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Chávez tra populismo e liberalismo

La morte di Chávez è una perdita per l'umanità o scompare l'ennesimo caudillo che ha tiranneggiato uno degli stati del sud America come succede da secoli?

Dalle luminose rive del Caribe ai titanici giochi del ghiacciaio Moreno, agli oceani drappeggiati sulle sinuose forme del Nuovo Continente.

Altitudini, lande desolate, spazi immensi, Patagonia, foreste pluviali per il respiro del pianeta e il grande fiume.

Poi città, vecchie colonie covi di pirati e avventurieri, fortezze erette da conquistadores per proteggere le vie verso l'El Dorado, e per facilitare l'impegno di fanatici gesuiti a convertire il buon selvaggio di Russeau, senza utopie e senza metafisici disegni. Solo obbedienza alla razza padrona, l'uomo bianco che porta con sé civiltà, amore, cultura, impegno e, cosa importantissima, la promessa della beata eternità nel giardino di Dio.
Città, metropoli moderne, città del futuro, esplanades monumentali, vicoli polverosi, dove convivono dolore, odio, morte.

Buenos Aires e la sua passione, Caracas con le sue avventure, Santiago e le sue vecchie angosce, Quito, così in alto da far girare la testa, Brasilia con la fantasia e gli incubi di Oscar Niemeyer, Rio, musica, colore, spiagge e umanità accumulata come spazzatura nelle favelas, discariche di umanità rifiutata e Bahia, misticismo, magia, cristianità che danza per dei pagani.

È l'America Latina, l'America delle colonie spagnole e portoghesi, l'America del sud.

È morto Chávez, il comandante Chávez, il dittatore. 

Chávez, il padre del popolino, uno degli ultimi retaggi del caudillismo del secolo scorso. Un uomo dell'America del sud.

Revolución o muerte, la lotta dei campesinos. Chávez, l'eroe popular, come Castro, il Che, Simon Bolivar, Salvador Allende, l'altra faccia dell'America latina, la contrapposizione alle dittature nere importate dall'Europa, Stroessner, Vileda, Pinochet, giunte militari appoggiate da potenze straniere, dittature cariche di interessi economici, pilotate da multinazionali e benedette dalla Chiesa cattolica perché erano l'unico baluardo alle rivoluzioni marxiste.

Chávez ama Bolivar, la "teologia della liberazione", vuole un socialismo moderno, si contrappone al liberismo, pensa con Gramsci, ma gli studi sono scienza e arti militari, adora l'azionismo di Garibaldi e il marxismo, ama Lenin e il suo carisma.

Si fa amare dal suo popolo, lui è il protettore del suo popolo, ma non è "Peronismo" il suo, è passione, è l'inseguimento del sogno della grande Colombia di Bolivar.

Il comandante Chávez, inseguiva l'immortalità nella storia, sarà sepolto in un Pantheon, accanto al suo eroe, "el Libertador" Simon Bolivar, sarà imbalsamato come Lenin, Mao, Ho Chi Minh.

Come tutti i grandi personaggi, divisi fra populismo e liberalismo, amore per il popolo ma anche uno sconfinato amore per il proprio immenso ego, personaggi contraddittori, determinati, passionali, ma comunque grandi personaggi.

Lascia un vuoto in quelle tormentate lande sudamericane.

Rest in peace comandante Chávez.

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