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Tassare la speculazione finanziaria per eliminare tutte le altre tasse

E così sembra che la proposta di tassare l'attività finanziaria vada avanti.

Il 18 e 19 ottobre “i capi di Stato e di governo della Ue discuteranno, nel Consiglio europeo convocato a Bruxelles, di tassazione sulle speculazioni finanziarie” come recita l’Unità invitando a sottoscrivere una proposta di appoggio alla tassazione, cui avevo già accennato qualche mese fa.

In particolare avevo scritto della intrigante provocazione di Simon Thorpe, uno studioso britannico trapiantato in Francia; secondo i suoi calcoli una tassazione dell’uno per mille su tutte le transazioni finanziarie che avvengono nel mondo ogni anno avrebbe potuto sostituire tutte le tasse (di ogni tipo) su scala globale.

Potete immaginare che incredibile risorsa avrebbe potuto essere. I calcoli dell’Unione Europea sono un po’ più modesti. La cosiddetta (impropriamente) Tobin Tax su scala micro - non tutti gli Stati dell’Unione sarebbero disposti ad applicarla - dovrebbe portare nelle casse di Bruxelles circa 60 miliardi di euro. Non sono pochi, ma nemmeno una cosa sconvolgente.

Sono andato a riguardare i conti - scaricabili da qui - del ricercatore inglese, che cita i dati della Bank for International Settlements: nel 2008 nel mondo ci sono state transazioni finanziarie per 9 milioni di miliardi di dollari contro 9mila miliardi di dollari di entrate fiscali. Cioè esattamente l’uno per mille. Tassare all'uno per mille quei 9 milioni di miliardi di dollari porterebbe - teoricamente - nelle casse dello stato-mondo esattamente quanto si affanna a prelevare dalle tasche di ogni singolo cittadino o attività. Non fa una piega, per quanto ingenuo possa sembrare.

Il nostro paese invece, nello stesso periodo, ha visto transazioni finanziarie complessive per quasi 263mila miliardi di dollari a fronte di un gettito fiscale totale di circa 790 miliardi di dollari; è il 3 per mille. Ma una tassazione dell’uno per mille dovrebbe portare qualcosa come 263 miliardi di dollari solo dall’Italia. La differenza con le stime europee sul gettito previsto sono eclatanti. E’ evidente che non si tassano le “transazioni finanziarie” in genere come viene detto, ma solo alcuni elementi parziali delle stesse.

E' noto che su questa particolare imposizione fiscale si sono sempre scontrate duramente posizioni politiche, ma anche scuole di pensiero economico, opposte. Quindi sarà comunque un successo se l'Europa comincerà a fare un po’ di cassa andando a prelevare là dove si è sempre prelevato ben poco.

Naturalmente le cose da fare sono anche altre. Uno studio interessante della Direzione Risorse finanziarie della Regione Veneto (La fiscalità e la spesa pubblica: un confronto internazionale) compara la suddivisione percentuale della spesa statale fra i cinque maggiori stati europei.

Le percentuali di spesa per salute, ambiente, assetto territoriale, sicurezza, educazione, difesa eccetera sono più o meno le stesse per tutti, con oscillazioni dell’ordine di uno o due punti: la Gran Bretagna spende di più in difesa e (l’avreste detto?) in istruzione, la Spagna in stimoli all’economia, la Germania in protezione sociale. E l’Italia? Tra cinque e sei punti percentuali in più degli altri paesi vanno nei servizi generali della Pubblica Amministrazione.

Vuoi vedere che con Fiorito agli arresti e la Polverini (senza scordarsi di Penati naturalmente) a casa forse anche questi dati finalmente cominceranno a cambiare?

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