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 Home page > Attualità > Società > I lacché di professione

I lacché di professione

 “Quanti servi nutre costui!“
 Giovenale, Satira III 
..Ed elli allor, battendosi la zucca:
«Qua giù m’hanno sommerso le lusinghe
ond’ io non ebbi mai la lingua stucca»
.
Dante, Inferno,canto XVIII,Malebolge dei ruffiani e degli adulatori
 
“ Un’ errore dal quale i principi
con difficultà si difendano,
 se non sono prudentissimi,
o se non hanno buona elezione...
sono li adulatori, delli quali le corti sono piene”.
Machiavelli, Il Principe, cap. XXIII
 
L’adulazione non viene mai dalle anime grandi,
 è appannaggio degli spiriti piccini,
che riescono a rimpicciolirsi ancor più
 per meglio entrare nella sfera vitale
 delle persone intorno a cui gravitano.
Honoré de Balzac
 

I lacchè, nell’ansia di compiacere i loro padroni, vanno spesso aldilà dei limiti del mandato (oltre che della decenza), rischiando di attirare su di sé e sui loro principali il ludibrio generale (e le reprimenda tardive di questi ultimi per la figuraccia rimediata).
 
Quelli alla Ghedini, il leguleio alla corte di re Silvio, detto anche “ Ma va’ là” per l’abitudine di così dottamente argomentare le sue tesi durante le numerose comparsate televisive (evidentemente a destra non hanno niente di meglio da esporre), hanno illustri ed infiniti prototipi nella letteratura.
 
Ma a me vengono in mente di primo acchito soprattutto un paio di esempi tratti dal cinema .
 
Come l’infingardo Alberto Sordi che, nel film “La grande guerra” di Monicelli, quando durante un’ispezione il suo comandante gli chiede cosa ne pensa del rancio, per compiacerlo si mette ritto sull’attenti e risponde pronto: “Ottimo ed abbondante, signore! ”, per sentirsi replicare da quello : “E invece è una schifezza immonda! “, guadagnandosi così il disprezzo del suo capo e della truppa intera.
 
O l’anonimo popolano che apostrofa con un pronto e sonoro “Bravo! ” il Nerone di Petrolini, prima ancora che questi abbia terminato di pronunciare enfaticamente la frase “Ed io rifarò Roma più bella e più grande che pria !“. Al che quello, per farsi adulare ancora, la ripete ad libitum, salvo alla fine cominciare a dubitare che lo si stia prendendo per il sedere.
 
Quindi, se è vero che alla corte d’un potente non mancheranno mai gli adulatori (pare anzi che le donne lo trovino addirittura sexi, anche se non è un Adone: durante una puntata di Annozero di Santoro la direttrice di Novella 2000, la nasuta Candida Morvillo, fece ridere tutti gli astanti definendo Berlusconi “un bellissimo uomo”), è pur vero che un’adulazione spinta fino all’eccesso provoca sempre danni o all’adulato o all’adulatore o, più spesso, a tutti e due.
 
Ma il Berlusca è talmente affamato di adulazioni, che finora non pareva essersene accorto, come per le infinite gaffes dei vari Vespa, Fede e compagnia cantante (anzi in una dichiarazione a “La Repubblica” aveva addirittura gratificato Fede come “un baluardo della democrazia e dell’informazione”; e noi che non c’eravamo nemmeno accorti che quella di Retequattro fosse una vera testata giornalistica e non piuttosto una rivista di varietà!). Vero anche che ne aveva messe tante insieme in prima persona, di gaffes (immaginate solo i sudori freddi dei poveri diplomatici della Farnesina che devono accompagnarlo nelle varie “gite” all’estero), che doveva giocoforza essere tollerante con quelle altrui.
 
Ma qualcosa è cambiato, ed i suoi cortigiani più spinti sono avvertiti: Silvio, gaffeur di prima classe, inguaiato fino al collo, non tollererà più le gaffes altrui che si ritorcano contro di lui, sia pure fatte con le migliori intenzioni di questo mondo.
 

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