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Le 3 fasi (forse 4) del fantasy italiano

Il fantasy italiano ha quarant'anni e chi l'avrebbe mai detto? E' tempo di osservarne l'evoluzione.

Il fantasy italiano è nato solo quarant'anni fa, ma per come funzionano le cose nel nostro Paese, si tratta di un dato che potrà sorprendere la maggior parte dei nuovi lettori di questo genere letterario. Già, perché in realtà è arrivato alla conoscenza generale della gente solo quando vennero proiettati nei cinema i film di Harry Potter e del Signore degli Anelli. Dopo quei film, anche in Italia si è scoperto un filone che da allora continua a svilupparsi, pur se con le dovute differenze rispetto all'estero e le necessarie differenziazioni tra un sottogenere e l'altro.

Oggi, per esempio, spopola un sottogenere del fantasy, il cosiddetto urban-fantasy (fantasy ambientato in grandi città a cavallo tra passato e futuro e abitate da creature soprannaturali), tallonato e spesso superato dai cosiddetti paranormal romance, romanzi rosa in salsa soprannaturale. Schiacciato tra questi due sottogeneri, il fantasy classico (per intenderci, quello alla Tolkien) è sempre più marginale nel nostro Paese, tanto che opere di bravissimi autori quali Marco Davide (Trilogia di Lothar Basler), Michele Giannone (il mondo di Krune) e Antonia Romagnoli (ciclo delle Terre) vengono bistrattate e mal considerate da editori e festival in primis.

Eppure, il fantasy classico ha già conosciuto una o più fasi di grande sviluppo in Italia, tanto che da quando si vide la prima opera etichettabile come fantasy nel nostro Paese, tanta acqua è passata sotto i ponti e con essa tante opere, tra loro molto diverse. A ben vedere, si può già fare una prima suddivisione delle fasi di sviluppo del fenomeno fantasy italiano.

1a fase - Anni Settanta e Ottanta. La data simbolicamente rappresentativa per la nascita del fantasy italiano può considerarsi il 1978, anno della pubblicazione di due heroic fantasy: Le città del diluvio di Giuseppe Pederiali (al quale sono da ascrivere, sempre in ambito della narrazione ad ambientazione mediterraneo-padana che contraddistingue l'autore, Il tesoro del Bigatto e La compagnia della selva bella) e Amazon di Gianluigi Zuddas, primo romanzo italiano che dà voce a un immaginario che trae spunto da buona parte dell'area mediterranea centro-orientale. Subito dopo è da porre Mariangela Cerrino, autrice feconda e molto varia. La Cerrino si avvicina alla fantascienza e alla fantasy all'inizio degli anni Ottanta, per cercare possibilità narrative libere dagli schemi rigidi della ricostruzione storica in cui si è espressa con una serie di romanzi precedenti, inerenti in modo speciale all'Etruria. Nella sua bibliografia sono presenti serie di romanzi storici solo qua e là punteggiati di sfumature fantastiche. 

La caratteristica peculiare di questa prima produzione fantasy nostrana è data da una narrazione consapevole dei mezzi espressivi e proprietaria di una tradizione mediterranea e italica, che rende i romanzi di questi autori degli autentici gioielli di originalità. Purtroppo, dopo questi autori, il fantasy italiano conosce un arresto quasi inspiegabile negli anni Novanta, per riprendere a partire dal Duemila con un salto di qualità che suscita alcune perplessità.

2a fase - Duemila. La nuova fase espansiva del fantasy italiano è probabilmente legata al successo dei film di Harry Potter prima e del Signore degli Anelli poi, anche se non è certo possibile stabilire una concatenazione causa-effetto. Ancora più probabilmente, è legata alla necessità dei lettori di affidarsi a narrazioni fantastiche che offrissero orizzonti ben più ampi di quelli materialistici ed edonistici proposti dalla società italiana all'inizio del suo declino economico. Protagonista di questa nuova fase fu ancora una volta la casa editrice Nord, che seppe trovare nuovi autori da proporre, pur se con una differente qualità letteraria rispetto a quelli degli anni Settanta e Ottanta. 

La ripresa del fantasy in Italia iniziò a puntare su nuovi autori, quali Andrea D'Angelo (la saga delle Tre Gemme), Fabiana Redivo (la saga del Mago Derbeer), Moony Witcher (con La bambina della Sesta Luna) e molti altri, che seppero imprimere una nuova sferzata di novità e speranza al genere. La punta qualitativa di questo periodo è rappresentata da Silvana De Mari, che conobbe il suo maggior successo con una serie di romanzi (L'ultimo elfo, L'ultimo orco e Gli ultimi incantesimi) pubblicati in un periodo nel quale era già iniziato il grande fenomeno popolare del fantasy italiano, Licia Troisi.

3a fase - Licia Troisi e la popolarità del fantasy. Nel 2004 usciva il primo volume della saga Le cronache del Mondo Emerso, autrice una giovanissima Licia Troisi, che sarebbe stata la prima autrice italiana di fantasy a raggiungere e superare la soglia del milione di copie vendute, rimanendo a tutt'oggi il nostro autore più conosciuto all'estero.

Sull'onda di questo successo, il fantasy italiano è entrato in una nuova fase, che ha visto gli editori italiani (tutti, nessuno escluso) fare a gara per pubblicare autori già noti ed esordienti, proponendo al pubblico italiano centinaia di titoli nuovi. Un vero e proprio boom che ha fatto sì che i media del nostro Paese si interessassero per la prima volta a questo fenomeno. E' questo il periodo in cui nuovi apprezzabili scrittori si affacciarono al mercato fantastico: Francesco Falconi, Marco Davide, Francesca Angelinelli, Michele Giannone, Francesco Dimitri, GL D'Andrea, Antonia Romagnoli e molti altri. Come ho già detto all'inizio, la maggior parte di essi conobbe alterne vicende e sfortune.

E' in questa terza fase, tuttavia, che si svilupparono anche i germi dell'eclissi del fantasy classico, e l'Italia si ritrovò impastoiata in un mondo editoriale che prediligeva (e continua a prediligere) il paranormal romance e lo urban fantasy rivolto soprattutto a ragazzini dai dodici anni in su. Sembra che l'ondata di euforia per il fantasy si stia lentamente spegnendo o che, più facilmente, stia cambiando di registro, per rivolgersi a un pubblico sempre più giovane e desideroso di pura evasione. La domanda sul futuro della nostra narrativa fantasy sarebbe legittima, domanda alla quale è quasi impossibile dare una risposta.

Il terzo volume del Wunderkind, di GL D'Andrea Tuttavia, mi limito a indicare un nome e una trilogia che segnano - a mio parere - la cima qualitativa della nostra produzione in questi quarant'anni di fantasy italiano: G. L. D'Andrea e la trilogia del Wunderkind. All'estero fa scuola, in Italia è snobbata per far spazio ai paranormal romance. Motivazione addotta: il secondo volume ha venduto poco. La qualità, però, c'è tutta, perché D'Andrea ha saputo creare una storia che non solo non ha nulla a che fare con l'evasione, ma che anzi è capace di analizzare, portare in luce e denunciare il neo-liberismo di forma vampiresca che ha azzoppato l'Italia, l'Europa e il mondo occidentale in questi ultimi anni. E lo fa con una grande capacità di mezzi, ripescando e riformulando con grande sapienza fiabe e storie già conosciute, arrivando a proporre qualcosa di mai letto fino a oggi con uno stile veloce ed efficace.

Se ci sarà una nuova fase, la quarta, non potrà che cominciare da qui.

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