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Michael Grunwald non vede l’ora che un drone colpisca Assange

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Michael Grunwald è (era?) un giornalista di TIME, un sostenitore di Obama che come tale ha anche scritto un libro per spiegare che il suo “stimulus” è stato astuto e ha funzionato e che di recente si è trovato a difendere, chissà com’è, anche la sua performance di fronte allo scandalo Datagate, non mancando di sostenere la legittimità dello spaventoso programma di spionaggio. 

Ieri ha avuto la bella idea di scrivere in un Tweet:

“Non vedo l’ora di scrivere la difesa del bombardamento del drone che ucciderà Assange”.

Come spesso accade a tante prestigiose firme che si dicono progressiste o conservattici perché così tira il vento del loro interesse, e non perchè abbiano compreso o radicato i valori di cui si ergono a difensori, l’uomo non si è reso conto dell’enormità pronunciata.

Assange non è un estremista islamico che vive sulle montagne, ma un cittadino di un paese occidentale che non ha mai imbracciato un’arma contro alcuno, che non predica la violenza, e che ha la sola colpa di esercitare la professione di giornalista in maniera sgradita al governo degli Stati Uniti e quelli di altri paesi. Una persona contro la quale, è bene ricordarlo, non esiste una sola accusa penale in tutto il mondo, una persona che potrebbe essere anche Glenn Greenwald, o Laura Poitras, i giornalisti che hanno “assistito” Edward Snowden nel fare quello che ha fatto Bradley Manning appoggiandosi a Wikileaks: rivelare come il governo americano abbia infranto brutalmente le stesse leggi statuinitensi mentre inseguiva guerre di pessimo gusto e d’ancor più dubbia utilità, a botte di torture, esecuzioni stragiudiziali, rapimenti e altri orrori.

Ora, anche in Italia è pieno di sedicenti giornalisti che sputano su Assange e Greenwald come se fossero nemici della patria, figurarsi quindi quanti ce ne sono negli Stati Uniti, dove l’establishment è abbastanza compatto nel considerare Snowden un “traditore”, anche se invece nei sondaggi appare invece una brava persona agli occhi degli americani, uno che ha fatto una cosa nel loro interesse e non a loro danno. Questione di punti di vista

C’è un però, negli Stati Uniti il confine tra quello che si può dire e quello che non si può dire senza passare per barbari è abbastanza netto, e augurare l’assassinio di qualcuno con le caratteristiche di Assange in maniera tanto plateale proprio non si può, non ci sono dubbi, tanto che subito si è dissociato persino l’editore.

In Italia è fantascienza, qui da noi s’è visto fare di tutto senza che gli editori ritenessero di dover fiatare nonostante le occasioni per vergognarsi abbondino.

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Grunwald però ha fatto qualcosa di più della classica figuraccia sul social network, ha infatti sollevato una vera e propria shitstorm, rimanendo sepolto da uno tsunami di commenti furiosi e pochissimo gentili. Il sospetto di averne pestata una grossa gli è insorto abbastanza presto e, come fin troppo spesso accade, la toppa è stata peggiore del buco, perché Grunwald ha cancellato il messaggio motivando l’azione con l’esigenza di non offrire ai supporter di Assange il pretesto per dirlo perseguitato.

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L’idea sarebbe quindi che Grunwald ci ha pensato e che, dopo aver detto che non vede l’ora che Assange sia assassinato da un drone, ha pensato di aver detto una cosa sbagliata, perché aiuta i fan di Assange a dirlo minacciato e perseguitato. Tipico di casi del genere, al posto delle scuse un supplemento di stupidaggine e arroganza travestito da pentimento, per i motivi sbagliati, gegno anche lui.

Grunwald ha poi seminato una serie di tre messaggi prima di dire che andava a letto, nei quali ha riconosciuto di aver fatto una cosa stupida (dumb) e ha salutato la compagnia. Da allora la shitstorm è montata e sono spuntate anche numerose richieste per il suo licenziamento all’indirizzo dell’editore. Che per ora è fermo all’inequivocabile dichiarazione del suo portavoce: “Michael Grunwald ha pubblicato un tweet offensivo dal suo account personale di Twitter che non è in alcun modo rappresentativo delle opinioni di TIME. Gli dispiace averlo pubblicato e lo ha rimosso dal suo feed”.

Come subito ha notato Greenwald, quelli come Grunwald sono definiti (si definiscono tra loro) come giornalisti “obiettivi”, bollando come attivisti o partigiani i giornalisti d’assalto che fanno a testate con quel potere con il quale invece i giornalisti “obiettivi” convivono benissimo.

Peccato invece che i Pigi e i Sartori, le grandi firme e gli editorialisti fissi dei grandi quotidiani siano tifosi esattamente come questo tizio americano, e di obiettivo non abbiano proprio niente.

Anzi, volendo da noi sbracano anche molto di più, ma non mancano mai di definirsi moderati e di tacciare i diversi d’estremismo, anche quando invocano l’omicidio, le percosse o la galera per quelli che non gli piacciono, perchè per gli amici sono garantisti a oltranza.

Proprio come Grunwald, che in Obama ci vede solo il Bene e che vorrebbe uccidere i cattivi che non sono d’accordo con lui.

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