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 Home page > Tribuna Libera > La soluzione per gli esodati c’è, ma non favorisce il lavoratore

La soluzione per gli esodati c’è, ma non favorisce il lavoratore

I nostri economisti e giuslavoristi alla Ichino, questa volta per bocca de lavoce.info hanno trovato l’uovo di colombo per risolvere il problema degli esodati. Intanto si afferma il principio che Son "ca..i" vostri (dei lavoratori). Ma non detto in questo modo volgare, ma con l’eleganza e con la proprietà di linguaggio proprio dei professori che vogliono darti la supposta, ma non dirti che farà male. Allora dicono: la soluzione c'è.

Questa soluzione è tuttora possibile. Si basa su riduzioni attuariali delle pensioni per i lavoratori esodati o esodandi, pari circa al 2-3 per cento in meno per ogni anno precedente il raggiungimento della nuova età pensionabile. Al tempo stesso, bisognerebbe imporre ai datori di lavoro di continuare a versare, per questi lavoratori, i contributi sociali, fino a quando questi maturano, il diritto a una pensione piena. Chiaramente, in questo quadro, il datore di lavoro potrebbe anche optare per la reintegrazione dei lavoratori coinvolti e il lavoratore potrebbe cercare fonti di reddito alternative, tali da compensare la riduzione attuariale nella pensione, senza perdere il diritto a quest’ultima.

Notate la finezza e la proprietà di linguaggio. Intanto una certezza. Si adotta una riduzione pari circa al 2-3 per cento in meno, per ogni anno precedente il raggiungimento della nuova età pensionabile. E su questo non si scappa. Da un piccolo calcolo assumendo che mediamente i lavoratori sono scoperti per circa 5-10 anni per il 2-3% annuo si arriverebbe ad una decurtazione di circa 10-30% della pensione. Su una pensione di 1000-1500 euro si arriverebbe ad avere una pensione di 700-1000, dopo quarant’anni di lavoro e aver pianificato la propria vecchiaia su una pensione di 1500 euro mensile. Una bella pensata non c’è che dire.

Poi però arriva il contentino il cui predicato verbale è un bisognerebbe rivolto ai contributi che gli ex datori di lavoro dovrebbero versare, seguito da un potrebbe sempre rivolto al datore di lavoro il quale dopo essersi inventato l’accordo riuscendo a levarsi di torno i lavoratori che gli davano fastidio e per giunta vecchi e con contratto a tempo indeterminato, per assumere carne fresca e giovane a tempo determinato, ora, si dovrebbero riprendere quelli che ha cacciato dalla finestra. E per chi, con quale vantaggio, per quale motivo? Perché l’ha detto l’esimio professorone, tecnico economista, della voce.info?

L’avrà studiata tutta la notte, il professorone.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.210) 18 giugno 2012 12:50

    Cattedratici >
    Non ci vuole un genio matematico per calcolare che, se invece di darti la pensione per 20 anni sono costretto a dartela per 25 anni, posso ridurre il maggior costo riducendo l’importo della pensione.
    Basta decidere che percentuale (20, 30% ...) di maggior costo sono disposto a sopportare ed il conto è presto fatto.
    L’equità sociale non è criterio da Dossier Arroganza ... 
     

  • Di (---.---.---.230) 18 giugno 2012 14:24

    Ti sfugge un piccolo particolare. Che il fondo pensione è pagato dai lavoratori. E’ salario differito. Lo Stato non ci mette una lira. Anzi! Con quello stesso fondo , sempre pagato dai lavoratori ed imprese, si paga anche l’assistenza che in altri paesi è finanziata dalle tasse. E l’INPS è in attivo e l’OCSE ha calcolato che lo sarà fino al 2060. Lo Stato quindi con il fondo previdenza non solo non ci mette una lira( Euro) , ma ha prelevato quest’anno ben 3,5 miliardi per pagare dei derivati, indovina un pò, in mano alla Golden Sacs.
    Insomma il tagli delle pensione è servita solo per fare cassa e pagare tutto quello che non è costo sociale , ma costi di privilegi.
    Ma in ogni caso gli eodati è un malaffare a parte. Centra con le pensioni relativamente. Qui è in discredito l’affidabilità dello Stato che si è fatto garante di un patto , di un contratto fra imprese ( molte volte imprese dello Stato,vedi Poste) e lavoratori e poi non lo ha rispettato. E’ una cosa ( se fosse mai possibile) ancora più grave!
    Ed ora ci prendono in giro con tutte queste trovate del piffero!
    E ci studiano anche la notte!

