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Restare o fuggire dall’Europa questo il dilemma


 

Ricorderemo le europee 2014 come le elezioni del dilemma: restare o fuggire dall’Europa? Da un lato il Mov5stelle e la Lega Nord promotori del referendum per tornare alla sovranità monetaria, dall’altro il Pd (partito democratico) ed i partiti moderati che la scongiurano come la peste. L’euro, la moneta del peccato originale che ha condotto all’austerity e alla crisi economica ha diviso fior di economisti a tal punto da riflettere sui pro e contro e su un’eventuale exit strategy.

Parallelamente anche le profezie meno apocalittiche sostengono che l’Euro è come la salute, ne capisci l’importanza solo quando viene a mancare. In ogni caso, sui possibili scenari di un’eventuale uscita dall’euro, tutti concordano che il ritorno alla lira porterebbe nei mercati finanziari una moneta fortemente svalutata con un vero crollo dell’economia.

L’Ubs, ovvero l’Unione delle Banche Svizzere in un rapporto predittivo ha ipotizzato che a causa di una massiccia fuga di capitali il potere d’acquisto della lira scenderebbe drasticamente, quindi anche stipendi e pensioni potrebbero crollare fino al 60%.

Altra vittima della lira oltre i cittadini, lo Stato italiano.

Ora se consideriamo il debito elevatissimo dell’Italia e lo computiamo in euro, fatti due conti con una lira verosimilmente svalutata del 60%, verrebbero fuori cifre, che lieviterebbero il debito a tali livelli da rasentare la bancarotta delle istituzioni finanziarie. Esploderebbero immediatamente i tassi di interesse sui capitali con spread spaventosi e l’inflazione diverrebbe galoppante. Considerato i nostri conti in rosso e che l’economia italiana importa dall’estero fonti energetiche come gas, petrolio e altre materie prime essenziali nella misura del 60%, ipotizzare di pagare i nostri fornitori in euro o in dollari, con una moneta molto svalutata, le conseguenze sarebbero da shock.

Per quanto riguarda le banche il primo effetto sui cittadini sarebbe una corsa frenetica a ritirare i risparmi con la conseguenza che in tempi rapidissimi si arriverebbe al collasso del sistema bancario e quindi ad un isolamento politico-finanziario senza precedenti.

A sostenere invece l’uscita dall’euro, per Grillo e Casaleggio è la Bibbia, è il premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz che dalla Columbia University di New York che smonta i teoremi di un mercato capace di auto-regolarsi oltre che l’inutilità del Pil come misuratore di benessere. In un intervista rilasciata recentemente a Repubblica ha dichiarato: “Ci vuole più Europa oppure meno euro, non si può restare a metà del guado. Alcune posizioni del M5S sono fondate: un paese come l’Italia potrebbe arrivare fino al punto di dover abbandonare l’euro per salvare l’Europa. Sarebbe preferibile di no -ribadisce Stiglitz- sarebbe meglio che fosse l’Europa ad abbandonare l’austerity. L’eurozona deve cambiare le sue politiche di austerity. Perché l’euro funzioni occorrono una vera unione bancaria con regole comuni, un’assicurazione unica per i depositi dei risparmiatori, una vigilanza europea; poi ci vuole la vera unione fiscale, l’emissione di euro-bond. Il sistema attuale è instabile, incompiuto”.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.101) 6 giugno 2014 16:24

    Gentile signora Concetta,

    lei espone il dilemma - restare o uscire - e poi spiega una delle cose che potrebbero succedere se si uscisse. Non spiega le altre cose che potrebbero succedere, se si uscisse. Non spiega nessuna delle cose che potrebbero succedere se si restasse.

    E’ sicura che il suo sia un dilemma?

    Saluti,

    Gottardo

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.222) 9 giugno 2014 19:34
    Concetta Di Lunardo

    Gentile signor Gottardo il “dilemma” affligge molti italiani, ma nel caso specifico è anche un espediente giornalistico per titolare in modo efficace che rimanda alla letteratura inglese. Conosce?

    Lei scrive che spiego solo “una” delle cose che potrebbero succedere se si uscisse dall’Europa, legga bene e non troppo rapidamente.

     Lei scrive che non spiego nessuna delle cose che potrebbero succedere se si restasse… beh è sotto  gli occhi di tutti! Non le basta o ne vuole ancora? Dilemma tutto suo signor Gottardo.

