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Appello alla sinistra

La destra tenta in tutti i modi di diffondere quella che lo storico Leonard Thompson definirebbe una “mitologia politica” su Mani Pulite, ossia una narrazione tesa a screditare quel periodo, l’unico della nostra storia recente dove una classe politica tra le più corrotte (dietro di noi, in Europa, solo la Grecia) e profittatrici dell’Occidente (il “catalogo” delle sue malefatte sarebbe lunghissimo, più di quello delle amanti di Casanova) è stata messa efficacemente con le spalle al muro.

Per ultimo, con gli inqualificabili manifesti (“Fuori le Br dalla Procura” ) che hanno fatto inorridire tutti i parenti delle vittime togate delle Brigate Rosse, opera di un tizio che dice di essersi voluto “sfogare” contro quei magistrati che pure all’epoca ne avevano alla fine sancito l’ innocenza, uno sfogo a scoppio ritardato ( a quasi vent’anni dai fatti) e in sospetta coincidenza con l’assist del premier sull’argomento dei magistrati “brigatisti” .

Ma prima c’era stato fra gli altri persino il tentativo di definire Mani Pulite – da parte ovviamente degli ex affiliati di Craxi, che affollano il governo Berlusconi - come “oliata e agevolata Oltreoceano, cioè dalla CIA”. Certo, ci sono stati degli eccessi, ma dovuti più che altro alla eccezionale pressione di un’opinione pubblica esasperata che aveva sperato in un ripristino dell’onestà, della legalità e dell’etica nella vita pubblica.

Berlusconi, il populista Berlusconi che allora inneggiava a Mani Pulite perché aveva il favore popolare e gli sgombrava il campo dalla concorrenza, arrivando a chiedere a Di Pietro di fargli da ministro, e intanto taceva sul suo ferreo sodalizio con il “ladrone” Craxi che gli aveva riacceso le televisioni oscurate dai pretori con un decreto su misura, torna ora a distanza di tempo (sfruttando anche la memoria assai corta degli italiani e la loro assuefazione ai suoi spericolati giri di walzer) a vituperare quel tempo andato ed i magistrati della procura di Milano .

Senza la cui azione non avrebbe vinto le elezioni del 1994. Il che gli permise fra l’altro – nominato capo del governo - di rassicurare le banche e risalire, dalla voragine dei 5000 miliardi di lire di debiti della sua quasi fallita Fininvest - Mediaset, all’attivo ed al raddoppio del fatturato del 200, grazie anche agli assist di quei cattivoni “comunisti” che pur governando per sette anni tra il 1996 e il 2001non fecero uno straccio di legge sul suo colossale conflitto d’interessi (un politico e capo di governo proprietario di ben tre reti televisive private non esiste nemmeno nella peggiore delle dittature), anzi risuscitandolo come interlocutore affidabile grazie al “patto della crostata” in casa Letta e alla Bicamerale del 1998.

Ingrato, gli dovrebbe fare un monumento, ai magistrati di Milano e ai ”comunisti” alle orecchiette e cime di rapa come D’Alema, il suo maggior benefattore! Nel 2001 si ritrovò infatti, grazie a loro, nelle condizioni ideali, economiche e politiche, per tornare da trionfatore a palazzo Chigi e restarci fino ai giorni nostri (salvo la brevissima parentesi prodiana). 

A questo punto tanto valeva che la sinistra, come proponeva tra gli altri Corrado Augias dalle colonne di “Repubblica”, gli avesse concesso un salvacondotto finché era al governo: ci saremmo evitati questa eterna e insopportabile diatriba, anche mediatica, tra quelli del “Si faccia processare” e quelli del “E’ una vittima dei magistrati rossi che non lo fanno governare”, lui non avrebbe avuto più alibi per non fare le riforme che promette dal 1994 e tutti avrebbero visto con chiarezza di che pasta è fatto, mandando a casa con tutta probabilità questo perecottaro alla prossime elezioni, come già gli è successo due volte ( non c’e due senza tre). 

In altri termini, bisogna che la sinistra si rassegni: la spallata giudiziaria non c’è stata e con tutta probabilità non ci sarà, e nel frattempo il Paese resta incartato sui problemi del capo del governo il quale, per difendersi, lo sta trascinando alla rovina. Ma che bel risultato !

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