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Mario Draghi: "L’euro è qui per restare"

Ieri era il turno della Commissione affari economici dell’Europarlamento per Mario Draghi. Dopo le dure parole sulla congiuntura economica ed i suoi rischi di ulteriore peggioramento che hanno accompagnato la conferenza legata alla decisione sui tassi della scorsa settimana, ieri il presidente della Banca Centrale europea ha cambiato decisamente registro, dando dei messaggi chiari e forti, nel suo consueto linguaggio diretto e coerente, menando colpi a destra e a manca:

L’euro è qui per restare, l’Eurozona farà ciò che è necessario per assicuralo, ma il vertice UE ha credibilità nella misura in cui chi vi ha partecipato non ne contraddice i risultati. La prima cosa da fare per concretizzare la nuova visione della unione economica e monetaria è procedere verso una ulteriore condivisione della sovranità nelle politiche di bilancio, nel settore finanziario e nel settore delle politiche economiche. Per risolvere in modo efficace la crisi in corso sono necessarie azioni coraggiose da parte delle banche centrali, ma anche da parte dei governi. Il grado di aggiustamento delle politiche non deve essere ridotto, è sempre più importante riguadagnare il pieno accesso al mercato dei paesi oggi in difficoltà e sotto programma entro pochi anni. Per questo la perseveranza nelle riforme audaci e necessarie è cruciale.”

Un dritto ad Olanda e Finlandia che, dopo aver votato unanimente agli altri la ratifica dello scudo anti-spread, si sono concesse delle esternazioni che hanno alimentato il senso di coesione carente all’interno dell’area euro. Ed un gancio a quei governi che sperano di continuare a sostenere politiche lassiste grazie agli interventi monetari della Banca Centrale: le riforme non vanno abbandonate, ricorda Draghi, né bisogna pensare che gli interventi della BCE possano consentire di rallentarne l’incedere.

“Un fondo di ammortamento del debito nell’Eurozona è un’idea piuttosto intelligente, ma il suo presupposto è l’addio alla sovranità nazionale sulle politiche di bilancio, a favore di una sovranità condivisa, perché una unione di bilancio non può cominciare con una unione di trasferimenti. Gli Eurobond potranno vedere la luce solo alla fine del processo di integrazione tra i paesi della moneta unica. Non possono esserci scorciatoie

Chi fino ad oggi ha avuto una gestione del bilancio troppo allegra, non deve sperare di evitare il riordino dei propri conti con la scorciatoia degli Eurobond, che saranno la naturale evoluzione di un processo di omologazione economica fra paesi al momento troppo diversi. In pratica Draghi sta dicendo che la BCE si fa garante della copertura finanziaria del tempo che occorrerà ai paesi europei per essere più omogenei, e non é poca cosa.

Un esempio di chi ha capito? il ministro delle Finanze finlandese, Jutta Urpilainen, quella che qualche giorno fa aveva parlato di rifiuto alla condivisione del debito, anche a costo di uscire dall’euro (frase poi smentita):

“La Finlandia è totalmente impegnata a rimanere nell’euro. Tutti i Paesi dell’eurozona sono impegnati alla ricerca di misure che consentano di risolvere la crisi efficacemente e al più presto”

Sì, certo, ha un sapore di frase di circostanza, ma considerato quanto proferito dalle stesse labbra solo 48 ore prima, quelle frasi di circostanza risuonano come le “scuse” di un monello redarguito: sommesse ma sentite. Un esempio di chi non ha capito? Il presidente della Cassa Depositi e Prestiti: Franco Bassanini, che oggi a Mestre al convegno ‘infrastrutture del Nordest per l’Italia’ ha detto:

La Bce dovrebbe emettere obbligazioni, preferibilmente con scadenze medio-lunghe, con una durata di 7-10 anni. E chi usa questa liquidità, dovrebbe essere costretto a finanziare le infrastrutture. Questo sarebbe un modo per rimettere liquidità nel mercato sul medio-lungo periodo, dove oggi c’è maggiore crisi di liquidità”

[Credo ci fosse un contest aperto con un premio per chi faceva più ripetizioni in una frase]

Caro Bassanini, la crescita non si finanzia più a debito, tantomeno con il debito comunitario. E l’idea di un obbligo dirigista nell’indirizzare le risorse prese a prestito ha un sapore molto “vintage” 

Prosegue Draghi:

La Bce non può dire alle banche che cosa fare con la liquidità fornita (e quando l'ho detto io a Rai2 a gennaio scorso passavo per vanesio n.d.BA). Alcune banche hanno effettuato prestiti all’economia reale e i Paesi reagiscono in modo diverso alle operazioni decise a Francoforte. Un ruolo frenante ha avuto la necessità di deleveraging. Obbligare le banche a prestare denaro invece che lasciarle libere di scegliere oltre che contrario alle norme della BCE rischierebbe di riproporre i guasti del credito politicizzato che ha caratterizzato la storia bancaria italiana del passato.”

Capito, Bassanini?

Come abbiamo detto decine di volte, non sono i numeri di bilancio ed il peso del debito a mettere l’Europa nel mirino dei mercati e della speculazione finanziaria, quanto la sua farraginosa composizione politica. L’Europa riconosce quattro leader: Barroso, Van Rompuy, Draghi e Juncker, ma nessuno di loro ha la possibilità di sedersi al G20 per rappresentarla. La politica europea è subordinata alle politiche nazionali, finisce per essere quella piccola porzione delle istanze dei singoli Paesi cui gli altri Paesi non sono contrari.

C’é molta attesa per le conclusioni cui arriverà l’Eurogruppo questa sera, certamente si arriverà a decidere come ricapitalizzare le banche spagnole, considerando in questo, anche le doverose istanze sulla concorrenza in Spagna ed in Europa.

Quanto invece a definire ciò che tutti gli operatori si chiedono (ovvero: come funziona lo scudo anti-spread? chi ne richiede l’attivazione? come si sviluppa il processo di delibera? Gli aiuti comportano l’intervento della Trojka? O forse di una più blanda forma di supervisione? Effettuata da chi?) é una vera incognita sapere se e quanto verrà definito stasera e quanto al prossimo incontro del 20 luglio.

Il decisivo incontro del 28 e 29 giugno ha portato all’annuncio dello scudo anti-spread, mentre il decisivo incontro di oggi ne dovrebbe ratificare almeno alcuni aspetti, poi (nel decisivo incontro del 20 luglio) seguiranno altre dettagli. Non resta che aspettare il seguente, e decisivo, meeting.

Sono riuscito a battere Bassanini e a ripetere “decisivo” più di quanto lui abbia ripetuto “liquidità”?

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