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Referendum: Caporetto per Francheschini e Berlusconi

Dopo aver perso voti alle europee e alle amministrative, i leader dei due principali partiti italiani subiscono una vera e propria Caporetto ai referendum. Solo un elettore su cinque è andato ai seggi, di quelli che ci sono andati un parte ha lasciato in bianco proprio i primi due quesiti, quando non ha votato solo la terza scheda, a spanne e senza dati verificabili circa il 30% di quanti si sono presentati al seggio, ai quali ovviamente va aggiunto chi ha votato NO e non sono stati pochi.

 

Morale della favola: solo il 20 percento degli elettori ha accolto le indicazioni dei due leader arrivando fino al seggio, e solo una percentuale ancora più bassa, poco più della metà, le ha seguite tanto bene da mettere la fatidica croce dove richiesto.

Un consenso che vale poco più del 10% degli elettori italiani, raccolto dai leader di due partiti che insieme hnno raccolto più del 60% dei voti alle ultime elezioni, un’umiliazione. E infatti all’apparizione in televisione, Franceschini ha detto che ai ballottaggi è stato un grande successo, mentre il portavoce di Berlusconi ha detto che al primo turno il PDL ha stravinto e ha proposto di abolire i ballottaggi.


L’assenza di domande degne di tal nome da parte di chi porgeva il microfono ha, come al solito, reso possibile il miracolo. La sconfitta al referendum non esiste, non c’è da meravigliarsi.

Ma allora i referendum? I referendum hanno schiantato la voglia di bipolarismo dei due principali partiti e il tentativo appena mascherato di arrivare alla legge "Porcata 2 (la vendetta dei nani)" che avrebbe permesso a PD e PDL d’avvantaggiarsi enormemente sugli inseguitori politici, a tal punto da annichilirli e costringerli all’estinzione grazie alla "Porcata ("The beginning")" modificata dal referendum.

Si parla di disaffezione alle urne, ma l’afflusso all’elezioni locali ed europee non è stato affatto così deludente, segnalando al contrario che nel caso dell’astensione al referendum si è trattato di un precisa - scelta poltica - maturata dai singoli elettori al di là delle indicazioni di partito, o meglio: in precisa controtendenza con i due leader che pensavano di blindare il loro potere ex lege.

Se l’ipotesi delle dimissioni di Berlusconi per una sconfitta non si pone; è pur sempre il padrone del partito; per Franceschini dovrebbero invece essere d’obbligo. Durante la sua reggenza il PD ha perso qualche milione di voti e nemmeno una frazione di chi vota PD ha seguito le sue indicazioni. Berlusconi ha ben altri problemi ed è impegnato a difendersi da ben altri rovesci, ma la disfatta subita dal partito di Franceschini su ogni fronte dovrebbe suonare come una sentenza di morte politica per il segretario, almeno in un paese normale e in un partito che non voglia continuare ad affondare legato a simili palle al piede.

L’insipido Franceschini e il piccante Berlusconi si sono trovati insieme sulla stessa barca che gli elettori hanno preso a cannonate, nei prossimi mesi vedremo se la tranvata avrà prodotto qualche effetto sulla carriera dei due logori leader.

A rendere farsesca la situazione ci pensano in serata personaggi come D’Alema e Fini, che dal campo dei tranvati dicono che il problema è il referendum e che bisogna "fare un riforma", perché così com’è non sarebbe "democratico" permettendo agli elettori di affossarlo non votando. Loosers inside, perdenti dentro.

Evidentemente questo trucchetto bipartisan è quanto di meglio sono riusciti ad inventarsi per deviare l’attenzione da una sconfitta tanto pesante: hanno perso il referendum per colpa della legge sul referendum, come se in assenza di quorum (una delle idee buttate in pasto ai telespettatori) gli elettori non potessero bocciare lo stesso porcate del genere, andando a votare invece di stare a casa.

