreviato, è prevista la sentenza il 14 ottobre.

Giovanni Avolio e Alberto Amendola Giovanni Avolio e Alberto Amendola 

Amendola, il tatuatore di Portici, nel 2008, fu trovato illegalmente in possesso di un'arma da fuoco e numerose munizioni (per questo ha patteggiato una pena in un anno e sei mesi di reclusione); quel 20 settembre del 2010, davanti ad un'agonizzante Teresa Buonocore, pare che uno dei due killer abbia avuto un attimo di esitazione.

Ma il suo complice, strappandogli l'arma, lo redarguì a dovere: "Dammi la pistola, che ti insegno a fare l'uomo" - furono le sue parole.

C’è una cosa, che spero.

Che il 26 ottobre, accanto ai familiari di Teresa, in quell'aula, ci sia Napoli.

Che urli forte, vincendo ogni silenzio, qual è il vero significato della parola “Onore”.

E chi siano davvero, gli "Uomini e le Donne".

 

Commenti all'articolo

  • Di illupodeicieli (---.---.---.92) 3 agosto 2011 18:20

    Quanto durerà il processo? Spero poco e ,se come sembra, quelle persone sono colpevoli, che vengano condannate a una pena di detenzione giusta oltre a risarcimento nei confronti della bambina. Il mio timore è la lungaggine della procedura.

  • Di Eliana Iuorio (---.---.---.106) 3 agosto 2011 18:41
    Eliana Iuorio

    Seguirò il processo, che avrà certamente i suoi tempi, considerato il rito. Provvederò ad informare qui, su AgoraVox, di ogni udienza e di tutti gli sviluppi processuali della vicenda, fino alla sua conclusione giudiziaria. Condivido la speranza di una pena giusta e certa, nei confronti dei colpevoli. E spero che la città reagisca, intervenendo ed assicurando il proprio abbraccio, ai familiari tutti di Teresa, come alla piccola. Più delle lungaggini processuali, fa paura il silenzio dei media (attratti molto spesso dal clamore iniziale, della notizia) e l’indifferenza dei cittadini... Vorrei ricredermi.

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