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On. Luisa Bossa (PD): "Non ho votato Marini, ma il PD è uno spazio democratico di confronto"

Dopo le giornate critiche di ieri e l'altroieri, quando era uscito il nome di Franco Marini come candidato al Colle per il Partito Democratico e la sua successiva "sconfitta" al voto, oggi il PD voterà compatto il nome di Romano Prodi come prossimo Presidente della Repubblica. 

Nonostante ciò, la percezione che il Pd continui, dal post elezione, a vivere un momento per nulla semplice, diviso all'interno (o preso dalla dialettica, a seconda di come vogliate vederla) è abbastanza evidente. In attesa di capire come si chiuderà questa giornata abbiamo fatto qualche domanda a Luisa Bossa (nella foto), deputato napoletano del PD che ieri ha votato scheda bianca.

"C'è discussione nel partito democratico. Non siamo tutti uguali, ognuno ha le sue idee, e ognuno rappresenta un pezzo della base" dice ad AgoraVox Luisa Bossa. Al nome di Marini, comunque "è arrivato il gruppo dirigente del partito, e ce lo ha presentato solo la sera prima del voto" ma, continua l'ex sindaco di Ercolano "il Pd ha dimostrato di avere abbastanza vita interna anche per mettere in discussione scelte sbagliate"

Onorevole, lei aveva dichiarato che non avrebbe votato Marini. Come mai?

Non contro la statura morale e politica di Marini ma per il metodo e lo scenario che si sarebbe aperto. Ritenevo che ci fosse bisogno di una scelta diversa, di cambiamento, capace di aprire una stagione di rinnovamento della politica. Non lo si poteva fare con un vecchio rito e con la testa rivolta all'indietro.

Come si era arrivati a questo nome. E come mai non si è scelto di convergere su un nome autorevole come quello di Rodotà preferendo il placet del Pdl? Colpa del cappello del M5s?

A questo nome è arrivato il gruppo dirigente del partito, e ce lo ha presentato solo la sera prima del voto. In quell'assemblea chi, tra noi, non era concorde lo ha detto, si è esplicitato il dissenso e questo, poi, si è tradotto nel voto in Aula. In questo senso mi sento di dire che il Pd ha dimostrato di avere abbastanza vita interna anche per mettere in discussione scelte sbagliate. Su Rodotà, nulla da dire. È persona degnissima. Ma non è il solo nome spendibile per il cambiamento. Ce ne sono anche altri. Se il movimento cinque stelle, forza di minoranza, vuole i voti degli altri deve aprire un dialogo. Non può pensare di imporre il suo nome a chi ha il triplo dei suoi parlamentari, senza nemmeno aprire un confronto, una discussione.


Alla luce della votazione è stata una sconfitta. Cosa sta succedendo nel partito? C'è la percezione, dall'interno, che vi stiate allontanando sempre più da quella che una volta era definita base o c'è consapevolezza che sia il percorso migliore possibile?

C'è discussione nel partito democratico. Non siamo tutti uguali, ognuno ha le sue idee, e ognuno rappresenta un pezzo della base. Non bisogna fare l'errore di pensare che ci siano alcuni che interpretano la volontà popolare, e altri no. La gente ha idee diverse, e queste trovano rappresentanze diverse nei partiti. L'importante è che ci sia discussione, ci sia spazio democratico per far valere le proprie idee, ci sia confronto. Mi pare che il Pd abbia garantito tutto questo.

L'intesa con Berlusconi sul Colle doveva essere il preludio alla grande coalizione?

Era questo il pericolo, e abbiamo detto con chiarezza come la pensiamo. No alla grande coalizione con Berlusconi.

E su Prodi che mi dice?

Come dice Vittorio Zucconi è piacevole pensare che al colle può andarci uno che ha battuto due volte Silvio Berlusconi.

Mi dice tre cose fatte dal PD nel dopo elezioni che non hanno avuto abbastanza risalto e tre cose da non fare mai più?

Abbiamo eletto il 40 % di donne, nessuno è come noi. Abbiamo rinnovato l'80 % dei nostri parlamentari, nessuno è come noi. Abbiamo presentato decine e decine di proposte di legge nelle prime due settimane, nessuno è come noi. Ma questo passa sempre in secondo piano. Gli errori che non dobbiamo fare sono quelli che attengono all'idea che la politica sia tattica, posizionamento, lavoro nelle retrovie. La scena è cambiata. Bisogna esporsi, dire con chiarezza, fare scelte nette. I tentennamenti e le retrovie, in questa fase, non aiutano. Chiarezza e cambiamento. Questi sono gli elementi per governare l'Italia in questo momento.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.55) 20 aprile 2013 00:01

    Faziosità >

    Bersani ha proposto la candidatura di Marini all’assemblea degli elettori del PD. A favore si sono espressi i 2/3 dei presenti.
    I dissenzienti hanno allora promosso la tesi che tale candidatura fosse il preludio ad un “inciucio” con Berlusconi per un governo condiviso. Subito è scattato il tam tam sulla rete.
    Il risultato è stato che nelle urne a Marini sono mancati almeno 200 voti del PD.

    Allora Bersani propone alla stessa assemblea il nome di Prodi. Questa volta il consenso è unanime. Da Bersani arriva l’invito a “ricomporre il disordine” di cui è stata data prova.
    Calato il quorum (504) il traguardo è a un passo con l’accordo di tutti.
    Nelle urne però a Prodi vengono ancora a mancare un centinaio di voti del PD.
    Numero che coincide con quello di chi aveva respinto l’ipotesi Marini.

    Renzi si è sempre vantato di dire le cose in faccia. Dovrebbe ora condannare senza mezzi termini chi ha sferrato le pugnalate nascondendosi dietro il segreto dell’urna.
    L’ansia di rivalsa di certe “fazioni minoritarie” nulla ha a che vedere con un serrato scontro di idee. A pagare è l’identità e la credibilità del partito.
    Di più.
    Contagioso è il virus di chi ha perso il senso ed il valore di Parola e merito

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