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 Home page > Tribuna Libera > Libertà per i prigionieri politici

Libertà per i prigionieri politici

Lo so non saranno in molti, anche se le sigle di organizzazioni aderenti sono molte, ma i militanti e manifestanti pochi. Si stendono i veli, le bandiere, gli striscioni dall'alto.

Bandiere palestinesi e kurde, volti di Ocalan e di Lander prigioniero politico basco non riconosciuto dalla Corte di Cassazione italiana e che sarà consegnato al governo spagnolo.

Anche Ocalan fu tradito dalla sinistra italiana. Gli fu promesso il rifugio politico, fatto entrare in Italia e poi consegnato al governo turco che lo tiene prigioniero con l'accusa di essere un leader politico che vuole la libertà per la minoranza kurda.

Guardo i volti dei giovani attraverso il mirino della macchina fotografica e sono tratti scuri, marcati, senza curve ma scavati e incisi. Sembrano volti conosciuti, volti del nostro Sud. Portano i segni del sole e del vento, della salinità del mare Mediterraneo. O forse del vento secco delle montagne. Parlano il loro strano linguaggio fatto di suoni gutturali, secchi, precisi.



Sorridono appena, si stringono gli avambracci, si colpiscono spalla contro spalla e si passano le bandiere fra di loro. Vi è una donna, una sola, porta il velo in testa e indossa una maglietta gialla con la scritta Ocalan con la dieresi sulla "O" e caratteri del loro alfabeto.

È giovane si vede dall'aspetto e dal portamento. Ma il vento ha scavato i solchi profondi delle rughe sul suo volto. È triste, sul volto non compare nessun segno di sentimento di gioia, ma solo sofferenza e tristezza . È chiusa in se stessa, eppure compie gesti inconsueti, credo, per lei. Distribuisce volantini, gira con un foglietto chiedendo in un verso gutturale, ma che si capisce non so come non so perché una firma per la liberazione di Ocalan.

Non posso, anche volendo, negarlo. So che non serve per Ocalan, ma so che serve a lei. Ed è per lei che firmo. Si avvicina ad un'altra donna, italiana. Si stringono gli avambracci e rimangono in quel gesto immobile per minuti. Si stanno parlano senza parole. Solidarietà femminile o... solo umana!

Poi iniziano i balli. Gira un fazzoletto giallo e rosso, simbolo di un testimone che invita alla esibizione personale. Lo lasciano cadere per terra e chi lo raccoglie si deve cimentare al gesto ritmico ed atletico. Sono i ricordi di tradizioni e gesta dei loro padri e zii che si ripercorrono in questa piazza. Ora si balla al suono ritmico di un tamburo e si inneggia alla loro patria, lontana, misconosciuta e ai loro martiri e ai loro leader. Ai loro eroi. Libertà per Ocalan, libertà per il popolo palestinese, per il Kurdistan, per il popolo basco. Credo di capire dai loro suoni e dalle loro voci.

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