    Saluti

  • Di (---.---.---.83) 9 giugno 2014 20:17

    Salve Concetta,


    Lasciamo perdere il "dilemma", non so a che cosa alluda anche se ho letto un po’ di letteratura anglosassone, ma dichiaro la mia ignoranza anche se ho colto il trucco stilistico (e l’ho ribaltato a lei).

    Per il resto, ho riletto tutto e rimango della mia idea. Lei riporta pareri diciamo negativi sull’uscita dall’euro, e un altro parere che dice "o meno euro o più Europa". Quello che abbiamo sotto gli occhi è il presente, non il futuro. Alludo al fiscal compact e baggianate del genere.

    Cordiali saluti,
    Gottardo


  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.222) 9 giugno 2014 21:27
    Concetta Di Lunardo

    Se riportare il premio Nobel dell’economia Joseph Stiglitz della Columbia University di New Yorkle le sembra un parere negativo sull’uscita dall’euro mi vedo costretta a ribadire di rileggere meglio il mio pezzo che ho istruito nei dettagli e con la massima precisione nel pesare il dilemma. Mi spiace ma adesso sono io a contestarla!
     Il fiscal compact una baggianata? una tegola che ci è caduta sul capo da qui ai prossimi vent’anni!!!!
    ops forse mi sfugge che lei è del partito DI Renzi, quel partito che ha votato il FISCAL COMPACT..... ricorderà il demolitore che ha stravinto in un contesto segnato del Jobs act, del decreto Lupi, dell’Italicum con il consenso di un elettorato impermeabile al debito e all’austerity, alla guerra e alla precarizzazione. Approfondisca signor Gottardo next stop
    http://www.di-roma.com/index.php/po...
    Cordialmente
    Concetta Di Lunardo

  • Di (---.---.---.39) 10 giugno 2014 08:01

    Cara Concetta, evidentemente i nostri metalinguaggi (conosce?) differiscono notevolmente e c’inducono vicendevolmente in errore.

    Allora cercherò di essere chiaro e lasciare il meno possibile all’interpretazione.

    Il mio primo commento era vagamente scherzoso, poiché davo per scontato che un dilemma sia una contrapposizione irrisolvibile di due possibili decisioni opposte, la cui analisi elenca una serie di vantaggi e svantaggi per ognuna. Allora, il testo del suo articolo mi pareva che pendesse molto da una parte sola: per l’uscita dall’euro cita lo svantaggio dell’inflazione, e nessun vantaggio. Il pensiero di Stiglitz riportato non è un supporto (o vantaggio) alla tesi dell’uscita: egli propende per correggere le politiche europee, non per abbandonare l’euro. E poi l’articolo non elenca alcuno dei problemi (fosse pure uno solo) della permanenza nell’euro, ma solo un paventato vantaggio ("è come la salute: te ne accorgi quando viene a mancare").

    A questo punto, con garbo, ho posto una domanda retorica: "è sicura che il suo sia un dilemma?". L’intento era sollecitare maggiori spiegazioni, perché lo sbilanciamento nel supporto delle due tesi poteva essere voluto, e quindi ironico, oppure involontario e quindi fallace.

    Nella sua prima risposta lei poi mi rimanda alla "letteratura inglese" con un tono ("conosce?") che mi spiazza. Il dilemma amletico lo conoscono praticamente tutti, mi sembrava ovvio e troppo scontato... quel "conosce?" lasciava intendere qualche cosa di più raro. Ieri sera, vedendo sul comodino l’Amleto in versione bilingue sono giunto alla conclusione che probabilmente lei si riferisse proprio a quello. Va beh, cose che capitano.

    E torniamo all’analisi del dilemma. Avrà capito che ho una mente poco flessibile, o forse estremamente puntigliosa. Se mi vuole aiutare, mi ripeta con parole chiare: dove, nel suo articolo, parla di un possibile vantaggio dell’uscita dall’euro?