  • Di Geri Steve (---.---.---.162) 18 giugno 2012 17:24

     

    Che il fondo pensioni sia pagato dai lavoratori, che le pensioni dovrebbero essere salario differito e che lo stato non ci metta un centesimo sono tutte affermazioni vere in teoria ma false nei fatti.

    Nella realtà le pensioni non vengono pagate –come si dovrebbe- con i contributi accumulati dai lavoratori, ma con i contributi dei lavoratori attivi. Per questo, l’INPS e tutto il sistema previdenziale sono in realtà in forte passivo. Il millantato attivo dell’INPS è dovuto ad uno sporco trucco contabile: quello di non calcolare l’ingente debito previdenziale, cioè il debito delle pensioni che sarebbero comunque da pagare anche se cessassero le contribuzioni. Questo debito nascosto grava sullo stato, perché il sistema pensionistico ha consumato o è stato derubato delle sue riserve.

    Buona parte del debito pensionistico poi è stato creato da quella follia delle pensioni di anzianità; in teoria non ci sarebbe niente di male ad andare prima in pensione, basterebbe computare correttamente le pensioni, ma così non è stato e tutti coloro che l’hanno capito e hanno potuto se ne sono approffittati. La moglie di Bossi è andata in pensione a 39 anni percependo (a parità di diritti contributivi) esattamente la stessa pensione che se ci fosse andata a 60 anni, cioè con ventun anni di aspettativa di vita in meno!

    La proposta in questione mira semplicemente a riportare giustizia in questi pre-pensionamenti: non “niente pensione” come accadrebbe adesso agli “esodati”, ma neanche “anni di pensione regalati”,  come sarebbe ingiustamente accaduto.

    Va detto che gli esodati hanno effettivamente acquisito dei diritti, avendo contrattato il loro futuro, ma va anche detto che lo hanno contrattato con il padrone e non con l’ente pensionistico, che aveva effettivamente  il dovere di correggere regole ingiuste.

    E’ anche vero che la cifra “risparmiata” dai fondi previdenziali corrisponde sostanzialmente a quel debituccio di cui noi italiani non sapevamo niente e con cui probabilmente Ciampi ha taroccato i conti dello stato…

     

    • Di (---.---.---.230) 18 giugno 2012 19:52

      La tua contabilità è davvero strana. I conti si fanno ( come daltrode fa l’OCSE che non è certo una centrale bolscevica) in funzione dei contributi che versano i lavoratori attivi e che verseranno rispetto alla aspettativa della loro vita lavorativa, in funzione agli aventi diritto alla pensione e alle prospettive di nuovi entrati nel mondo del lavoro. Messi a bilancio questi parametri l’OCSE ha stabilito che i conti dell’NPS anche tenendo conto delle perdite del fondo pensionistico dei dirigenti privati e di tutti quei fondi non di lavoratori dipendenti ma che gravano sui conti INPS, prima dell’ultima riforma era in attivo fino al 2060. Non è questione di opinioni nè di trucchi contabili visto che i conti li ha fatto un organismo internazionale e che aveva tutti gli interessi a dare stangate ai lavoratori.

    • Di Geri Steve (---.---.---.162) 18 giugno 2012 22:21

      La mia contabilità non ha niente di strano: è fatta semplicemente secondo le classiche regole della buona contabilità, secondo le quali vanno computati i debiti contratti.

      L’OCSE non è una centrale bolscevica, però è asservita a tanti interessi di stato.

      Sono, ad esempio quegli interessi che hanno consentito agli istituti nazionali di statistica , fra cui l’ISTAT, di darsi dei criteri loro, corretti o truffaldini, sulla composizione dei “panieri” per calcolare l’inflazione. Alcuni stati hanno usato criteri seri, altri criteri truffaldini.

      Così vanno gli organismi internazionali: i conti si aggiustano come il contabile vuole.

