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Referendum, seme per un nuovo mondo

SPECIALE: Leggi la guida al voto di AgoraVox

Se ne fecero delle prove generali già prima, ma col crollo del comunismo la strada si spianò ad una sola potenza (non parliamo di una sola nazione) che impose la sua legge al pianeta intero. Un mondo nascosto dietro la democrazia liberale rappresentativa, in sostanza un vasto mercato popolato da semplici consumatori, pecore disposte ad essere gregge ad ogni novità, ad ogni offerta. Il capitalismo si è liberato dai consumi, sono nate società transnazionali, i cui bilanci fanno impallidire quelli degli stati, quegli stessi stati, quelle nazioni che hanno aperto i loro confini alla libera circolazione di consumatori, di prodotti e di beni.

Ogni attività è rapportata solo al profitto, al consumo, al mercantilismo, al denaro. Si è venuto a creare l’uomo individualista estremo che ha finito con l’essere non solo estraneo e competitivo col proprio simile, ma addirittura nemico degli altri individui riconosciuti solo attraverso il loro potere d'acquisto e la loro capacità di generare profitto, attraverso la loro attitudine a produrre a lavorare e consumare. Si produce e si vende non quello che necessita, ma ciò che conviene, le passioni si riducono agli interessi, dove la politica è ridotta al minimo spacciabile e chi detiene il potere non viene più eletto e coloro che sono eletti sono impotenti. Si creano fittizi bisogni, si propagandano a iosa distrazioni e divertimenti, propaga l'idea che si è felici solo comprando ed avendo.

Una seria minaccia per l’essere singolo, le pluralità, le differenze, per l’essere umano. Una minaccia che impone, con il pretesto di lottare contro il "populismo", il "comunitarismo", il " terrorismo", rinforza le procedure di controllo e di sorveglianza, che attraverso i media demonizza l’avversario, crea dei nemici onnipresenti, demonizzabili a piacimento, strumentalizza i conflitti culturali e gli urti tra comunità, crea il caos per continuare a regnare senza alcuna minaccia.

Non credo di aver descritto nulla di nuovo, vi sono movimenti che già cercano, chi bene, chi male di ribellarsi, ma occorre però non solo manifestare in piazza, occorre impegnarsi in un progetto ad ampio raggio, non solo territoriale, ma anche temporale. Se vogliamo garantire alle generazioni future un livello di benessere decente dobbiamo iniziare a vedere le cose in modo differente, ponendo davanti a tutti obbiettivi riconoscibili da tutti noi come ciò per cui vale la pena di vivere.

Dobbiamo far sì che i valori economici cessino di essere centrali, se non unici, e far si che l’economia sia un semplice mezzo della vita umana e il fine ultimo; rinunciare alla questa folle corsa verso il consumo, il tutto per evitare la distruzione definitiva dell’ambiente terrestre e, in maggior ragione, per uscire dalla miseria psichica e morale che definisce l’umanità contemporanea.

Dovremo dar vita ad una cultura basata basata sulla responsabilità, verso se stessi, verso gli altri, verso la natura… dovremo capire che questo pianeta è l’unico che abbiamo e che la sua gestione oculata non è solo una questione etica, ma un problema di sopravvivenza che riguarda tutti.

Il percorso è lungo e tortuoso, difficile e faticoso, ma più tardi inizia più il pericolo si alimenta, un primo passo verso questo nuovo modo di agire e di pensare saranno i referendum prossimi futuri su acqua ed energie, compattiamoci, vinciamo, ma non fermiamoci qui, facciamo sia il seme fecondo, assieme alla democrazia diretta e partecipata, che alimenta i nostri movimenti alternativi di una nuova cultura di vivere e pensare.

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