    Per quanto riguarda i possibili scenari della permanenza nell’euro, dico questo. Quando si parla di uscita, si parla di scenari futuri (per forza!). Per fare un confronto con la permanenza nell’euro, occorrerebbe ugualmente analizzare gli scenari futuri, giusto? Quello che ci ha portato l’euro, ma non dimentichiamo: l’euro insieme alle politiche europee insieme alla crisi mondiale, lo conosciamo. Per decidere una strategia dobbiamo prevedere quello che succederà, non quello che è successo. La crisi mondiale si sta avviando a conclusione, e le politiche europee sono suscettibili di correzioni. Il pensiero di Stiglitz auspica proprio questo, che in un contesto mondiale sano un’Europa più avveduta potrebbe aiutare a risolvere i problemi dell’Italia. E’ quindi un pensiero a supporto della permanenza, non dell’uscita.

    Visto che non ero riuscito a farle cogliere questo mio desiderio di analizzare il futuro e non il presente, ho citato il fiscal compact, che non è ancora in vigore ma presumibilmente lo potrebbe essere in un prossimo futuro. La parola "baggianate" voleva essere ironica, ma pare che lei non abbia colto.

    Lei sul fiscal compact parla di tegola che ci è caduta in testa. Strana affermazione. In genere le tegole cadono sulla testa di chi guarda altrove, non di chi appone firme e fa votazioni nel Parlamento Italiano! Capisco che lei intende che la tegola è caduta sulla testa del povero popolo italiano, fregato ancora una volta da una classe politica che prima diceva di non volerlo firmare e poi, con buona maggioranza (non solo PD), l’ha accolto.

    Nel suo commento qui sopra poi arriva a darmi del piddino. Mi chiedo veramente che cosa possa averla spinta in quella direzione: in tutti i miei commenti non ho fatto il benché minimo accenno a qualche teoria politica, e neppure economica! Mi sono limitato a dire che trovavo l’articolo poco approfondito e sbilanciato, per cui il "dilemma" (contrapposizione) non mi sembrava eviscerato a sufficienza; ma va benissimo il il titolo e il senso generale.

    Comunque, tanto per toglierle qualsiasi dubbio, io sono un grillino. Ma non pensi di catalogarmi facilmente per quanto riguarda permanenza o uscita dall’euro. In genere si pensa che i grillini siano a favore dell’uscita, e questo non è vero, ma nel mio caso è ancora meno vero. Sono certamente critico, nel vero senso non completamente dispregiativo del termine.

    Le espongo brevemente le mie poche idee, anticipando che non sono un economista e anzi avrei piacere di conoscere di più (ecco la fonte della mia delusione nei riguardi del suo articolo).

    L’ingresso nell’euro è durato diversi anni, e si è intrecciato con altre vicende. Dire "guardate come ci ha ridotto l’euro" è profondamente sbagliato. Sicuramente l’Italia ha fatto almeno due errori in questa fase di transizione: è mancato un controllo sull’evoluzione dei prezzi (però un conto è dirlo e un altro è farlo), ed è mancata la capacità di approfittare dei ridotti tassi bancari per aggredire il debito pubblico (ma, di nuovo, un conto è dirlo e un altro è farlo). Il debito pubblico è aumentato ma, cosa ancora peggiore, ci troviamo in una situazione economica povera e in stallo, con prospettive non buone. Il rischio di deflazione è reale, anzi mi pare già in corso, e la diminuzione dei tassi d’interesse da parte della BCE è la giusta reazione ma anche la prova che il problema esiste. La deflazione (il contrario dell’inflazione) è la cosa peggiore che possa capitare in economia. Non ci sono soldi! Soprattutto non ha soldi lo Stato, e quei pochi che ha sono spesi male (irap-irpef). In condizioni normali (no Euro+Europa), una serie d’investimenti aumentando il debito pubblico, e una sana svalutazione potrebbero far ripartire consumi, esportazioni e produzione. Ma allo stato attuale non possiamo fare ne’ una cosa ne’ l’altra: non possiamo aumentare il debito a causa delle regole europee, e non possiamo svalutare perché non abbiamo una moneta nostra. Quando il fiscal compact entrerà in effetto, sarà peggio ancora: si tratterà di racimolare 30-50 miliardi l’anno per 20 anni. Sono stati previsti sommovimenti sociali in Europa, se questa situazione permane.

    Non si vede perché l’Europa dovrebbe allentare i vincoli che attualmente ci sono imposti. Una svalutazione dell’Euro farebbe comodo agli italiani ma, per il momento, non ai nostri alleati. Può essere che possano essere allentati i vincoli sul debito pubblico, ma non di molto, poiché il nostro debito pubblico sarebbe formato dai soldi altrui... che non sono contenti di fare regali a una nazione che li impiega male, una nazione dove c’è troppa gente che guadagna senza produrre. E’ molto meglio per i nostri alleati rischiare poco, lasciare che ci arrangiamo tagliando lo stato sociale (se non siamo capaci a fare altro), e magari usarci pure come mercato di vendita.

