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Quirinale: quello che il PD è riuscito, anche stavolta, a (non) fare

Nella vita bisogna riuscire ad essere coerenti. E il Pd in questo non può essere accusato di nulla. Diviso ormai da tempo immemore, in perenne equilibrio precario, “non vincente” alle elezioni che “ormai hanno già vinto”. Insomma, quando sembra che sia là là per vincere arriva un Grillo (un Monti, un Berlusconi) a sparigliare e fare emergere le insanabili spaccature interne.

Il balletto sui nomi da candidare al Colle ne è solo l’ultimo esempio. I nomi usciti, compreso quello di D’Alema, hanno fatto saltare sulla sedia non pochi elettori e esponenti del partito che chiedevano, come per i presidenti di Camera e Senato, un nome nuovo, o comunque fuori dalle logiche del partito. Uno di quei nomi, però, è stato fatto da Grillo ed è Stefano Rodotà.

Non so se il Pd abbia mai preso in considerazione l’idea. In caso positivo, però, immagino che la riflessione sia stata: andiamo appresso a Grillo, legittimandolo su un argomento fondamentale come quello del prossimo Presidente della Repubblica, o proponiamo noi il nome in accordo con il Pdl? Ovviamente, nonostante le tante inutili parole delle settimane scorse di Bersani (che rifiutava a senza se e senza ma l’accordo con Berlusconi), l’accordo è stato trovato sul nome di Franco Marini. Nome d’apparato che ha spaccato lo stesso PD (tanto per cambiare) e con questo nome si è andati stamattina in Parlamento.

Il problema principale, ad ogni modo, più che di nome - uscito da una rosa che girava da qualche giorno - è di metodo. C'è stata, dalle elezioni in poi, una richiesta di cambiamento. Richiesta che anche all'interno del PD sembrava forte e da prendere in considerazione, almeno a parole. Per questo il nome d'apparato, dell'ex sindacalista della Cisl e cattolico Marini non è stato visto come una vittoria, bensì come l'ennesimo passo indietro (ripeto, un problema di metodo, principalmente).

Se, però, era quello l'unico nome che ha trovato una maggioranza all'interno del partito, vuol dire che un problema c'è e non è solo Renzi (che nei giorni scorsi ha criticato fortemente l'idea Marini). Ha ragione Michele Serra che nell'Amaca di oggi scrive che "tutti intendono che il cambiamento tanto invocato dallo stesso Bersani non passa per Berlusconi: no che non ci passa".

Non so cosa succederà, se Marini sarà il nuovo Presidente della Repubblica o alla quarta votazione si convergerà su un altro nome (Prodi?), e ultimamente è un problema che non mi pongo in maniera urgente come succedeva prima, ma quello che so è che anche questa volta il PD è riuscito a sbagliare tutto. Nell'ordine a:

  • Bruciare un candidato autorevole √
  • Far circolare il nome D’Alema al Colle √
  • Proporre l’ex Cisl Marini al Colle √
  • Fare un accordo con Berlusconi (dopo aver detto che non se ne parlava proprio) √
  • Spaccare il partito √
  • Compattare la base (nella direzione sbagliata) √
  • Farsi mandare a quel paese dalla base (base?) √
  • Rafforzare l’idea del partito del #gnegne √
  • Farsi trollare (e far morire dal ridere) da Grillo √

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.109) 18 aprile 2013 20:08

    il PD è riuscito a sbagliare tutto....direi di sì, adesso guardo l’altra faccia della medaglia: l’alleato SEL ha detto "non si può fare", da subito; le sezioni PD, il popolo delle primarie se vogliamo, ha detto "non si può fare".

    Qui non si tratta più di Bersani, Renzi, Gentiloni, Fioroni & Co,

    Le primarie hanno dato finalmente potere "alle e nelle scelte" del partito.

    Come finirà? non lo so; chi sarà il Presidente? non lo so, ciò che mi importa è il passo, autenticamente democratico: ora si tratta di non perdere questa bussola,

    Enzo

  • Di paolo (---.---.---.121) 18 aprile 2013 23:31

    Caro Francesco ,ormai il PD è entrato nella leggenda ,nessuno potrà mai uguagliare questa classe dirigente improbabile che non ne azzecca una neanche per sbaglio ,sono i Bertoldo della politica italiana .

    Nel caso specifico l’errore parte da un assunto : " bisogna eleggere Presidente una persona largamente condivisa " che ,tradotto ,significa condiviso anche da Silvio Berlusconi .
    La bestialità dell’assunto non è in se stesso perché in un paese normale sarebbe del tutto accettabile e scontato , ma nel fatto che non tiene conto del fatto che in questo paese non c’è nulla di normale ,ovvero che la prima emergenza sociale è proprio quella che rappresenta il Cavaliere di Arcore .

    Fossi stato in Bersani avrei detto : " Bisogna scegliere una persona di garanzia della legalità " ,perché questa è la prima emergenza , fregandosene della condivisione da parte del Pdl che tutto è fuorché un partito politico .

    Invece Bersani è riuscito nel capolavoro che ci descrivi . Incredibile.
    ciao

  • Di (---.---.---.21) 19 aprile 2013 00:17

    Coerenza >

    Fino a pochi giorni fa Bersani ha collezionato pesanti critiche per aver “insistito” nel cercare un dialogo con M5S. Molti hanno stigmatizzato la sua presunta “intransigenza” verso il PDL come causa prima dell’impossibilità di fare il governo di cui il paese necessita.

    Poi è arrivata la sua proposta di portare Marini al Colle. Uno dei fondatori del PD che non risulta “inviso” al PDL.
    E’ stata subito interpretata come un segnale di “inciucio” con Berlusconi e quindi respinta da larga parte del centro sinistra. Si è perfino levata la richiesta di ripiegare sul terzo candidato scelto dagli iscritti M5S.

    Ora sono molti quelli del PD che vogliono da Bersani un candidato che sia la bandiera del partito e del “cambiamento”. Se e con chi fare il governo non è più così prioritario.
    L’importante è non mancare l’appuntamento con il quorum della quarta votazione.
    Quella stessa maggioranza che, da sempre, Bersani ha voluto raggiungere al Senato.

    Non è il tempo che cancella le Voci dentro l’Eclissi esempio di coerenza

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