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Teatro Samonà: un paguro alla deriva

Immaginate di navigare al largo della costa siciliana. In lontananza Sciacca si erge sul suo bel costone roccioso, sopra al mare blu. Come non voler fare una sosta in questa città dove la gente è accogliente, il clima mite e il pesce delizioso? Chi ce lo fa fare di tornare al grigiume delle nostre città, chini sulle scrivanie, sottomessi ai capi, con minimo salariale e la suocera che telefona la domenica mattina alle nove? Bene, restiamo allora. Ad uno sguardo più attento qualcosa - in verità - manca in questa città. Davanti a noi sorge un edificio costruito, ma non ultimato. Si tratta del Teatro Samonà, voluto dall'omonimo architetto nel 1973, è stato costruito a più riprese fino al 1984, quando tra singhiozzanti cantieri, i fondi stanziati sono "esauriti" e l'edificio è rimasto incompiuto. Facendo due passi si scopre - incredibilmente - che accanto a questa struttura, fonte di cultura e piena di fermenti, ci sono anche un edificio termale in disuso e degli alberghi che potrebbero fornire - se fossero funzionanti - un servizio di ospitalità invidiabile in occasione di festival, eventi o semplicemente per turismo vacanziero.

Intervisto Simona Puleo, saccense, laureata in comunicazione ed ideatrice di un piano volto a dimostrare come un management culturale sia fattivo, una volta completati i lavori. "Basta applicare le regole del marketing mix e questa struttura potrebbe dare spazio espressivo a dodici compagnie teatrali che, qui a Sciacca, non sanno dove esibirsi. Nella mia ricerca ho dimostrato che la diffidenza degli stessi saccensi nei confronti del teatro, è dovuta alla mancanza di conoscenza delle possibilità di crescita verso un futuro dinamico, offerte da un teatro che nasce come struttura popolare, dunque a servizio dei suoi abitanti". L'edificio è stato marchiato a fuoco come un mostro architettonico, in realtà - incalza Puleo - "si tratta di una struttura che richiama i colori naturali di Sciacca, inoltre, quando ho ideato il logo ho notato che, se lo guardiamo dall'alto, sembra un piccolo paguro. Ben rappresenta in sintesi la quintessenza di una Sicilia in movimento che guarda avanti e che ha in mano la propria storia. Non sempre dobbiamo andare all'estero per cercare la novità, in questo caso giochiamo letteralmente in casa". Per quale motivo lasciare incompiute siffatte risorse, fondamentali per lo sviluppo? Occorre sfruttare queste potenzialità intuite facilmente dalla scena culturale europea: questo teatro potrebbe divenire di interesse internazionale, potrebbe diventare l'emblema di una modernità culturale tutta Siciliana. Potrebbe creare nuove opportunità lavorative ed una schiusura al mondo che tanti giovani siciliani desiderano, ma che sono costretti a cercare lontano dalla loro amata terra. Potrebbe sicuramente ospitare compagnie teatrali da tutto il mondo, "considerate che" - ci racconta Simona Puleo - "qualche tempo fa, il regista Herzog fece una dichiarazione provocatoria esprimendo la volontà di inscenare una rappresentazione, alla fine della quale il teatro stesso avrebbe preso fuoco". Non possiamo che considerare una boutade d'artista questa ipotesi tutta herzogiana a cui va riconosciuto il merito di portare all'attenzione dell'opinione pubblica il teatro Samonà. Ci auguriamo che la struttura nasca presto e che non si debba ricorrere - per smuovere le acque paludate - ad una performance al tritolo: il guscio del paguro non è abbastanza coriaceo.

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