    La morale della favola: per rimanere nell’Euro senza soffrire gli italiani dovrebbero essere capaci di risolvere i loro problemi annosi: la corruzione (60-70 miliardi l’anno con i quali pagare il fiscal compact); la burocrazia e l’inefficienza dell’apparato statale e della giustizia, per recuperare competitività. Ma non basta: dobbiamo scordarci di continuare a produrre cose che in Cina costano un quinto che da noi. La battaglia è senza scampo, e lo sarà per i prossimi 50 100 anni. In questo momento abbiamo ben poco di promettente: moda, cibo, turismo, ma stiamo riuscendo a vanificare pure quelle cose.

    Sinceramente non credo che avremo la forza di darci la regolata che servirebbe. Lo scenario probabile sono anni e anni di sacrifici, con disoccupazione in aumento, pil in decrescita, divario tra ricchi e poveri in aumento e stato sociale da terzo mondo. Una specie di Grecia, fino a uno stravolgimento, violento o meno, con l’uscita dall’euro e risalita faticosa della china.

    Un’alternativa e attenuante allo scenario catastrofico sarebbe la possibilità di cambiare le regole. L’Europa al momento non sembra disposta, ma la Francia comincia ad avere i nostri stessi problemi e la Germania si renderà conto, se non subito fra qualche anno, che la situazione è insostenibile. Vedremo.

    Il lato positivo della permanenza nell’Euro è uno solo: una moneta stabile. Stabile ma troppo apprezzata. Bassi tassi d’interesse che non invogliano a investire e ridistribuire. Questa moneta, combinata con le regole europee, è micidiale.

    Per quanto riguarda l’uscita dall’Euro, ci sono molte incognite. Nel suo articolo lei parla d’inflazione come se fosse una catastrofe, ma l’inflazione ha i suoi lati positivi e non va confusa con l’inflazione esterna o deprezzamento della moneta. Noi avremmo proprio bisogno di deprezzamento della moneta, per facilitare le esportazioni, e un po’ d’inflazione per far circolare il denaro in Italia. Il debito pubblico è detenuto per il 70% in Italia: la svalutazione su quel 70% non avrebbe effetti. La svalutazione di un’ipotetica Lira avrebbe lo svantaggio di pagare più cara l’energia che importiamo (rendendo più competitiva quella che produciamo noi), e in generale ciò che acquistiamo dall’estero. Ma avrebbe diversi effetti positivi: l’incremento delle esportazioni; l’incremento della produzione interna (mangeremmo di più le arance nostre invece di quelle spagnole, compreremmo più automobili prodotte in Italia invece che in Germania). Attireremmo più turismo e più capitali stranieri; una parte delle industrie che hanno delocalizzato potrebbero tornare in Italia. Sovente si fanno paragoni con vicende simili (pesanti svalutazioni) accadute altrove, per esempio in Argentina. Quelle vicende non sono state totalmente negative, ma soprattutto l’Italia non è l’Argentina. Solo una decina di anni fa eravamo il paese più industriale d’Europa, mi scusi se è poco. Forse (forse, perché è impossibile prevedere il passato) se non avessimo aderito all’Europa staremmo molto meglio.

    Sull’uscita dall’Euro si dimentica poi quasi sempre di pensare che, come per entrarci ci sono voluti 10 anni, per uscirne bisognerebbe impiegarne altrettanti. Le catastrofiche visioni di svalutazioni improvvise al 60%, di gente che corre in banca a ritirare tutti i soldi (con quale speranza, poi?) sono fandonie. Anzi, è vero il contrario. Nel momento di massima crisi dell’euro ci sono state simulazioni di catastrofi simili, e ci siamo andati vicini. Questo lo sanno in pochi, però.