      Secondo te, l’OCSE ha detto cosa succederebbe se in un qualche paese (ad es. l’Italia) si decidesse di abolire i contributi previdenziali obbligatori e di passare a previdenze private?

    • Di Sandro kensan (---.---.---.242) 19 giugno 2012 00:42
      Sandro kensan

      Bell’esempio Geri, se io domani volessi pagarmi la mia pensione affidando i miei soldi a un fondo di previdenza privato, perché non lo posso fare? Immagino tu risponda "perché devi pagare la pensione a me o a mio padre".

      Ancora più interessante è il discorso di quante persone pagano la pensione a quanti pensionati. Come hai detto tu la situazione oggi è in attivo ma ci saranno abbastanza lavoratori di domani a pagare le future pensioni ai lavoratori di oggi. La risposta è negativa se le donne fanno pochi figli, positiva se le donne fanno molti figli.

      Insomma l’attivo dell’INPS è dipendente da quanti figli fanno le donne.

      Negli ultimi 50 anni le donne hanno fatto molti figli e siamo passati da 40 a 60 milioni di persone, quindi i pensionati sono pochi e i lavoratori tanti.

      Se fra 50 anni le donne smettono di figliare e passiamo da 60 a 40 milioni di persone allora è una catastrofe perché i pensionati sono tantissimi e i lavoratori pochissimi e i soldi per la pensione non ci sono.

      Se le donne faranno pochi figli e tra 50 anni rimaniamo sempre a quota 60 milioni allora è magra perché i lavoratori pagano una misera pensione ai pensionati. Questo è lo scenario più probabile.

  • Di pv21 (---.---.---.215) 18 giugno 2012 19:34

    Da "esodati" a "forzati" >

    Tutti gli ultra-50nni e gli ultra-60nni possono e quindi devono lavorare, afferma ICHINO.
    Da qui la soluzione alternativa.
    Invece di coprire i "buchi" dovuti alla riforma pensionistica basta dar loro una sorta di indennità di disoccupazione per i periodi diventati "mancanti".
    A patto che si impegnino fattivamente in una qualche attività di lavoro di utilità collettiva.
    Per Ichino la vita lavorativa può ripartire da zero anche dopo i 60 anni?
    I "privilegi"(?) avuti dai governi passati si devono pagare con i lavori "forzati"?
    C’è sempre spazio anche per teoremi/soluzioni da Dossier Arroganza ...

  • Di (---.---.---.230) 19 giugno 2012 08:34

    Il problema non è il numero di figli, ma il lavoro. Se si continua a girare intorno e non si affronta il problema dello sviluppo, si prendono lucciole per lanterne. Il sistema pensionistico ( ante le varie riforme) , si basava sulla solidarietà. I lavoratori dipendenti attivi pagavano l’integrazione al surplus delle pensione non coperto dai contributi del lavoratore stesso ( e qui poi entra anche in gioco la percentuale di reddittività del danaro accantonato dall’INPS. Ma il discorso si farebbe troppo conplicato. Questo per dire come semplicistico sia il discorso fatto da Geri Steve). Perché se manca chi produce ricchezza il discorso applicato alle pensione prima o poi si deve applicare a tutta la società e a tutti quei lavoratori improduttivi, che non creano ricchezza ( magistrati, poliziotti, professori, giornalisti ecc ecc ), ma che percepiscono comunque reddito, prodotto da chi produttivo lo è!.
    Ma non voglio andare fuori tema rispetto al post da me inviato, che voleva solamente evidenziare come si stanno mobilitando i costruttori di consenso(Mistificando.E li chiamano professori!) per cercare di leggittimare un episodio che è di una gravità inaudita.
    Lo Stato, difensore della legalità e della fiducia dei cittadini ( e non sudditi), esso stesso non rispetta i contratti da lui stesso sottoscritto, rende legittimo le leggi applicate regressivamente, e impartisce moniti e minacce a chi rende pubblico dati ed informazioni che per legge è tenuto non solo a dare, ma a pubblicizzare e a renderle accessibili a tutti!( e che in maniera criminale ha tacciuto per mesi) .

    Una vergogna. 

    • Di Sandro kensan (---.---.---.46) 20 giugno 2012 00:44
      Sandro kensan

      «Il problema non è il numero di figli, ma il lavoro. Se si continua a girare intorno e non si affronta il problema dello sviluppo, si prendono lucciole per lanterne.»