Commenti all'articolo

  • Di Salvatore (---.---.---.10) 24 giugno 2009 02:31

     Mammamia, quante "inesattezze" (eufemismo) in questo articolo…

    Andiamo con ordine…

    "Solo un elettore su cinque è andato ai seggi, di quelli che ci sono andati un parte ha lasciato in bianco proprio i primi due quesiti, quando non ha votato solo la terza scheda, a spanne e senza dati verificabili circa il 30% di quanti si sono presentati al seggio, ai quali ovviamente va aggiunto chi ha votato NO e non sono stati pochi."

    Senza scomodare le spanne, citiamo i dati ufficiali: per i referendum è andato a votare il 23,5% (primi due quesiti) e 24% (terzo quesito), rispettivamente con l’8% e 6% di schede bianche, il 3% e 2,5% di schede nulle e, contando i soli voti validi, il 22% e 13% di voti contrari. Quindi per i primi due quesiti il totale di bianche, nulle e voti contrari fa circa 25%, per il terzo meno del 20% (ben lontani quindi dal 30% al quale andrebbero aggiunti i voti contrari). [fonte: Ministero dell’Interno]

    "Morale della favola: solo il 20 percento degli elettori ha accolto le indicazioni dei due leader arrivando fino al seggio, e solo una percentuale ancora più bassa, poco più della metà, le ha seguite tanto bene da mettere la fatidica croce dove richiesto.
    Un consenso che vale poco più del 10% degli elettori italiani, raccolto dai leader di due partiti che insieme hnno raccolto più del 60% dei voti alle ultime elezioni, un’umiliazione."

    Come già appurato, questo è falso: a conti fatti circa il 20% degli elettori è andato a votare Sì. Dei due partiti che hanno preso alle ultime elezioni oltre il 60%, inoltre, solo uno (il Pd) ha fatto campagna elettorale per il Sì al referendum, e alle europee aveva preso il 26%, ossia 8 milioni di voti: esattamente quanti sono quelli che hanno votato Sì ai primi due quesiti (per il terzo sono stati 9 milioni e mezzo); quindi si potrebbe benissimo affermare che il 100% degli elettori del Pd ha votato come aveva indicato il partito.

    "Ma allora i referendum? I referendum hanno schiantato la voglia di bipolarismo dei due principali partiti e il tentativo appena mascherato di arrivare alla legge "Porcata 2 (la vendetta dei nani)" che avrebbe permesso a PD e PDL d’avvantaggiarsi enormemente sugli inseguitori politici, a tal punto da annichilirli e costringerli all’estinzione grazie alla "Porcata ("The beginning")" modificata dal referendum."

    In qualsiasi paese dove i due maggiori partiti prendono più del 60% (come detto dallo stesso autore) vige un sistema bipolare, quando non bipartitico (attenzione a non confondere i due termini). Il referendum non avrebbe affatto costretto all’estinzione gli "inseguitori politici" (neologismo coniato per l’occasione), visto che lasciava inalterate le soglie di sbarramento dell’attuale legge, cioè il 4% nazionale per la Camera e l’8% regionale per il Senato. Ma la propaganda di partiti e partitini la cui unica prospettiva è il potere di ricatto garantito dall’attuale sistema delle coalizioni coatte ha fatto un gran bel lavoro di brainwashing.

    "Se l’ipotesi delle dimissioni di Berlusconi per una sconfitta non si pone; è pur sempre il padrone del partito; per Franceschini dovrebbero invece essere d’obbligo. Durante la sua reggenza il PD ha perso qualche milione di voti e nemmeno una frazione di chi vota PD ha seguito le sue indicazioni. Berlusconi ha ben altri problemi ed è impegnato a difendersi da ben altri rovesci, ma la disfatta subita dal partito di Franceschini su ogni fronte dovrebbe suonare come una sentenza di morte politica per il segretario, almeno in un paese normale e in un partito che non voglia continuare ad affondare legato a simili palle al piede."

