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 Home page > Attualità > Cultura > Omaggio alla grandezza: Rita Levi Montalcini e Oscar Niemeyer

Omaggio alla grandezza: Rita Levi Montalcini e Oscar Niemeyer

A un anno appena finito si consegnano le cose da archiviare alla voce passato.

Un luogo comune dice: “Anno nuovo, vita nuova!” il che potrebbe significare che si alleggerisce il peso della vita trascorsa, per affrontare il nuovo carico in arrivo.

Ma archiviare non deve significare dimenticare, non deve cessare la proiezione dell'esperienza acquisita sul futuro, sulla vita che continua e che, inevitabilmente, ha fame di novità.

Non si può chiudere il passato in un sarcofago sigillato e nascosto in un mausoleo, tenendo vivi i ricordi solo in apparenza, perdendone in realtà il valore effettivo e pragmatico.

Forse si può ricorrere ad un mito per tenere aperta la porta fra passato e futuro attraverso il presente, il mito di Giano bifronte, un volto rivolto a ciò che è stato e un volto rivolto a ciò che sarà.

Come una chiusa di canale che si apre e si chiude, consentendo il passaggio, di un battello, il flusso della storia di una vita, di tutte le vite passano, attraverso la bocca di Giano, per raccontare le storie, attraverso gli occhi, per testimoniare, le orecchie per udire le voci e il rumore che la vita produce.

Affidare al passato come a un archivio la storia di Rita Levi Montalcini e di Oscar Niemeyer, due giganti della cultura, scomparsi nell'anno appena trascorso, è un errore incommensurabile.

Entrambi nati agli inizi del '900 hanno avuto un peso specifico enorme in quel secolo, ma la spinta propulsiva del loro pensiero, della visione architettonica di Niemeyer, della della visione scientifica della Levi Montalcini non può spegnersi con la loro scomparsa.

Cosa mi fa legare i due personaggi in apparenza così diversi fra loro? Una dama europea, dalla cultura raffinata, dalla ferrea volontà, i suoi studi così importanti da valere l'assegnazione del premio Nobel, affrontando le leggi razziali in quanto ebrea, avorando sino all'ultimo istante della sua lunga vita, con un geniale architetto sudamericano, comunista convinto, innamorato della vita e della gente, che pensava le città come un morbido abbraccio per la gente, senza angoli, ma curve come tenere dita carezzevoli.

Città ideali dove incontrarsi, il geniale architetto e la scienziata gentile, entrambi cittadini uniti in un abbraccio come i Candangos di Brasilia, disegnati dallo stesso Neimeyer, che rappresentano gli abitanti di quella magica città ma, in proiezione, gli abitanti del mondo, così loro rappresentano l'umanità negli ideali più alti.

Utopia nella visione dell'artista,del disegnatore folle di città, del sognatore, utopia nelle sudate carte della studiosa, della ricercatrice indefessa, con sulle spalle la storia di quella parte di umanità che spesso ha dovuto soccombere a un'altra parte di umanità.

Tutta la storia di queste vite immense è dedicata all'umanità che hanno amato fortemente.

Sit tibi terra levis.

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