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La crisi come opportunità - La questione meridionale

Oltre duemilacinquecento anni orsono Aristide il Giusto ha detto: “Non sono le case dai bei tetti né le pietre di mura ben costruite, né i canali o i cantieri navali che fanno la città, bensì gli uomini capaci di usare le occasioni che si offrono loro”.
Ecco perché il nostro Paese deve considerare l’attuale crisi finanziaria/economica mondiale come una occasione di progresso, utile per superare le sue discrasie e le sue difficoltà.

Ad esempio la questione meridionale, che è da sempre il suo problema dei problemi.
 
Variegati e multiformi i sintomi. Ad esempio siamo passati dal fenomeno del brigantaggio a quello della criminalità organizzata; nel campo del lavoro, dall’emigrazione verso l’estero a quella interna dal Meridione verso i centri industriali del Nord; e così via.
 
La costante è una disomogeneità strutturale sociale, che automaticamente si trasferisce in diversità economica e, in ultima analisi, in diversità della qualità della vita fra le varie parti del Paese.
 
Disomogeneità strutturale sociale, e non diversità dei singoli: altrimenti non sarebbero spiegabili i tantissimi felici inserimenti di meridionali in altre comunità.
Ed anche dal punto di vista delle risorse disponibili, il Meridione non è carente, anzi con ogni probabilità è più dotato del resto del Paese (es. il clima, la posizione geografica, il patrimonio architettonico e paesaggistico, etc.).
 
Quella che certamente è diversa, è la sua storia ; così come sono sempre state diverse le sue relazioni con le altre collettività. E forse è qui che ha tratto origine la sua disomogeneità dal resto del Paese.

 
Se così fosse, nel mondo reso oggi così nuovo e diverso dalle comunicazioni, lo sforzo per uscire dalla crisi economico/finanziario potrebbe anche essere indirizzato al superamento, finalmente, della questione meridionale.
 
* * *
 
Su tutti un punto: la soluzione del problema energetico nel rispetto dell’ambiente.
Oggi, per la sua posizione geografica, il Meridione ha la possibilità di fare un percorso di affrancamento dai combustibili fossili, ricorrendo all’eolico ed al solare.
 
Non è un sogno, un mito: è la realtà.
 
Eppure vediamo altre Nazioni, come la Spagna e la Germania, fare i principali progressi in questo campo; perché nessuno ha sinora ritenuto che questo possa essere l’obiettivo principale, cui mirare.
 
Nel settore energetico l’obiettivo proposto dalla classe dirigente del Paese in reazione alla crisi è un altro, sinora: la produzione di energia atomica.
In tutto questo, direbbe forse Aristide il Giusto, vi è qualcosa che non funziona.

Commenti all'articolo

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.129) 14 marzo 2009 00:10
     
    La crisi che si nutre della paura e che comunque colpirà duramente “solo” alcune categorie sociali, le più deboli, come al solito, è una disgrazia ma sicuramente farà riflettere molti sull’opportunità di cambiare indirizzo soprattutto sulle questioni energetiche.
    Questo governo, più per propaganda e per questioni, indipendenti dalle reali necessità, ha preferito la scelta più scontata e apparentemente più breve, senza avventurarsi in un percorso di più ampio respiro che richiedeva grande coraggio.
    E’ strano che proprio il simbolo, almeno per la “maggioranza” degli italiani, degli imprenditori vincenti, mostri così scarso coraggio nel promuovere nuove strade per l’approvvigionamento energetico.
    In realtà, ad una attenta osservazione dei fenomeni, si scopre, senza grande sforzo, l’inganno celato sapientemente da questa che mi piace definire antipolitica nel senso più deteriore del termine.
    Qualcuno obbietterà che la politica passata si è concretizzata in un danno alla collettività, che invece avrebbe dovuto tutelare, e qui sta l’errore, quella rappresentava solo il teatro degli inganni, ma non possiamo definirla vera politica, come non possiamo definire l’attuale, a meno che ci stia bene l’oligarchia se non addirittura la dittatura.
    Aldilà di ciò il meridione d’Italia, come ben espresso nell’articolo, rappresenta dunque una grande opportunità per lo sviluppo dell’energia alternativa ma sono pronto a scommettere che non sarà preso in considerazione se non per aspetti marginali, perché il sud è, e continuerà ad essere un grosso serbatoio di consensi a basso costo, consensi che l’emancipazione riduce drasticamente.
    Ecco dunque una fonte inesauribile di “energia” a vantaggio dei soliti noti. E non si sentano immuni nelle regioni del nord, perché questa “energia” è facilmente esportabile, anzi credo abbia già cominciato a far girare le turbine della superficialità anche in quei luoghi.
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso 
     

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