    Molto corretto, non c’è che dire, incolpare Franceschini, in carica da appena tre mesi, dei voti persi durante l’anno e passa di opposizione del Pd. Voti persi in larghissima parte durante la gestione Veltroni (casomai Franceschini ha fatto recuperare qualche punto). Quanto alla "frazione" che avrebbe seguito le indicazioni del partito, se il 100% è una "frazione" c’è come minimo qualche problema di semantica.

    "Evidentemente questo trucchetto bipartisan è quanto di meglio sono riusciti ad inventarsi per deviare l’attenzione da una sconfitta tanto pesante: hanno perso il referendum per colpa della legge sul referendum, come se in assenza di quorum (una delle idee buttate in pasto ai telespettatori) gli elettori non potessero bocciare lo stesso porcate del genere, andando a votare invece di stare a casa."

    Infatti sarebbe stato molto più corretto, come si faceva quando eravamo un paese ancora semi-civile, che i partiti contrari al referendum avessero invitato a votare No, invece di esortare all’astensione, spalleggiati da dei mass media incredibilmente silenziosi sull’argomento fino a una settimana dal voto: a pochi giorni dal referendum solo il 50% degli elettori sapeva che si sarebbe tenuto un referendum, e solo pochissimi sapevano quale fosse il testo dei quesiti. In queste condizioni, il 21 di giugno, è ben facile far fallire un referendum. Se gli elettori avessero votato in maggioranza No, con quorum raggiunto, si sarebbe potuto fare un discorso del genere. Altrimenti è tutta aria fritta.

  • Di mazzetta (---.---.---.15) 24 giugno 2009 10:32

     gentile Salvatore
    quale parte di "a spanne e senza dati verificabili" non hai capito?

    l’articolo è stato scritto nel pomeriggio di lunedì, appena sono uscito dal seggio che presiedevo e sulla base di com’è andato lo scrutinio in quello e in quelli attigui, in ogni caso la sostanza non cambia di molto, i due partiti che rappresentano il 60% dei voti alle ultime elezioni hanno raccolto meno del 20%, se non è una Caporetto sarà una Waterloo, ma di sicuro non può essere scambiata per una vittoria

    quanto a Franceschini è il segretario in carica, ha deciso l’appoggio al sì e ha chiesto ai suoi di votare sì, ovvio che sia da ritenere politicamente responsabile del flop, peraltro in compagnia di Berlusconi, ma mi pare che il tifo t’accechi e che tu legga nell’articolo solo un attacco a Franceschini

    contesti inoltre che una legge come quella che sarebbe risultata dal successo ai referendum avrebbe portato all’estinzione dei partiti minori, ma non ne ho parlato come di una sparizione decretata da tale legge, bensì come ovvia conseguenza di un sistema che sottrae rappresentanza ai partiti minori e che suggerisce l’inutilità di votare per una formazione che non sia in lizza per la vittoria finale, se un partito con il 30% dei voti ottiene con il premio di maggioranza più del 50% dei seggi, è ovvio che ai concorrenti ne saranno sottratti in egual misura e quindi... quale parte di questo ragionamento ti sfugge? 
    chi voterebbe un partito che prende il 10% e poi in Parlamento si trova con ancora meno parlamentari e nessuna possibilità di incidere neppure ipoteticamente?

    evidentemente agli italiani non piace che un solo partito possa raggiungere la maggioranza assoluta con questi mezzi, ancor meno quando la politica viaggia sempre di più verso gli one man party, non piace agli italiani del PD e nemmeno a quelli del PDL, puoi anche rilassrti e mettere via assurdita come "il 100% degli elettori del PD ha votato" (basta vedere la percentuale di sche bianche e rifiutate in regioni "rosse" come l’Emilia, dove gli elettori votavano per i ballottaggi e dove non si sono mai viste tante schede bianche), o non frequenti gente del PD o è una trovata lunare per difendere l’indifendibile, aria fritta, come hai scritto tu

    in ogni caso lo ammetto, ho votato per il sindaco del PD a Bologna, questo articolo l’ho scritto solo dopo aver ricevuto un bonifico dall’IDV e uno dalla Lega