    Insomma, abbiamo due strade; la prima, più o meno predicibile, è la permanenza nell’euro, percorribile solo con sforzo (del popolo) e a patto di un allentamento delle regole pena una catastrofe invitabile. La seconda, piena d’incognite, può essere più allettante se gestita attentamente. In entrambi i casi ci vogliono capacità politiche e determinazione politica, due cose che storicamente mancano agli italiani. Per me, il dilemma è questo. Se i politici italiani fossero migliori di quello che sono, vedrei di buon occhio un progetto europeo, se possibile. Buoni ideali, fantasia, un po’ di spirito di sacrificio da parte di tutti ci porterebbero nel terzo millennio. Ma, se i politici italiani fossero bravi, e quelli europei molto meno, sarebbe meglio uscire dall’euro. In entrambi i casi, io non conterei molto sulla bontà dei politici italiani. Il dilemma per me rimane irrisolto.

    Cordiali saluti,

    Gottardo

  • Di Concetta Di Lunardo (---.---.---.208) 10 giugno 2014 08:42
    Concetta Di Lunardo

    Molte delle cose che scrive sono condivisili ed esatte, ma una cosa è sollecitare la riflessione, altra scrivere un saggio!
    Grazie per l’attenzione
    Concetta Di Lunardo

  • Di (---.---.---.98) 10 giugno 2014 17:09

    Dilemma/Europa, poi si finisce a parlare di Euro come del peccato originale: non è così. 

    Unione Europea è una cosa, l’Euro è il mezzo, la BCE che è la Banca Centrale non è libera di "gestire" la moneta ad di fuori di una politica che non è più abbastanza "comune".

    Stiglitz, non sarò certo io a dargli i voti, dice correttamente che l’Europa deve "progredire" diventare Unione nel vero senso della parola o, quantomeno fare, anche per la parte monetaria, una politica diversa. Cosa che avverrà: la BCE qualche giorno fa ha "battuto" 400 mld di Euro destinati allo sviluppo. (vedremo).

    Quando si parla di storia Europea, MEC, CEE, CE, UE, meglio stare calmi e studiare bene. Se qualche cosa nella tecnica non ha funzionato, forse è meglio semplicemente cambiare la tecnica. E ricordiamoci anche le varie crisi monetarie, le inflazioni programmate degli anni 80-90 che, in parte, sono l’origine del nostre debito nazionale. 

    Forse è meglio fermarsi e chiederci, da dove veniamo? Come e cosa eravamo? Cosa è stata L’Europa per noi, sia in termini economici che democratici?

    Infine il Fiscal Compact, sempre associato all’Euro: è un trattato sottoscritto anche dai Paesi UE NON Euro, perchè associarlo??

    Se i Paesi PIGS hanno firmato, probabilmente in crisi e sotto ricatto, è stato perchè erano facilmente ricattabili per "politiche nazionali" ed altre amenità sempre interne, altro che storie.
    La crisi che abbiamo importato, ci ha stroncato perchè indeboliti da noi stessi e succubi di idee e modi estranei al modo di concepire la società degli europei. 

    Non capisco perchè, anzichè pensare a difendere il nostro Welfare, Erasmus, la libertà di andare, imparare, lavorare, in giro per l’Europa si debba indebolirli (davvero pessimista e malmostoso). 

    Qualche cosa non ha funzionato? ebbene ognuno per sé! come dire: preferisco il banchetto del dazio alle porte del mio paesino, con la mia bandiera, la mia moneta, i miei intrallazzi;MA DAI!!

    Gli euroscettici parlano preferibilmente di Euro e/o Referendum perchè sanno benissimo che non se ne farà nulla: cavalcano in questo modo una giusta rabbia ma altro non c’è:
    chissà, se questa pressione sarà intelligente, non sarà inutile. 

    Un Saluto
    Enzo 

      
    • Di (---.---.---.39) 10 giugno 2014 19:09

      Salve Enzo (ci conosciamo, giusto)?

      Condivido in massima parte quello che dici, ma devo puntualizzare alcune cose che tu evidenzi. Sovente si fa confusione fra Euro, Europa, Fiscal Compact. Come giustamente rilevi tu, sono cose diverse anche se s’intersecano. Ma poi finisci pure tu per metterle tutte insieme!

      Nel mio commento dicevo che è un errore dire "guardate come ci ha ridotto l’euro". Poco più sotto mi riferivo alla situazione odierna, diciamo del dopo-crisi-mondiale, scrivendo "Euro+Europa". Avrei dovuto scrivere "Euro+Europa+FiscalCompact". Scrivo questo per ricordarti che io cerco di guardare tutti gli aspetti della vicenda.