      Certamente lo sviluppo comporta più lavoratori attivi per pagare le pensioni ai giovani di un tempo ovvero ai pensionati. Ma questo non toglie che i lavoratori attivi si possono fare anche facendo figli, anzi i nostri pensionati hanno usato questo metodo per avere pensioni da favola relativamente a quelle che avranno i giovani.

      Poi è inutile nascondersi dietro un dito. Passare da 40 a 60 milioni di cittadini vuol dire presumibilmente crescere chi paga le pensioni ai pensionati del 50%, vuol dire uno sviluppo che aumenta gli stipendi del 50% nel giro di 50 anni e mantenere la popolazione costante.

      I nostri pensionati attuali hanno goduto del boom economico degli ultimi 50 anni con in più l’extra contributivo del 50% della popolazione.

      Per fare un esempio estremo ma che rende l’idea, se io e mia moglie siamo la prima coppia d’Italia, i primi cittadini, se facciamo tanti figli, nel giro di 50 anni potremmo trovarci con 1000 discendenti lavorativi che ci pagheranno la pensione visto che io e mia moglie siamo gli unici pensionati d’Italia. Quindi riceverò i contributi di mille lavoratori attivi. Le casse dell’INPS sono in pareggio ma è giusto che io riceva centinaia di migliaia di euro al mese solo perché i pensionati dello stivale siamo solo io e mia moglie e i lavoratori attivi sono un migliaio?

      I miei discendenti potranno sperare di ricevere la mia stessa pensione? Significa che le loro donne dovranno figliare quanto la mia ma se non facessero più figli perderanno tutti i contributi che hanno versato e che il fondatore dell’Italia si è già mangiato.

      L’esempio estremo che ho fatto significa che i pensionati vivono sulle spalle dei più giovani o meglio che la pensione di un pensionato viene pagate non da un solo giovane ma da tanti giovani e che questo meccanismo funziona oggi ma che domani non funzionerà più. Domani un pensionato sarà sulle spalle di un giovane e se la crisi continuerà due pensionati saranno sulle spalle di un giovane che lavora.

      Secondo me non serve parlare di sviluppo tra 50 anni, tra 50 anni non si sa come sarà l’economia italiana, visto che adesso i soldi per pagare le pensioni ci sono è bene ripartire questo tesoretto tra i pensionati e i giovani: i pensionati si prendono la pensione che si sono pagati, il metodo di Ichino e della ministra del lavoro, i lavoratori si prendono la parte rimanente del tesoretto con sovvenzioni statali quando vengono licenziati.

      In parole semplici il fondatore dell’Italia non si prende centinaia di migliaia di euro di pensione mensile ma le sue mille euro mentre i mille discendenti si prendono l’indennità di disoccupazione. Il metodo della ministra del lavoro.

  • Di (---.---.---.213) 24 giugno 2012 12:43

    Tecno-bluf >
    Con la sua riforma delle pensioni Fornero prometteva un risparmio di quasi 9 miliardi in 2 anni e di sommarne altri 30 entro il 2018.
    Poi scoppia il caso “esodati”.
    Il Decreto per i primi 65mila “salvaguardati” costa oltre 5 miliardi. Visto che ne mancano almeno altri 55mila il costo “non previsto” è destinato a sfiorare i 10 miliardi.
    C’è di più.
    Stando ai numeri elaborati dall’Inps e da vari Centri Studio, la cifra finale sarà tale da “azzerare” tutti i risparmi “annunciati” da Fornero.
    Che “imbarazzo” per i partiti che Le hanno dato la fiducia!
    Serve una via d’uscita “sostenibile” che salvi parte dei “vantati” risparmi.
    Come la selezione ad excludendum delle categorie di “esodati” e la definizione di percorsi “sostitutivi” della pura e semplice sanatoria.
    Un mix di “formule transitorie” compatibili con le residue risorse ancora disponibili. Risorse da “ripartire” in quote man mano decrescenti e distanziate nel tempo.
    Monti se ne è fatto garante.

    Un excursus tipico in caso di “errore” preordinato ad enfatizzare i vantaggi e “minimizzare” i costi correlati.
    Espediente affatto insolito tra le pagine di un Dossier Arroganza

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