  • Di Salvatore (---.---.---.169) 24 giugno 2009 12:10

     A mazzé, "famo a capisse"…

    Era evidente che tu avessi scritto l’articolo senza disporre di dati ufficiali, quello che io critico (se non lo si fosse capito) è il fatto di pubblicare un articolo citando dati o impressioni "a spanne", quando i dati ufficiali erano disponibili già lunedì pomeriggio. Sei liberissimo di scrivere quello che ti pare "a spanne", poi però devi aspettarti critiche sulla fondatezza dei dati che citi.

    Poi, io non tifo né per Franceschini né per Berlusconi (tu hai votato Pd, mi fa piacere, io no), ma siccome ho seguito giusto un minimo la campagna elettorale, e ancor più quella referendaria, ti comunico che l’unico partito ad aver fatto campagna per il Sì è il Pd; il Pdl ha assunto una incomprensibile posizione per cui "noi siamo d’accordo, ma lasciamo libertà di coscienza" (è un dato di fatto che l’italiano medio, potendo scegliere di fare quello che vuole, il 21 giugno non va a votare su qualcosa di cui sa poco o nulla).

    Ancora, siccome penso di avere un minimo di titoli per parlare di funzionamento delle leggi elettorali e di loro influenze col sistema partitico, visto che ci studio e ci lavoro, ti comunico che in qualsiasi sistema elettorale è perfettamente normale che i partiti minori siano sotto-rappresentati e quelli maggiori sovra-rappresentati; è il compromesso che si deve raggiungere per coniugare rappresentanza e governabilità (dove la stabilità governativa deve contare sulla fiducia di un’assemblea parlamentare). Quindi, le conseguenze del referendum che descrivi non solo sono infondate (perché in nessun paese dove c’è un sistema del genere i partiti minori tendono a scomparire), ma quand’anche si verificassero non vi sarebbe nulla di scandaloso, dal momento che esistono sistemi maggioritari (o proporzionali molto corretti) che hanno effetti molto più distorcenti.

    Per finire, chiaramente non mi sono spiegato bene, ma non mi sognerei mai di dire che il 100% degli elettori Pd ha votato tre Sì, non fosse altro che per il fatto che ne conosco una marea che non hanno fatto così; ma voglio farti notare come il tuo ragionamento sulla "frazione" che avrebbe seguito le indicazioni di Franceschini&compagnia non sia poi così corretto, se è vero che i voti al Pd alle europee sono stati 8 milioni e i Sì ai referendum sono stati (minimo) 8 milioni e (massimo) 9 milioni e mezzo. Statisticamente è impossibile che TUTTI gli elettori Pd abbiano votato e abbiano votato Sì, la verità è che non abbiamo nessuna certezza circa la collocazione politica di quei 8-9 milioni di elettori che ha votato Sì, quindi da qui parlare di flop, o addirittura di responsabilità di Franceschini, ce ne passa (ricordiamo anche che i due partiti maggiori erano ben più impegnati nella campagna per i ballottaggi). Se tu avessi considerato questi semplici elementi io non ci avrei visto nessun "attacco" a Franceschini, dal momento che non sussiste alcuna cecità derivante da "tifo".

    Non è che hai scritto un brutto articolo, è che magari potevi aspettare due ore per avere dei dati un minimo attendibili per scrivere il tuo commento, che sono sicuro sia genuino e non viziato da alcun bonifico da parte di chicchessia. Spero però di riuscire a farti capire che è difficile sostenere che la bassa affluenza sia dovuta al fatto che "gli italiani non vogliono" ecc ecc, se non altro perché, con i fattori che ti ho citato, è ben difficile che fosse questa la causa dell’astenione, e ti potrei dare ragione solo se avessero vinto i No (quorum o non quorum).

    Saluti.

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