      Allora Enzo, tu denunci la voglia di "ognuno per sé", ma non pensi che si possa eliminare il fiscal compact, o modificarlo, o rinunciare all’Euro stando in Europa? Non pensi che si dovrebbe almeno provarci? Guarda che parlare di "banchetto del dazio" è fuorviante, anche tenendo monete diverse fra due paesi non è detto che servano tante frontiere (non ti ricordi già più come qualche anno fa si viaggiava in Europa senza euro, con frontiere che erano più formalità che altro, ma utili soprattutto negli aeroporti?).

      Mi piace molto la tua frase che elogia la libertà di andare, imparare, lavorare. Ma la tua frase elogia anche la difesa del welfare: a me pare un po’ difficile difendere il welfare nella situazione attuale. Se tu sei per rimanere dentro Euro+Europa+FiscalCompact, così come sono adesso, dillo chiaramente e indica un modo per risolvere i problemi senza toccare quelle tre cose. Oppure, ammetti  di NON sapere se c’è una soluzione. Il peggio sarebbe che tu ti allineassi alla schiera di politici che difendono quelle tre cose, ma non sanno dire nulla e si aggrappano a slogan vuoti: "un’Europa dei popoli", per esempio. MA CHE COSA VUOLE DIRE? Se io voto per "l’Europa dei popoli", quale sarà la prima proposta che verrà fatta in Europa? E quale la seconda?

      Ultima cosa: le inflazioni programmate che dici, NON SONO l’origine del nostro debito pubblico. Anzi, sono quelle che ci hanno permesso di sostenere un debito alto, fatto però per altre colpe, che poi tanto alto non sarebbe neppure se non fosse l’Europa a dircelo. Leggi qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Debit...

      Guarda che strana coincidenza: i paesi col maggior debito rispetto al PIL sono i più benestanti... esattamente com’era l’Italia quando era la quinta, poi la sesta, poi la settima e poi non so più, potenza del mondo. Ci sono documenti in giro che sostengono che il debito pubblico è una menzogna. Se non li hai letti, ti consiglierei di farlo per allargare gli orizzonti; puoi crederci o no, ma è sempre utile informarsi su tutto.

      Ciao,

      Gottardo

  • Di (---.---.---.141) 10 giugno 2014 20:50

    Ciao Gottardo, leggevo che ce l’hai con me, va bè, poco importa.

    Alla fine le cose si connettono, c’erano anche motivi per farle (FiscalC.) come le hai fatte le modifichi o le cancelli....o no!
    Non ho letto tutto il tuo commento, commentavo l’articolo,
    A me non pare affatto difficile difendere tutto quello che gli Europei hanno creato: da un sogno è nata l’Unione, per passi e gradi e sostegni: dalla CECA a 6, Carbone ed Acciaio di cui ha beneficiato in particolare l’Italia, (Marcinelle è una storia brutta ma approfondisci), la riunificazione della Germania sostenuta anche da noi, ma ne abbiamo fatte per tutti i gusti compreso il Made in Italy: piccole medie imprese che si ritrovano su un mercato grande, amico, aperto...mi fermo qui, Concetta non vuole un trattato.
    l’Europa dei popoli: fermati lì, pensa: non l’omologazione di tutti e tutto, ma tutti con le loro caratteristiche.......noi e solo noi abbiamo Cedu, Il trattato di Nizza.......caro...io la penso così.

    Si può avere una Europa senza Euro? no! Sarebbe un disastro: anche alla Grecia, alla fine, è stato consentito un default controllato e programmato.....il danno però è immenso.

    Io ho votato Tsipras: una Europa diversa, dei popoli, ecologica, solidale......abbiamo fatto poco? Pazienza,hanno deciso i cittadini europei! Non scettico, tornare un pochino indietro e riannodare i fili.

    Lascia perdere Wikipedia, dovrai studiare sui libri quello che succedeva: sollievo e ripresa immediata ma poi.......comunque l’articolo in parte lo spiega.

    E in generale: io sono un elettore, informato, non so tutto ciò che determina certe decisioni quindi, come tutti, ricevo promesse, verifico negli anni, scelgo nuovamente informandomi e creandomi la mia idea. 

    PIL: lascia perdere è indicativo di nulla ci stanno anche i costi dei movimenti delle immondizie, però dimentichi una cosa, si calcola, eventualmente: PIL - debito - avanzo o disavanzo primario. Sembra che in Italia siamo ottimisti perchè abbiamo un avanzo primario.....ma non sono un economista....io la vedo male. 

