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La "Guerra Fredda" tra Italia e Jugoslavia: il silenzioso conflitto del 1953

Nel 1953, la Seconda Guerra Mondiale era ormai conclusa da qualche anno e il regime fascista aveva cessato di esistere da altrettanto tempo, regime a cui si erano -ovviamente- attribuite le ambizioni neo-imperialiste nei confronti dei territori slavi. 

Visita del presidente Einaudi per il ritorno di Trieste all'Italia, 4 novembre 1954.

Peccato che, otto anni dopo la cessazione del secondo conflitto mondiale, le ambizioni neo-imperialiste nei confronti di quegli stessi territori non erano certo cessate e addirittura -sempre nel 1953- si rischiò un conflitto armato; l’Italia riteneva -e tuttora purtroppo ritiene- che alcuni territori slavi fossero, per legittimazione, territori italiani, dimenticando completamente che dopo la Prima Guerra Mondiale, quegli stessi territori erano stati assegnati a quella che sarebbe poi divenuta la Jugoslavia, sulla base del rispetto del principio di nazionalità: erano -e sono- infatti, territori a tutti gli effetti slavi, dal momento che la popolazione che li occupa è di etnia slava, e non da tempi recenti, ma fin dal Medioevo, o forse anche prima!

1953, e cioè un anno in cui il Fascismo era già terminato e condannato, ma, a quanto pare, non il neo-imperialismo.

Il quasi-conflitto vide lo schieramento di truppe italiane e slave al confine tra Italia e Jugoslavia per il controllo di Trieste, amministrata all’epoca anche dagli Alleati, conflitto che non si concretizzò, ma che sfociò in una serie di insurrezioni popolari capeggiate da studenti, lavoratori e semplici cittadini italiani di Destra nella città di Trieste, che pretendevano “l’italianizzazione” del capoluogo a scapito dei migliaia di residenti Croati. Gli scontri videro lanci di pietre e addirittura bombe anche contro i palazzi che ospitavano le Istituzioni, che costrinsero a provvedimenti urgenti.

Trieste venne così spartita in due aree: una controllata dagli Italiani, l’altra controllata dalla Jugoslavia. La questione venne risolta, in via definitiva, l’anno successivo, quando, con il Memorandum di Intesa di Londra, venne sancita la suddetta divisione, divisione che fu relativamente breve, venendo poi, la città di Trieste, assegnata all’Amministrazione Italiana, senza tenere affatto in considerazione la popolazione slava che risiedeva in quell’area, che conta oltre 15.000 residenti di etnia croata, che vengono, ovviamente, puntualmente dimenticati, analogamente a quanto accade con gli Austriaci residenti in Alto Adige, dimenticati (quasi) dal Governo Italiano!

Si è così avuta una vera e propria “Guerra Fredda silenziosa” di cui -quasi- nessuno sembra essersene accorto e, a ben guardare, la spartizione di Trieste ricorda quella di Berlino, con una sola differenza: Berlino è naturalmente una città tedesca abitata da Tedeschi e la sua spartizione si può assimilare a tutti gli effetti una violazione del Diritto Internazionale (e, più precisamente, del Diritto all’Autodeterminazione dei popoli), Trieste è una città geograficamente collocata al confine tra due Paesi molto diversi tra loro, e, di conseguenza, è naturale che veda la partecipazione di una massiccia fetta di popolazione di etnia croata (e slava in generale), pertanto, l’arroganza delle pretese italiane, in un Mondo in cui il Diritto Internazionale sarebbe tenuto separato da eventuali interessi strategici e politici dei singoli Paesi, sarebbe dovuta essere adeguatamente contrastata, favoreggiando, almeno nelle aree a “maggiore intensità slava”, come San Dorligo della Valle, Sgonico e Monrupino, nonché quelle del capoluogo, l’Amministrazione jugoslava, che si è ritrovata invece completamente esclusa dall’avere qualsiasi voce in capitolo sulla città -e sulla provincia- triestina, nonostante più volte aggredita con ferocia dal Governo Fascista Italiano nel corso della Seconda Guerra Mondiale. 

A distanza di otto decenni, le ambizioni irredentiste dell’Italia non si sono, però, purtroppo affievolite; al contrario, ancora oggi si sente spesso parlare d Istria, Fiume e Dalmazia come se fossero territori italiani “perduti”, anche se la Storia -fin dagli albori del Medioevo- dimostra il contrario. 

La cosa ancora più incredibile è che in Italia è permesso ad alcuni “movimenti irredentisti” di militare liberamente, forgiando spesso l’opinione pubblica attraverso la disinformazione, specie sulla questione istriano-dalmata, ma non solo! Bersaglio sono anche altri territori precedentemente occupati -illegittimamente- dall’Italia, incentivati -non di rado- addirittura dai canali di informazione ufficiali italiani.

E’ chiaro, a questo punto, che abbiamo un problema irrisolto con il nostro passato e con la Storia, e che spesso ci piace “riscriverla” come più fa comodo, situazione che conduce ed alimenta, inevitabilmente, correnti e pensieri estremisti a cui l’ “italiano medio” non esita in genere ad aderire. 

Foto Wikimedia

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