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Quando tutti non sapevano dire Tsipras

Lo hanno chiamato in tutti i modi: Zippras, Tripras, Trippas e infine – presi dallo scoramento – ci si arrendeva a definizioni più generiche e solo in apparenza meno imbarazzanti, tipo: “Coso là … quello greco!” Ma adesso che Alexis Tsipras ha vinto le elezioni in Grecia tutti sono diventati dei gran figli di Syriza!

Per soli due seggi il partito di Tsipras non ha raggiunto la maggioranza assoluta. A questo punto si dovrà ricorrere ad indagini esplorative con le altre forze politiche greche per creare un governo, e a “quello greco” potrebbe toccare di trattare anche con gli estremisti di destra di Alba Dorata, che nel frattempo è diventata la terza forza del paese. Non sarà una cosa facile ma i numeri sono dalla sua parte.

Intanto in Europa tutti si sono mobilitati; la piccola, povera e massicciamente “introikata” Grecia ora potrebbe essere una minaccia non da poco. Tsipras ha annunciato che l’austerità é finita e che non pagherà i debiti contratti dalla classe politica che lo ha preceduto.

C’è dell’ironia in tutto questo – nonostante le tragiche condizioni del popolo greco -, infatti è paradossale quanto sia fragile l’infernale marchingegno messo su in questi anni dalla Ue in combutta con la Bce. E’ bastata la sacrosanta esasperazione di un paese membro ridotto in miseria dala troika per mettere a nudo i piedi d’argilla del colosso continentale. Il tanto temuto “effetto domino” contro l’austerità sembra a un passo: oggi Syriza in Grecia, domani Podemos in Spagna e pian pianino potremmo vedere rompersi tutto il giocattolo.

L’esasperazione fa brutti scherzi, e le “geniali teste d’uovo” a Bruxelles se lo dovevano aspettare, ma grazie alla loro ottusa cecità si erano convinte che la corda non si sarebbe spezzata! Quando un sogno si tramuta in incubo ci si sveglia sempre d’improvviso e spaventati. Possiamo solo sperare che il risveglio sia il meno traumatico possibile. Ma ci credo poco a dire il vero: basta fare una breve carrellata dei soggetti che gestiscono le nostre economie per capire che siamo circondati dalla desolazione più assoluta.

Certo, possiamo aspettarci qualche magra concessione per tener buono Tsipras, – casomai un po’ di corrente elettrica in più per non lasciare che tre quarti buoni del paese restino al buio di notte, un minimo di previdenza sanitaria per evitare che la gente si rivolga a farmacie sociali per curarsi –, ma non illudiamoci che la Grecia si accontenti. La miccia è stata accesa e tutta l’Europa può diventare una pericolosa polveriera.

In Italia tutti si congratulano con il vincitore – quanto amiamo i vincitori – e come scriveva Flaiano: questo popolo di rivoluzionari in contumacia si accinge con frenetica ipocrisia ad alzare “barricate con i mobili degli altri”.

Ora da destra a sinistra (ammesso che da queste parti ve ne sia una) si slogano le dita per twittare salamelecchi a Tsipras. Avremo tanti caduti per sindrome da tunnel carpale, anche se nessuno di questi “opportunisti noti” si è mai realmente impegnato a far muro contro l’austerità.

Sono in trepida attesa per le parole di Renzi, banderuola dalla ricca vena retorica che di certo snocciolerà qualche chicca in greco – spero per lui che non si cimenti con il discorso di Pericle. Ma c’è da dire che almeno Renzi le minchiate se le scrive da solo! Non può che esser così; è impossibile che paghi qualcuno per i discorsi in serie da latte alle ginocchia che ci propina, perché se così non fosse non sarebbe solo un cazzaro ma anche un fesso! E da che mondo è mondo in Italia sono i cazzari a far carriera e mai i fessi!

Matteo presenta due caratteristiche da italiota puro: innanzitutto ritiene che tutto quello che c’è stato di buono sul pianeta (ben poco) nell’anno solare che lo ha visto premier sia merito suo.

 Sono calati i prezzi della benzina? E’ merito suo! C’è stata la ripresa statunitense? Obama ha seguito i suoi consigli! Samantha Cristoforetti è andata nello spazio? Il razzo l’ha progettato lui! C’è stato un calo di abbandoni di animali in autostrada? Li ha lanciati nello spazio insieme alla Cristoforetti.  Non v’è minimo accadimento positivo dove non mette immeritatamente bocca, cerchio che si chiuderà con i nuovi biglietti a premi “Renzi e Vinci”: se gratti e trovi tre facce di Renzi vinci 80 euro al mese per i prossimi vent’anni!

Quindi è facile aspettarsi che la vittoria di Syriza in Grecia diventi, tra le cicciotte mani del nostro premier, un’ulteriore ed evidente espressione della volontà riformista europea che ha avuto inizio proprio con l’affermarsi del suo Pd in Italia (mi sembra di vederlo mentre lo scrivo ed è agghiacciante).

A quel punto poco conta che Tsipras vorrebbe avere a che fare con Renzi almeno nella stessa misura in cui una bilancia possa anelare a confrontarsi con Giuliano Ferrara, quel che importa è l’impatto retorico della balla sul proprio elettorato.

In seconda istanza Renzi è un pazientissimo nullafacente attendista: sa benissimo che ha le mani legate. Non è mai stato un rivoluzionario anche se ne ha indossato le vesti per arrivare al potere, e la prova di tutto sta nel fatto che è diventato Presidente del Consiglio grazie a un accanito tifoso dell’austerity di nome Giorgio Napolitano. Infatti se solo Renzi avesse avuto un quarto delle idee di Tsipras Napolitano non lo avrebbe chiamato a governare neanche se ci fosse stata una fatale epidemia di onestà in parlamento. Dunque il poveretto non può fare altro che agitare di tanto in tanto le acque mentre esegue gli ordini della Merkel e attendere che la tempesta passi.

Prima o poi, in un modo o nell’altro la crisi passerà, non può non finire, e quando finirà il Matteone nazionale dovrà esser presente! Se riuscirà a resistere sino a quel momento potrà a quel punto attribuire a se stesso gli onori e i meriti per l’avvenuto miracolo. Intanto sta lì, e nella spasmodica attesa ammazza il tempo twittando, sciorinando qualche incomprensibile parola nel suo personalissimo esperanto qua e là, ricevendo il notissimo pregiudicato Berlusconi a Palazzo Chigi e mangiando pane e finocchiona con Verdini.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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