    Credo che si tratti d’altro: vedere il mondo o il villaggio: io ho iniziato a lavorare come spedizioniere internazionale al valico del Brennero ben prima dell’Autostrada e mi andava benissimo:confini, controlli, dogane..... soldi anche... ma non è per me! Mi piace il mondo, non dico felice, amichevole......e per ora c’è assai poco.

    Un Saluto
    Enzo 
  • Di (---.---.---.250) 12 giugno 2014 07:16

    Enzo, non ce l’ho con te; concordo su alcune cose (non poche) e sono in disaccordo su altre. Però credo di capire più di te di economia, pur non essendo economista neppure io. E anche io vedo il mondo invece del villaggio, come te. Anche io sono per una Europa dei popoli, non grigiamente uniformati ma uniti nella diversità. Piacerebbe a noi Italiani, che siamo il popolo più vario della Terra!

    Bene, alla prossima, ciao,

    Gottardo

  • Di (---.---.---.122) 12 giugno 2014 09:48

    Vorrei ringraziare entrambi per l’ottimo livello del confronto, un articola se ha una funzione è prtoprio quella di riuscire a far emergene il senso critico nel bene e nel male. Però vorrei sollecitare Enzo, su un aspetto che ha toccato a margine della discussione.... un tema che mi sta molto a cuore e che davvero non riesco realisticamente a dirimere
    Enzo, mi spieghi tutti i mal di pancia dentro Tsipras? Mi riferisco all’area di Rifondazione che pur avendo un’eurodeputata fa le bizze con la Spinelli e solo perche scrive in un giornale che è il portavoce del Pd?
    Cordialmente
    Concetta Di Lunardo

    • Di (---.---.---.98) 12 giugno 2014 17:19

      Tsipras: Candidato Presidente Commissione UE per il Gruppo GUE/NGL - Europeisti, abbastanza socialdemocratici ed abbastanza verdi per i miei gusti.

       
      Sinistra italiana: l’unica galassia dove uno vale uno, cioè, una testa un partito: imbarazzante e frustrante; in nessun caso, in elezioni Italiane, li voterei, anche non considerando che le ideologie dogmatiche non le sopporto proprio. E’ un posto dove tutti sono d’accordo....MA......e lì è finita!

      Trovare in giro un grado di individualismo, spocchia intellettuale, egoismo, presunzione, mancanza di veri ideali, principi e visione, è solo per virtuosi della ricerca. 
      Soprattutto: avanti, partecipiamo tutti a tutto, bandiere e speranze al vento, LeaderS in testa poi, questa sera, tutti a casa propria e porte sbarrate.
      (mi fanno venire in mente quegli chanssonnier francesi anni 60-70 vestiti di nero, poca luce, sofferenti e disperati: poichè non capisco il francese, appaiono comici: ma cosa ti avranno mai fatto per essere così afflitto!) 

      Un partito si fonda sulla visione, passato/presente/futuro che vorrei per il mio Paese, principi, ideali, progetti, spiegazioni e applicazione: può non essere apprezzato dagli elettori, non per questo si lasciano prevalere, tattica, strategia, egoismi, piccoli interessi di bottega o salotto. C’è una società qui sulla terra. 

      Ho avuto perplessità nel votarli: l’effetto trascinamento di vari esponenti "intellettuali" conosciuti è chiaro in mancanza di una figura carismatica: io preferisco il candidato che mi spiega, anche in piazza anzi meglio, quali politiche intenda produrre il suo partito. 

      In sostanza: nessuna spiegazione.....mi spiace.
      Un Saluto
      Enzo 

       
  • Di (---.---.---.122) 12 giugno 2014 17:38

    Un vero peccato!!! una grande possibilità per la sinistra anticapitalista persa tra dogmatismi e tentativi di riesumare cadaveri.

  • Di (---.---.---.187) 12 giugno 2014 21:08

    E’ una provocazione? Anticapitalista: non si tratta esattamente di anticapitalismo ma di antiliberismo, di beni comuni irrinunciabili, di Welfare, di mercato regolato. Io non avei nulla in contrario a "questionare" con veri liberali, se ancora esistessero, questo il succo. Il termine stesso ha poco senso, oggi. 

    Un Saluto
    Enzo 

     

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